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Per un istante cala il silenzio.
Nonostante il caos, nonostante la musica molto alta ed il chiacchiericcio di molte altre persone presenti, non sento più alcun suono, alcun rumore, alcuna voce.
Lo sguardo di Charles così attento e quasi socchiuso mi brucia la pelle, facendomi quasi sentire nuda, esposta, senza alcun tipo di protezione a proteggermi.
Possibile che un paio di occhi sconosciuti possano farmi sentire così?
Percepisco nel mio stomaco una sensazione di disagio, lo sento stringersi ed una piccola scossa di brividi mi attraversa la schiena. Le mille sensazioni che sto provando mi costringono a mantenere il contatto visivo con lui, che ha appena serrato la mascella e accennato un mezzo sorriso, mentre le sue mani sono avvolte da un tessuto azzurro intento ad asciugare un bicchiere di vetro vuoto, appena lavato. Noto solo dopo una manciata di secondi dalla sua espressione una piccola fossetta sulla guancia sinistra, che lo rende anche molto tenero, quasi come un dolce bambino sorridente, oltre che misterioso.
"Vi conoscete?" mi domanda curiosa Isa, senza più ascoltare il discorso di Carlos, momentaneamente interrotto dalla voce di Charles dopo aver pronunciato il mio nome.
Isa si sporge in avanti cercando confusa il mio sguardo; i suoi lunghi capelli sfiorano appena il bordo del bicchiere quasi vuoto appoggiato sul marmo freddo del bancone.
Sorrido e rispondo con un veloce "no" con il capo, accorgendomi che anche gli occhi scuri e grandi di Carlos sono incuriositi dalla domanda posta.
"Probabilmente avrà sentito il mio nome perché ne stavamo parlando a voce alta" rispondo abbassando lo sguardo sul mio drink, ancora pieno, a differenza di quelli dei miei accompagnatori.
Lo esamino attentamente quasi a voler spostare l'attenzione che si è creata su qualcos'altro, sentendomi tremendamente in imbarazzo per aver parlato troppo forte.
Ha solo sentito il tuo nome, non c'è bisogno di farne una tragedia, minimizzo nella mia testa, cercando di scacciare via quella sensazione di malessere provata fino a qualche minuto fa.
Un colpo di tosse di Carlos simboleggia il mio salvataggio da questa situazione, interrompendo gli sguardi dal mio viso al suo.
"Siete della zona? Non vi ho mai viste prima d'ora" domanda diretto con un sorriso quasi ammiccante, sorseggiando il suo mojito ormai a metà, sommerso dal ghiaccio.
Incontro gli occhi di Isa, ancora non convinta dalla mia risposta, ed ora indecisa se approfondire la conoscenza con l'uomo davanti a noi parlando del nostro privato. "Non proprio, viviamo poco distante da Algarve" inizia lei, rimanendo vaga per non voler fornire troppi dettagli. Carlos annuisce, la cannuccia nera è stretta fra le sue labbra carnose ed i suoi occhi sono incollati a quelli di Isa. Sposta poi lo sguardo su di me, aspettando che continui. "Veniamo qui ogni tanto, non siamo clienti fisse" mi affretto a spiegare, quasi come se cercassi un motivo per giustificare la nostra presenza in questo posto, spostando poi quasi involontariamente gli occhi verso il bancone, aspettandomi di trovare quelli di Charles, ma con sorpresa, noto che la sua figura è dissolta nel nulla.
Il moro annuisce ascoltando attentamente, percependo dai nostri sguardi una leggera diffidenza da questo ragazzo che, dal nulla, ci ha avvicinate ed offerto da bere senza neanche darci il tempo di valutare la situazione.
Sembra una persona innocua, penso io, dopotutto si sta comportando bene con noi. L'energia che mi trasmette Carlos è di serenità e tranquillità, mi spinge a fidarmi di lui e delle sue buone intenzioni.
"Tu invece?" gli domanda Isa curiosa, oltrepassandolo per mettersi al mio fianco, e trovarci entrambe alla destra di Carlos.
Lui beve un altro sorso dalla sua cannuccia mordicchiata e si bagna le labbra con la lingua.
"Mio padre è il titolare del locale" annuncia fiero sistemandosi la camicia bianca, leggermente trasparente, scostando poi i capelli dalla fronte.
Io ed Isa ci scambiamo un'occhiata veloce.
Hai capito chi abbiamo davanti!
Le do una gomitata senza farmi notare mentre comunichiamo con lo sguardo la sensazione di entusiasmo mista a soddisfazione nell'essere state così fortunate ad essere state notate proprio dal figlio del capo.
Rimaniamo in silenzio, senza sapere cos'altro aggiungere, spiazzate da questa notizia.
Carlos sembra voler continuare il discorso, ma la sua mano fruga velocemente ed improvvisamente nella tasca sinistra dei suoi pantaloni, sfilando il telefono illuminato.
Una chiamata inaspettata, a quanto pare.
"Sì?" risponde lui secco, dopo aver sbloccato lo schermo di una persona di cui non sono riuscita a leggere il nome.
Il mio pessimo tempismo!
Isa ed io rimaniamo lì, impalate, come osservatrici silenziose, mentre Carlos dopo una manciata di secondi annuncia "scusate, torno subito" coprendo il microfono con il palmo della mano, per poi allontanarsi verso uno dei corridoi meno affollati, per poter parlare in tranquillità, per quanto possibile, in una discoteca.
Non appena Carlos scompare dalla nostra visuale, Isa non perde tempo e mi cinge le spalle, entusiasta.
"Ma hai visto quanto è figo?" esclama tutto d'un fiato, quasi come se stesse trattenendo questo commento da tutta la sera.
Scoppio a ridere insieme a lei, impressionata, annuendo con lenti movimenti del capo, consapevole del fascino del rampollo de Il Faro.
"Sì, okay, lo ammetto, hai ragione" alzo le mani, abbassando lo sguardo convinta "ci è capitato proprio un bel manzo" commento ridacchiando, e questa volta sono io a darle una gomitata esplicita, facendola oscillare sui suoi piedi.
Quasi tornando alla realtà dopo uno stato di ipnosi, ci accorgiamo che il deejay ha cambiato la playlist della serata, passando dalla musica commerciale a quella latino americana.
Isa sembra essere percossa da una scossa elettrica, una volta collegato il tutto e riconosciuto all'istante la prossima canzone.
"Dai Mina, andiamo a ballare!" esclama, sulle note di Gasolina di Daddy Yankee, che, per quanto basic e scontata possa essere come canzone, dopo anni di successi imbattibili è ancora in grado di scatenare il delirio tra la folla, compreso il mio e quello di Isa, che tenendomi per mano, mi trascina in mezzo alla pista, senza però allontanarci troppo dal lato del bancone.
Mi lascio coinvolgere e chiudo gli occhi, nonostante il ritmo non sia nel mio dna, cerco di non pensare a nulla e il beat così coinvolgente mi scioglie, iniziando a muovere i fianchi con le mani al cielo.
I miei capelli scuri si appicciano sul viso, dietro il collo, seguendo il movimento del mio capo a ritmo di musica.
Che sensazione meravigliosa, mi sento libera!
Avevo proprio bisogno di una serata così!
Lascio oscillare la testa, che sembra meno pesante, sentendo i miei capelli solleticarmi lungo la schiena. Riapro gli occhi poco dopo, cercando quelli della mia amica, accorgendomi con stupore che oltre ai suoi, scuri e truccati quanto i miei, un altro paio di occhi mi osserva da lontano. Sento lo stesso bruciore già provato questa sera, sempre dallo stesso bancone a cui eravamo appoggiate poco fa.
Una sensazione, questa volta, piacevole. Selvaggia.
Sono sempre quegli occhi, così chiari, quasi azzurri, nascosti dietro ad un paio di occhiali tondi a me ormai familiari.
E sono concentrati solo su di me. Non più su Isa, o su Carlos.
Su di me.
E bruciano.
Bruciano così intensamente da sembrare così spaventosamente vicini.
E sorridono.
Sorridono insieme alle sue labbra, curve all'insù divertite, senza smettere di tenere il ritmo con il capo, seguendo la musica ed il mio corpo.

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