"Ti prego Mì, scegli un vestito qualsiasi da quel maledetto armadio e mettiamo fine questa tortura! Non ne posso più!" esclama Pierre piagnucolando e scrollando le spalle come un bambino irritante dall'altra parte del telefono, accuratamente appoggiato sulla scrivania in legno chiaro della mia camera.
Lo spettacolo che si presenta alle mie spalle è alquanto imbarazzante, e sapere di mostrarlo ad altri occhi oltre ai miei mi fa sentire così esposta e facilmente giudicabile.
Ma in questo caso, me lo concedo: è un'emergenza!
Giusto per creare un po' di contesto, mi trovo appollaiata sul mio letto videochiamata su Face Time con Kika e Pierre come ostaggio; siamo tutti e tre decisamente troppo iperattivi per motivi differenti, ma soprattutto per poter ricevere il supporto morale per affrontare questa fatidica serata che aspetto dalla scorsa settimana.
Proprio così: il pomeriggio in spiaggia con Max e non meno importante, la festa in spiaggia organizzata dai suoi amici che si terrà questa stessa sera.
Da quando io e Max ci siamo salutati domenica scorsa infatti, non sono stata capace di pensare ad altro per tutto il tempo; anche distraendomi volontariamente o obbligandomi a farlo tra il lavoro, l'allenamento settimanale in palestra (ritenendomi fortunata nel non aver più incontrato Arthur per non avere ulteriori paranoie) e la presenza di mia madre in casa, non avevo alcuna via d'uscita. Per quanto provassi a distrarmi, il pensiero era sempre lì, fisso, presente, insistente.
E tra i mille discorsi interni e la presenza costante di Max in questa settimana nel ricordarmelo, la mia testa non è riuscita a contemplare altro. Ad ogni messaggio scambiato ininterrottamente con Max, non perdeva occasione di ricordarmi del nostro appuntamento con l'unico obiettivo di prendermi in giro amichevolmente.
"Sai, sono contento di sapere che ci sarai anche tu" era la sua risposta all'ennesimo promemoria, e l'immagine dei suoi occhi azzurrissimi mentre incontrava i miei quando me lo ha chiesto la prima volta fa sì che il mio cuore acceleri i battiti cardiaci in modo del tutto irregolare. Anche a pensarci adesso, percepisco la stessa sensazione.
E' stata una settimana molto particolare ed alquanto disorientante quella con cui ho dovuto fare i conti. Ho realizzato che svegliarsi con il buongiorno di Max e la sua presenza è davvero bello, oltre che piacevole. Sapere di essere importante per qualcuno e di esserlo così tanto dal far scattare quella luce particolare negli occhi dell'altra persona, è davvero meraviglioso.
So per certo che Max avrebbe tanto voluto chiedermi di vederci in questi giorni, e che la sua scelta di non farlo è dovuta dal non volermi stare troppo addosso. Ad essere sincera, sono contenta che non l'abbia fatto; la mia settimana lavorativa è talmente impegnativa e fitta che mi sarebbe dispiaciuto molto dover rifiutare il suo invito. Invito che è stato saggiamente proposto e posticipato a questo sabato sera, senza che io possa avere qualsiasi scusa. Ottima strategia, Max!
E per quanto agli occhi degli altri possa sembrare una comune e semplice serata come tante dove si ascolta buona musica con gli amici, nella mia prospettiva visiva molto distorta il tutto viene interpretato come un qualcosa di estremamente importante, quasi solenne. Ai miei occhi è come trovarmi davanti ad una gigantesca montagna da scalare a mani nude senza alcuna attrezzatura da professionista.
L'idea di trovarmi circondata dagli amici di Max mi agita, ma allo stesso tempo mi tranquillizza; sapere di averlo al mio fianco mi trasmette quel senso di protezione che mi fa quasi cullare fra le sue braccia. Questa apparente sfera protettiva si scontra però con violenza ai miei continui promemoria ricordandomi che anche Charles sarà presente.
Già, Charles.
Questo dettaglio non indifferente ha le sembianze di un ago appuntito, che nella mia testa pizzica ed infastidisce assiduamente la bolla in cui io e Max siamo rinchiusi, senza però farla mai scoppiare. Ci punzecchia, cattivo, e fastidioso. Lo fa ripetutamente, senza darmi pace; in ogni momento, a qualsiasi ora, a volte anche nei miei sogni. Charles è subdolo, riesce ad infilarsi stretto nella mia testa senza che io me ne accorga, scatenando dentro di me un mix di nervosismo ed agitazione nel vederlo apparire nei miei pensieri come un pop-up irritante.
Ahhh!
Anche il solo pronunciarlo o poter creare un possibile scenario di entrambi scatena nel mio corpo una scia infinita di brividi, seguiti da immensa irrequietezza e una forte stretta allo stomaco. Sono tremendamente agitata e non riesco a calmarmi!
Il pensiero che il giorno tanto atteso sia finalmente arrivato mi rende incredibilmente irrequieta. Credo di aver desiderato ed aspettato per così tanto tempo questo momento dall'iniziare addirittura ad odiarlo.
Come sempre d'altronde: ogni volta che c'è un evento o una situazione che non posso controllare è sempre così.
Sono troppo nervosa. Ad ogni respiro mi manca l'aria, ma cerco di qualche modo di regolarlo, entrando in modalità sopravvivenza. Non posso di certo fare la pazza anche davanti a Pierre e Kika; credo di aver già dato il meglio di me in solitudine, affollata continuamente da pensieri circolari che non mi danno alcuna pace ormai da settimane.
Gonfio le guance ignorando completamente l'esclamazione di Pierre di poco fa: non ho assolutamente la testa in questo momento per discuterne. So anche che Kika interverrà all'istante, rimproverandolo come se fosse suo figlio.
"Pierre!" la voce di lei infuriata perfora le mie orecchie e soprattutto quelle di Pierre, attirando a mia attenzione. Appena coglie le parole del biondo nei miei confronti, lo spinge via dal suo fianco per aver usato questo tono così ruvido e decisamente scocciato.
Si guardano per un istante: lui chiaramente confuso, lei con fiamme ardenti nelle pupille. "Finiscila di fare il ragazzino capriccioso" insiste lei, guardandolo torvo mentre Pierre sbuffa, infastidito nell'essersi trovato coinvolto a sua insaputa in questo arduo compito: la scelta dell'outfit perfetto che dovrò indossare, con un livello di importanza pari a quello delle potenze mondiali all'ONU.
L'eccessiva superstiziosa che è in me poi non perde affatto occasione si giocare la sua parte, ovvero il farmi credere che la scelta di un semplice pezzo di stoffa questo momento possa decidere e stabilire indissolubilmente l'andamento della serata, condizionare le mie idee e le mie scelte per il resto della vita. Come se il destino dipendesse da come e cosa indosserò. Okay, sono ufficialmente pazza.
In merito a questo momento di pura follia e allucinazione collettiva, sono sollevata di poter contare su Kika e Pierre. E' stata proprio lei infatti a proporre questa riunione di cervelli; non potendo (e non volendo) contare su Isa, il suo volto è stato il primo ad illuminare la mia mente questa mattina. In un batter d'occhio le ho mandato un messaggio per chiederle qualche consiglio e pochi secondi dopo con mia piacevole sorpresa abbiamo avviato questa videochiamata improvvisa.
Fortunatamente dopo essermi svegliata ho saggiamente deciso di togliermi di dosso il pigiama e di raccogliere i capelli come potevo, e sono contenta di averlo fatto proprio oggi; mi ritengo soddisfatta nell'aver scelto il completo da casa che indosso, che consiste in una semplice canotta e dei pantaloncini abbinati color cioccolato invece che qualsiasi altra cosa mi potesse capitare sottomano. E' stato come se il mio sesto senso avesse già percepito cosa sarebbe successo a breve.
Ugh, dico a me stessa: meno male che per una volta ho ascoltato quella fastidiosa ed irritante vocina nella mia testa!
I due come da sottofondo borbottano tra di loro; io da spettatrice, divertita ed imbarazzata dalla piccola discussione che si è creata su quanto il genere maschile e femminile sia totalmente differente nella visione di queste casistiche, abbasso il capo guardando i miei pantaloncini scuri, illudendomi di poter anche solo ridurre la vampata di essere di troppo che mi avvolge.
Intrattenuta dal loro battibecco continuo, ne approfitto per concentrarmi senza accorgermene su di loro, sulla loro sintonia, su quanto siano rispettivamente l'uno lo specchio dell'altro. Mi soffermo ad osservarli curiosa: Kika indossa un abito aderente color panna, valorizzato ancora di più dalla sua abbronzatura ambrata. E' uno di quegli abiti in crochet con spalline larghe ed una scollatura profonda ma per niente volgare. I suoi capelli scuri, mossi e luminosi sono raccolti in uno chignon alto e spettinato che nonostante ciò, risalta ancora di più i suoi occhi da cerbiatta dello stesso colore. Pierre al suo fianco, indossa una maglietta azzurro petrolio oversize, che evidenzia i suoi occhi chiarissimi. Entrambi sono seduti sul loro divano color beige, con la loro attenzione verso di me mentre attendono una risposta. Alle loro spalle il muro del soggiorno è sfuocato: sono seduti sul divano con le gambe raccolte sulla seduta e dietro di loro l'open space con la parete color panna e numerose foto di coppia appese rendono il tutto ancora più in armonia con i loro colori, mescolandosi perfettamente da essere così in palette da sembrare quasi un tutt'uno. L'incredibile attenzione di Kika per l'aspetto della casa è davvero ammirevole; mi trovo infatti a rimanere sempre sorpresa e meravigliata da quanto sia una perfezionista, ammettendo a me stessa di provare anche un pizzico di invidia.
Guardandomi intorno dopo le parole di quest'ultimo che fanno quasi da eco, al contrario mi rendo effettivamente conto di quanto caos ci sia nella mia stanza. Ringrazio infatti che mia madre sia rimasta al piano di sotto, impegnata nella lettura del suo ennesimo romanzo rosa, così spesso da ricordarmi la forma compatta un mattone.
La superficie della camera è interamente coperta da qualsiasi capo d'abbigliamento che fino a pochi minuti fa era contenuto gelosamente nell'armadio; questo è ben spalancato, le ante dello stesso colore della scrivania sono aperte a voler mostrare alle mie spalle tutto quello che può racchiudere. La luce alla sinistra della scrivania poi, rende il tutto ancora più caotico e luminoso, essendo tarda mattinata. Il perfetto opposto della casa di Kika e Pierre.
Mentre come al mio solito mi perdo in dettagli e particolari pressoché inutili, in sottofondo la voce infastidita di Kika prosegue, puntualizzando il suo nervosismo di poco fa. "Si vede proprio che a voi ragazzi non interessano minimamente i dettagli e la cura delle cose" borbotta lei facendo il verso al fidanzato, ed io in disparte nel loro battibecco ridacchio nervosamente, guardandoli.
Pierre prontamente ribatte e non si tira indietro; appena la ragazza termina il suo sproloquio, ecco che prenota all'istante il suo turno. Sbuffa, pronto a trasformare in parole tutta la sua frustrazione repressa.
"Kì" la chiama, catturando la sua attenzione con quell'abitudine di diminuire qualsiasi nome a suo piacimento. "Vorrei farti notare che: siamo qui da più di un'ora" inizia, guardando l'orologio al suo polso e sporgendosi verso la fotocamera per accentuare il gesto. Si rivolge poi a me. "Credo di aver visto ogni tipologia di tessuto in tuo possesso, Mì; dai copricostumi ai vestiti floreali. Ho avuto l'immenso piacere di curiosare ogni stagione, mese per mese per arrivare al nulla" Pierre fa una piccola pausa, sicuramente sconvolto nel notare quanti soldi io possa aver speso in shopping.
Squadra velocemente me e Kika, come sei incredulo volesse farci capire quanto possiamo essere complicate. Poi sbotta, alzando il tono di voce così tanto da suonare stridulo e decisamente troppo acuto rispetto al solito. "Com'è possibile che in un'ora non siete riuscite a trovare neanche un vestito che vada bene?" esclama agitando animatamente le mani al cielo, esausto. "Voglio dire... è una stupida festa sulla spiaggia! Quanto può essere complicato scegliere una maglietta ed un paio di pantaloni per una serata dove puoi solo trovare granelli di sabbia in punti dove non credevi fosse possibile arrivare?" chiede retorico, sistemandosi i capelli spettinati con le mani sulla fronte.
Pierre getta il capo all'indietro, sul morbido e colorato divano su cui sono seduti.
Sbuffa e sospira di nuovo, sentendosi improvvisamente più leggero nell'aver lasciato uscire tutto ciò che pensa.
Cala il silenzio per un istante, in cui tutti e tre meditiamo su cosa dire. E notando l'impazienza di Pierre, non posso che dargli ragione; sono quasi tentata di intromettermi tra i due per dire ad entrambi di non preoccuparsi per me.
Dopotutto troverò qualcosa che mi possa interessare tra le molteplici pile di vestiti che ho intorno!
Kika non parla: lo osserva analizzando ogni suo impercettibile movimento; poi, non convinta dall'esaustivo discorso di Pierre, sospira spazientita. Si massaggia le tempie chiudendo gli occhi, come se stesse cercando con forza le parole giuste per rispondere al biondo. Io nel frattempo, mi godo la scena: vista dall'esterno in effetti, il quadro che si presenta è divertente, quanto esilarante.
Mi piace immaginarli nel loro quotidiano, proprio così, a beccarsi di continuo, impegnati a prepararsi per una cena, o una semplice serata in compagnia degli amici: identifico Kika davanti allo specchio della sua zona make-up con qualsiasi vestito sparso per la cabina armadio, interamente costruita da sé, mentre il povero e sofferente Pierre l'aspetta impaziente seduto al bordo del loro letto matrimoniale, sbuffando senza sosta e guardando continuamente l'orologio sul suo polso, proprio come ha fatto poco fa. La sola immagine astratta mi fa ridacchiare di gusto, coprendo la bocca con la mano.
Kika sospira, di nuovo. "Amore" inizia lei con tono da ramanzina, prendendo un grosso respiro ed allargando il petto. Indica lo schermo, facendo chiaramente intendere al biondo cosa dirà poco dopo. "Mina ci ha chiesto un consiglio. E noi, da buoni amici quali siamo" precisa fermandosi un istante per lanciargli un'altra occhiata fulminante. "Siamo qui ad aiutarla dandole il nostro miglior supporto" termina stridula, allargando le labbra e pizzicando le guance di Pierre con le dita nel voler simulare anche sul suo viso un sorriso decisamente forzato.
Io e Kika scoppiamo a ridere divertite, non riuscendo ad intrappolare una reazione goliardica notando il viso di Pierre arrossato. Lui, ancora più alterato, rimane in silenzio e scioglie all'istante il contatto di Kika, massaggiandosi delicatamente le guance, più spazientito di prima.
Aggrotta le sopracciglia infastidito, scrollandosi di dosso qualsiasi tentativo della ragazza di baciarlo. "Voi ragazze siete pazze. Questo non è chiedere un consiglio, è direttamente un sequestro di persona" borbotta il biondo, facendoci sorridere ancora di più.
Ridacchiamo divertite, e Pierre sorpreso da questa nostra reazione; sorride anche lui, cercando di nasconderlo.
"In effetti potrebbe essere" commento io, appoggiando i gomiti sulle mie ginocchia, mantenendo la mia postura a gambe incrociate per stare più comoda.
Scuoto il capo, provando ad immaginare quanto possa essere noioso un momento del genere per un ragazzo. I miei capelli raccolti in modo confuso dietro la nuca con un mollettone color oliva sembrano solleticarmi leggeri, come a voler evitare l'imbarazzo che però continuo a non voler vedere, rimanendo un istante in silenzio.
I due borbottano ancora, lamentandosi dell'altro. fino a quando la voce di Kika sembra più agguerrita del solito nei confronti di Pierre, che cerca di spiegargli quanto la mia agitazione non sia per niente eccessiva, data la situazione che porta con sé.
"Voi maschi raramente riuscite a comprendere come si possa sentire una ragazza in questi momenti" afferma Kika guardandolo infastidita.
Io non rispondo, nonostante sia perfettamente d'accordo con lei, capisco altrettanto Pierre, che non potendo comprendere la complessità della cosa, possa interpretare il tutto come eccessivamente esagerato.
Il biondo infatti sospira, ben consapevole che dovrà soffrire ancora per un po'.
"Ugh. Ora stai facendo la drammatica come al solito" borbotta Pierre quasi come da sottofondo ironico. La voce stizzita di Kika ribatte animatamente alla sua provocazione, causando in me una risata che per fortuna riesco a contenere. Non voglio di certo intromettermi nei loro battibecchi!
Le parole di Pierre la fanno alterare ancora di più, ed io quasi esterna alla situazione rimango a fissare nel vuoto il mio armadio, nell'attesa di un'illuminazione divina. O che qualcuno mi dica cosa fare perché io non credo di essere nelle condizioni ottimali.
Ignoro volutamente la sua provocazione, scelgo di non voler cedere e rimango concentrata sul mio armadio, cercando di analizzare come dei raggi x al posto degli occhi un possibile look da indossare senza eccedere. Una parte di me infatti vorrebbe esagerare, pur di indossare qualcosa fuori dalla mia comfort zone per la voglia di sentirmi osservata e guardata da un paio di occhi chiari, mentre il lato conservativo mi fa sentire così stupida nel pensarlo.
Ma chi mi credo di essere?
In tutto questo caos mentale, il fatto di non avere Isa al mio fianco come avrei tanto voluto poi, rende il tutto ancora più difficile. La consapevolezza di non sentirla da esattamente una settimana per una mia scelta volontaria, mi fa sentire ancora più confusa; come se non avessi più il mio punto fermo, sempre pronto ad intervenire in caso di necessità.
Ho deciso di non scriverle per non voler elemosinare nuovamente le sue attenzioni: evidentemente preferisce passare tutto il suo tempo con Carlos, dimenticandosi completamente di avere anche una vita al di fuori di lui. Penso questo con estrema acidità ed invidia, lo ammetto, senza poter sapere come sarebbe se la situazione fosse capovolta.
Come mi comporterei io, se fossi quella coinvolta in una relazione passionale con uno dei ragazzi di cui sono invaghita perdutamente?
Probabilmente farei lo stesso, troppo assorbita in quel vortice di emozioni che vorrei tanto poter provare anche io, e che mi fa irritare ancora di più.
Scelgo però di non volerci pensare ora, la mia mente è già affollata di suo. Sento leggeri i piccoli passi di Edvige percorrere le scale ed attraversare il parquet con le sue unghiette, fino a raggiungermi e salire diretta sul letto con un agile balzo. Si accomoda come un'adorabile pallina di pelo bianco e ricciolino sul lenzuolo colorato ai piedi del letto, e proprio come Pierre e Kika mi osserva curiosa, quasi come se volesse essere partecipare anche lei alla riunione.
In sottofondo le voci borbottanti di Pierre e Kika catturano nuovamente la mia attenzione, facendomi avvicinare al telefono raggiungendo Edvige che non perde tempo e si lascia coccolare con le zampette all'aria. I due si stanno beccando con ironia, mentre Kika rimprovera il poco tatto di Pierre nel non riuscire a comprendere l'immensa indecisione di una donna davanti al suo armadio quando non sa cosa mettersi.
Cosa che trovo alquanto paradossale, data l'attenzione quasi maniacale dello stile di Pierre; sentire i suoi pensieri in merito, mi fa dedurre facilmente quanto sia stato travolto dall'uragano che è la sua fidanzata, imparando da lei i piccoli trucchetti come l'abbinamento dei colori e quale tipologia di taglio di abbigliamento sia più in linea con il suo fisico asciutto e scolpito.
Non che avessi dubbi sull'intervento di Kika, noto pizzicandomi la lingua, divertita.
Dubito che Pierre abbia fatto tutto da solo.
Mi mordo il labbro inferiore cercando di mantenere la calma chiudo gli occhi, come a voler cercare un momento di pausa da tutto quanto. Sbuffo, voltandomi di nuovo verso il telefono ed avvicinandomi alla coppia. Stringo il telefono fra le mani inquadrando la mia faccia struccata, mentre il mio sguardo torna disperato verso l'armadio ancora aperto che sembra chiedere pietà.
Il biondo si accorge dei miei movimenti e rimane in silenzio, sollevando le sopracciglia ed evidenziando le piccole rughette sulla fronte, chiaramente confuso.
La mora prende a sua volta il telefono fra le mani, approfittandone per sferrare una sostenuta gomitata al suo fidanzato, che stizzito la guarda aggrottando le sopracciglia. Torna a concentrarsi sul telefono, inquadrandosi interamente e lasciando Pierre alla sua destra.
"Tranquilla Mì, Pierre è alquanto inutile in questi casi; parla pure con me. Fa come se non ci fosse" mi rincuora lei sorridendo ed evidenziando le gote colorate di un blush color pesca acceso. Porge un'occhiata stizzita a Pierre, che si gode lo spettacolo da spettatore in prima fila. "Loro non hanno la minima idea di cosa significhi scegliere cosa indossare per una serata importante" afferma con tono saccente, causando in entrambe un'improvvisa connessione mentale ed un sorriso furbo sul viso.
"Direi di no" borbotto in risposta abbassando lo sguardo sulle mie gambe leggermente abbronzate. Tiro un secondo sospiro che riempie e gonfia i miei polmoni come palloncini, per poi lasciar uscire tutta l'aria schiudendo le labbra.
Kika cambia velocemente discorso, riportando la nostra attenzione sull'argomento principale della nostra chiacchierata. "Comunque, avevi già un'idea su cosa indossare?" domanda, scostando una ciocca sfuggita dallo chignon per nasconderla dietro l'orecchio.
Sollevo le sopracciglia ed arriccio le labbra, pensierosa. "Sicuramente il costume" inizio spostando lo sguardo sul mio cassetto contenente un bikini in particolare che mentalmente ho già scelto di voler indossare. Uno dei miei preferiti, seppur molto semplice, a triangolo con lo slip sgambato e di color arancione pescato. La mia testa lo individua subito, senza neanche voler valutare altre tipologie.
Sorrido, al solo pensiero di ciò che sto per dire. "Tenendo conto che andrò in spiaggia con Max nel pomeriggio, credo proprio di aver bisogno di un cambio prima della serata effettiva che ci aspetta" affermo appoggiando la schiena lungo il muro bianco, cercando di rilassarla per quanto possibile.
Già. Passerò un pomeriggio intero con Max, dove finalmente saremo soli, senza alcun imprevisto, cambio di rotta o curiosi che non perdono occasione di infilarsi nella mia giornata; nella nostra giornata.
La completa realizzazione di cosa mi aspetta la comprendo solo in questo preciso istante; il mio cuore si agita, così come le mie mani che si raffreddano all'istante. Il mio volto diventa arrossato ed un sorriso imbarazzato si fa spazio sulle mie labbra, contagiando anche Kika che comprendendo all'istante la mia eccitazione, non perde occasione di affondare ancora di più il coltello nella piaga.
Kika rimane un istante in silenzio, poi annuisce, accentuando le labbra carnose e sporgenti, memorizzando le mie parole. "Quindi ti cambierai da Max...?" domanda curiosa e quasi con aria di sfida, aspettando una mi conferma, che fa sporgere Pierre verso l'inquadratura, curioso quanto lei, nuovamente attirato dalle parole della sua fidanzata.
Sento ancora più calore sulle guance, ho improvvisamente caldissimo, completamente imbarazzata nell'avere anche gli occhi di Pierre puntati su di me.
"Sì, ehm... diciamo che questo dettaglio non è ancora stato definito..." inizio abbassando lo sguardo, troppo a disagio per mantenerlo fisso. Cerco di fingere indifferenza, e proseguo con il discorso. "Però... sicuramente per la serata dovremo cambiarci, quindi... non ho idea di come ci organizzeremo, ecco" rispondo rimanendo vaga, sentendo gli occhi di Pierre fissare la mia immagine con insistenza.
Effettivamente è vero. Né io né Max abbiamo parlato di come sarà organizzato il pomeriggio nei dettagli. Una parte di me aspetta che sia lui ad interessarsene, ma l'altro lato ansioso e controllante che mi governa viene assalito da improvvisa agitazione.
Forse... dovrei lasciare che sia Max a sorprendermi?
Ci penso concretamente e con sorpresa mi ritrovo a pensare... "sì, perché no?"
Dopotutto potrebbe essere un ottimo pretesto per permettere a Max di dare il meglio di sé. Ammetto infatti di essere particolarmente curiosa di sapere cosa succederà oggi. Annuisco da sola, nonostante questo dialogo interno sia solamente nella mia testa. Sì, Mina, mi dico: lascia che tutto scorra, allenta la presa così rigida e stretta su te stessa... cerca di vivere nel qui ed ora, per una volta.
Sorrido appena, intrappolando le labbra e premendole fra di loro, soddisfatta e stranamente alleggerita da questo mio pensiero. La mora nel frattempo, è ancora immersa nei suoi pensieri; sembra voler riflettere ancora un istante, ignorando volutamente il fidanzato al suo fianco che ora ha inforcato un paio di occhiali da vista sul naso per non perdersi alcun dettaglio.
"Mh..." Kika picchietta il dito indice sul mento, prima di parlare. "Secondo me potresti indossare quel set bianco bohemien che avevi messo l'estate scorsa se non ricordo male; mi pare fossimo in qualche locale estivo come in questo periodo. E' quello con il top arricciato e la gonna lunga ed ampia con dei dettagli in pizzo, hai presente?" suggerisce Kika, precisa e dettagliata, ricordandosi così perfettamente quell'abito che riesco a vederlo chiaramente nella mia testa.
Ah! Sgrano gli occhi, come se avessi appena preso una scossa elettrica fortissima: è vero!
Ma certo! Come ho fatto a non pensarci?
Mi ero completamente dimenticata di quel completo. Ricordo come un flash improvviso di averlo indossato solo una volta, proprio con Kika e Pierre quando andammo in un locale una sera d'estate. Ricordo fosse davvero comodo e molto pratico, oltre che abbastanza morbido dal non soffocarmi troppo, essendo una gonna ampia e larga.
Mi convinco, non avendo possibili alternative e in tutta onestà, non credo di avere neanche più la pazienza per trascorrere altro tempo a valutare altre opzioni. Se Isa fosse qui con me sicuramente mi avrebbe fatta cambiare già dieci volte, ribaltando ancora peggio di così il mio guardaroba.
Ma Isa non c'è, ora... quindi...
"Uhm... sì" dico più a me stessa che a Kika. "Potrebbe starci come prima opzione" annuisco di nuovo, notando la contentezza di Kika nell'accogliere il suo consiglio. "La tua attenzione ai dettagli mi spaventa a volte" scherzo ridacchiando, mentre Pierre annuisce aggiungendo un sorpreso "spaventa anche me, credimi" per sorridere poi tutti insieme.
"E' un piacere farvi fa stilista" scherza lei soffiandosi soddisfatta le unghie e la spalla scoperta. Kika ci ringrazia e scosta qualche ciocca di capelli dalle sue spalle orgogliosa, vantandosi di questo suo incredibile pregio. Sorrido insieme a lei, concordando così ufficialmente la sua scelta senza perdere altro tempo. Mi fido di Kika e dei suoi gusti. E della mia pigrizia nel non voler mettere ulteriormente a soqquadro la camera.
"Mi hai convinta, ammetto di aver anche rimosso quel completo. Se non me lo avessi ricordato tu l'avrei sicuramente lasciato nel dimenticatoio" affermo imbarazzata, alzandomi velocemente per dirigermi verso l'armadio alle mie spalle.
Sono entusiasta, soddisfatta e decisamente più tranquilla sapendo di aver trovato il centro del mio look per la serata. L'idea che una perfezionista come Kika mi abbia già immaginata nella sua testa con quel look in particolare mi solleva l'umore, oltre che la mia autostima. Non vedo l'ora di provarlo!
Ricordo benissimo dove lo misi l'ultima volta. Afferro velocemente l'apposita asta e mi dirigo nella parete più esterna dell'armadio che fa ad angolo; aggancio velocemente la gruccia che tiene perfettamente stirata ed in ordine la gonna ed il top in un unica coppia di pinze, per poi appoggiarli sulla sedia accanto alla scrivania davanti a loro con estrema attenzione.
Eccitata ed in preda ad improvvisa euforia rimango in piedi e sollevando le braccia in alto lo mostro velocemente anche a Kika che conferma ancora di più la sua decisione. "Eccolo! Sì, è proprio lui!" urla così forte da infastidire Pierre al suo fianco che si copre le orecchie per cercare di preservare il suo udito.
Kika non sembra neanche accorgersi del biondo al suo fianco, che borbotta qualcosa in francese. Si avvicina ulteriormente allo schermo, illudendosi di riuscire a vederlo meglio.
"Sì! Già ti immagino mentre lo indossi! E se impazzisco io, non oso immaginare Charles!" esclama nuovamente in preda all'eccitazione, battendo le mani animatamente prima di ricevere una gomitata da Pierre appena si accorge di aver pronunciato il nome sbagliato. Ed io, quasi in contemporanea, sento crollare all'istante il sorriso sul mio viso, rilassando la bocca.
Come se uno specchio di vetro si fosse appena frantumato sul pavimento; così è crollato il mio sorriso.
Oh no, sussurra la vocina nella mia testa.
Non può essere vero... probabilmente ho sentito male io.
Dimmi che non l'hai detto davvero, Kika...
Il mio viso e le mie orecchie purtroppo seguono a ruota la reazione di Pierre, scattando entrambi come due molle. Il mio cuore perde un battito all'istante e sento un pugno allo stomaco colpirmi con violenza appena sotto lo sterno.
Il solo pronunciare il nome di Charles altera completamente il mio umore, anzi, lo disintegra; è come se tutta l'eccitazione e l'emozione della giornata colma di sole che stavo vivendo, venisse improvvisamente spazzata via da un nuvolone nero, colmo di pioggia e tempesta.
Pierre borbotta qualcosa sottovoce a Kika senza riuscire a farsi sentire dalla sottoscritta, riuscendo nel suo intento perché proprio in quel momento, la linea sembra improvvisamente disturbata. Kika in risposta alle sue parole, sgrana gli occhi cercando di contenere per quanto possibile la sua reazione, coprendosi la bocca con la mano, rendendosi conto dell'immensa gaffe.
Il biondo in extremis cerca di recuperare la situazione e di ristabilire quel minimo di leggerezza, correggendo le parole letali di Kika. Fa nuovamente capolino dalla telecamera fingendo un colpo di tosse, prima di parlare.
Io in tutto questo, mi sento come risucchiata da un vortice di pensieri che non mi permette di rimanere lucidamente con i piedi per terra. La mia mascella è serrata per la tensione, ma nella mia testa cerco di non farmi trascinare da questa improvvisa negatività; appoggio nuovamente l'abito sulla scrivania e mi risiedo composta sul letto davanti a loro, in silenzio, cercando di mantenere la calma e di non reagire come al mio solito. Dopotutto Kika ha fatto uno scivolone, è vero, ma quella in cui mi trovo è una situazione scomoda in cui non voglio sprofondare.
Aspetto questa serata da una settimana intera e non sarà di certo la presenza di Charles o il solo nominarlo a rovinarla.
No. Non lo permetterò. Io sono più forte di te, Charles. Non tormenterai nuovamente i miei pensieri!
"Max. Kika voleva dire Max, Mì" precisa Pierre, cambiando velocemente discorso. "Comunque anche secondo me quel top e quella gonna sono perfetti per la serata" afferma sorridendo, cercando di captare il mio stato d'animo attraverso lo schermo.
Deglutisco, tornando alla realtà e rifiutando questa spiacevole sensazione che provo. Mi sforzo di sorridere, facendo finta di niente.
Annuisco alle parole di Pierre, comprendendo il suo disagio ed il suo gesto estremo di andare oltre il nome di Charles. Decido di lasciarmi trascinare, cacciando l'immagine di quegli occhi verdi in un angolo e chiudendo la porta della soffitta della mia mente a chiave.
Mi affretto a cambiare velocemente argomento, cercando di immaginare l'outfit completo e ultimarlo in ogni dettaglio. "Non preoccupatevi, è tutto okay" affermo mantenendo l'espressione forzata sul viso.
Anche Kika accanto a Pierre sembra cercare disperatamente di recuperare la precedente euforia e di tornare alla normalità; deve aver percepito correttamente la mia apparente indifferenza, e sceglie così di cavalcare l'onda del discorso e proseguire.
Si mordicchia leggera le unghie delle mani, prima di prendere parola e proseguire con il resto. "Okay, okay. Dicevamo... capelli sciolti o legati?" domanda con attenzione, permettendomi di poter valutare entrambe le opzioni. Pierre al suo fianco forza un sorriso, perfettamente consapevole di quanto il sentire il nome di Charles abbia creato in me il puro caos.
Mi obbligo a mia volta a concentrarmi sulla domanda che mi viene posta. Roteo gli occhi al cielo, meditando sulle sue parole. "Uhm... ottima domanda... non ci avevo ancora pensato" inizio io, dubbiosa.
Kika mi interrompe ed espone il suo ragionamento ad alta voce, invitandomi ad ascoltarla. "Premettendo che staresti benissimo con entrambi, forse ti immagino di più con uno chignon basso bello tirato, anche perché andando al mare al pomeriggio, non credo tu abbia tempo di lavare o i capelli a casa di Max" riflette appoggiando il mento sulla mano libera, voltando lo sguardo verso Pierre come a cercare supporto nelle sue parole.
Il biondo sembra però non ascoltarla, ora distratto e concentrato sul suo telefono con il capo chino. La ragazza sferra l'ennesima gomitata a Pierre che conferma le sue parole in modo confuso, senza neanche averla ascoltata. "Ti dico di sì anche se il mio parere in questo argomento vale meno di zero" scherza lui lamentandosi, facendoci ridere pur sapendo di quanto sia vero.
"Esattamente. Quindi se sei d'accordo ci siamo, no?" propone Kika annuendo divertita, tornando poi a guardarmi.
"Direi di sì. Credo sia la soluzione più comoda e veloce, anche se lasciare il mio mosso sciolto non mi dispiacerebbe affatto sai?" rifletto a mia volta, cercando di immaginarmi a figura intera.
La bionda segue le mie parole, trovandosi d'accordo. "Assolutamente sì, Mì. Io ti sto dando solo dei consigli, ma sentiti libera di scegliere quello che preferisci. E' la tua serata!" mi conforta lei, senza sminuire la mia proposta.
Faccio l'ennesimo respiro, sapendo già dentro di me la scelta che ho preso. Per quanto abbia ragione Kika a livello di praticità, non posso ignorare l'immagine che ho ben chiara nella mia mente con questo look: l'abbronzatura non troppo accentuata è in perfetto contrasto con il bianco del completo che indosserò, e per quanto uno chignon basso possa essere estremamente elegante, lasciare la mia chioma sciolta a volteggiare sul venticello leggero della spiaggia sembra essere ancora più bello per me.
Mi pizzico il labbro inferiore con le dita, annuendo al mio pensiero. "Credo proprio che li lascerò sciolti, Kì" affermo decisa. "Mi piace di più come idea, al massimo ho sempre la possibilità di legarli, vista la presenza fissa di elastici per capelli al mio polso" scherzo sollevando il braccio, facendo vedere ad entrambi i miei amici quanta verità ci sia nelle mie parole.
I due ragazzi sorridono divertiti, prima di proseguire solo con Kika visto il palese disagio presente sul viso di Pierre su questi argomenti un po' troppo femminili e paranoici.
Mi accorgo che ora è concentrato sul suo telefono, il capo chino e la schiena leggermente curva su di esso, così entrambe scegliamo volontariamente di non coinvolgerlo ulteriormente. Kika sembra leggermi nel pensiero perché dopo essersi accorta del suo improvviso silenzio, lancia verso di lui un occhiata curiosa, per poi tornare su di me.
"Non fare caso a lui, mentalmente non ci sta ascoltando da un po'" borbotta Kika, confermando il mio pensiero che mi fa sorridere ancora di più.
Ridacchiamo entrambe, per poi passare all'ultimo dettaglio ma non meno importante. "Come scarpe ed accessori a che avevi pensato?" continua Kika spostando il telefono quasi completamente su di sé, lasciando solo intravedere a lato dello schermo la manica della maglia di Pierre.
Sollevo le sopracciglia, facendo velocemente mente locale sul mio rifornimento non proprio ottimale a livello di calzature. Gonfio le guance intrappolando dell'aria per poi lasciarla uscire con un soffio, meditando.
Li individuo mentalmente, sperando che Kika possa confermare la mia scelta. "Mh... pensavo ad un paio di sandaletti bassi neri con le borchie, li ho comprati giusto qualche settimana fa" le spiego, mentre lei mi ascolta e con sorpresa, annuisce entusiasta.
Saltella sul divano facendo forza sulle sue gambe, agitandosi e trasformando lo schermo di un istante di pura confusione. "Sì, sì, sì! Mi piace! Ci abbinerei una piccola borsetta color sabbia che ti da quel look ancora più da spiaggia" conferma lei applaudendo velocemente le mani.
Sorrido divertita alla sua reazione, emozionata quasi più di me. Riesco ad immaginare chiaramente tutto quanto, e l'idea che tra poche ore indosserò davvero questo outfit mi fa elettrizzare ancora di più. Il solo pensiero di avere degli occhi puntati addosso per tutto il tempo poi, mi fa sentire ancora più gasata!
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Obsessed
FanfictionÈ un venerdì sera come tanti, di fine estate, dove il sole tramonta tardi e si sente ancora la voglia di relax. Un venerdì in cui Mina, terminata l'ennesima settimana faticosa di lavoro nel suo piccolo ufficio in periferia come impiegata logistica...