Da quando ho concluso la telefonata con Max, non sono riuscita a pensare ad altro. Persino il pranzo con mia madre è stato più silenzioso del solito; nonostante il suo occhio vispo infatti, non ha perso occasione di notare il mio viso pensieroso, ma nonostante ciò sono riuscita a schivare la sua valanga di domande affossando qualsiasi suo turbamento nei miei confronti alla stanchezza ed al tornado di eventi che porto ancora sulle spalle, trascinandomi in avanti con sempre meno energie. Non oso immaginare la sua reazione se solo le avessi raccontato nei dettagli tutto quello che è successo da quando ho messo piede fuori casa; sicuramente sarebbe impazzita ed avrebbe iniziato a farmi un vero e proprio interrogatorio dal serie tv poliziesca. Mia madre per fortuna non ha voluto insistere, e di questo gliene sono eternamente grata.
Tra gli eventi precedenti e l'allenamento intenso al quale non ho voluto rinunciare infatti, mi sento completamente scarica. E come se non bastasse, mi ero promessa qualche ora di riposo proprio per avere in corpo qualche forza in più per poter affrontare la lunga serata con Isa, eppure, dormire è stata l'ultima cosa a cui sono riuscita a porre tutta la mia attenzione.
Ripenso alla telefonata con Max per l'ennesima volta; rifletto su come mi sono sentita nell'esatto momento in cui le sue parole hanno attraversato il telefono, fino ad arrivare dolci ma inaspettate alle mie orecchie. E' stata una sensazione violenta, come se mi avessero tirato un pugno nello stomaco. Ho sentito una forte stretta proprio sotto lo sterno, e poco dopo immensa agitazione, quasi come una scossa elettrica. Ho immaginato anche lui, nervoso, dall'altra parte dell'apparecchio; magari con le unghie pizzicate tra i denti, fissando il vuoto ed aspettando speranzoso una mia risposta. Sorrido all'immagine che creo davanti agli occhi: sarei stata altrettanto curiosa di vedere la sua reazione in diretta nel momento in cui ho accettato. Sarebbe stato molto divertente, perché entrambi saremmo stati sommersi dall'imbarazzo fino ai capelli.
Sicuramente la presenza di Lando ha fatto in modo che Max trovasse il coraggio nel farsi avanti, con il perfetto presupposto nel volermi restituire il mio dimenticato ed ormai abbandonato giubbino in ecopelle rosso: lo vedo chiaramente lì, proprio come e dove l'ho lasciato, ancora appoggiato sul suo sedile, mai più toccato da altre mani. Immacolato.
Sorrido, dando spazio alla mia bizzarra abitudine di fantasticare e dare vita agli oggetti, a soffrire di solitudine, rinchiuso, confuso e disorientato in una vettura che non è la mia, mentre sussurra speranzoso "chissà se tornerà a prendermi". Al solo pensiero mi si stringe il cuore.
Ripenso ancora a Max ed a come abbia saputo giocare bene le sue carte; ha trovato il perfetto equilibrio, tra il chiedermi di uscire, senza però risultare troppo esplicito. Ha giocato cosi dannatamente bene le le due cose. Ne sono davvero impressionata. Grazie a questa ciliegina finale sulla torta creata da un mix di tutta una serie di cose che si sono sovraccaricate l'un l'altra, Max e la sua proposta mi stanno dando il colpo di grazia.
È da tutto il pomeriggio che ho la mente completamente annebbiata, offuscata dall'ignoto di non poter prevedere in nessun modo come si svolgeranno le cose domani.
Fino all'arrivo di Isa per cena infatti, ho sentito dentro di me un mix di emozioni contrastanti; seppur entusiasta ed emozionata di rivedere Max, non posso ignorare né nascondere quanto sia insistente questo martello di senso di colpa figurativo che per altro, mi provoca anche immensa ansia, quasi angoscia.
Appena la mora ha messo piede in casa poi, sì è scatenato il caos. Isa non ha perso tempo, assetata di sapere ogni cosa della serata precedente. Si è fiondata sul divano lanciandomi i sacchetti colmi di contenitori in plastica ancora bollenti, visibilmente iperattiva. Un po' come quando torni a casa e sta per iniziare il tuo programma preferito, che non perderesti per nessuna cosa al mondo. Ecco, in questo caso il suo show preferito sono io, e tutto quello che sto per raccontarle. Isa siede prontamente alla mia destra, accovacciata con le gambe incrociate, avvolta nella sua tuta morbida cozy color caffè, simile alla mia color caramello; i nostri capelli sono raccolti in due code spettinate, il viso struccato e le orecchie ben aperte, sintonizzate sulla frequenza della mia voce, pronta a confessarmi come se fossimo in Chiesa.
Mi accomodo al suo fianco ed iniziamo a mangiare, comode sul divano in questo sabato sera di chiacchiere e cibo cinese ordinato d'asporto, lasciando che una puntata di Criminal Minds ci faccia da sottofondo.
Per fortuna siamo sole. Mia madre fortunatamente proprio questa sera è uscita con un'amica, forse perfettamente consapevole di quanto io abbia bisogno di una serata tutta per me con Isa, soprattutto dopo le ultime ore così movimentate. Mi chiedo infatti se abbia deciso di lasciarmi casa libera di proposito; forse la mia faccia non è stata poi così convincente nell'affermare di avere solo un'immensa stanchezza addosso.
Sorrido a denti stretti, mentre lascio sgorgare come acqua di un torrente in piena tutto quanto. Racconto ad Isa ogni singolo dettaglio, cercando di essere quanto più precisa possibile.
Sono emozionata quanto lei nel rivivere tutto quanto, quasi come se sentissi il bisogno di sentirmi ancora una volta vicina a Charles. Non voglio tralasciare alcuna virgola!
Parto esattamente dal momento in cui il biondo mi ha invitata a seguirlo nel retro del locale, sotto stretta indicazione di Carlos, vedendo le mie condizioni. Racconto, sentendo una scia di brividi accompagnarmi in questo flashback per tutto il tempo: da quando Isa è sparita dal mio raggio visivo con Carlos, sono entrata in uno spazio temporale così disorientate da perdere letteralmente ogni briciolo di contatto con le realtà. Le descrivo di come ci siamo addormentati come bambini l'uno appoggiato sulla spalla dell'altro, mostrandole la foto che le ho inviato e sentendo una stretta al cuore riguardandola. Mi sembra quasi di poter sentire ancora il solletichino dei capelli di Charles sul mio collo, tanto da muovere appena il viso, inclinandolo come infastidita da un qualcosa che invece è solo nella mia testa. Le parlo della tisana che mi ha offerto a dir poco miracolosa e del negozio di sua madre poco distante dalla palestra, della sua felpa che profuma ancora di lui e di come sono impazzita quando si è spogliato davanti a me.
Il modo in cui le racconto di Charles mi fa battere il cuore, sento gli occhi così focosi e colmi di energia come mai prima d'ora. Parlarne mi rende così schiava di lui.
Arrossisco ancora al solo pensiero, vedendolo chiaramente ancora in piedi davanti a me a petto scoperto, ma cerco di non perdermi di nuovo nel ricordare quanto fosse paradisiaca quella visuale... le spalle definite... la sua schiena ampia... i suoi bicipiti, così ben definiti... o la sua pelle chiara... ah! Mina! Concentrati!
Mi ricompongo sorvolando questi viaggi mentali. Le narro della nostra colazione così improvvisata, soffermandomi sulla sua macchina così pulita e profumata; le parlo brevemente della sua vita, della sua voglia di cambiamento, di voler lasciare Il Faro; dell'immensa sensazione di leggerezza che ho provato trovandomi piacevolmente rinchiusa in quella bolla così armonica e ovattata in cui eravamo, e di come ho sentito letteralmente la terra cedere sotto ai miei piedi alla chiamata di Matt.
Il picco di adrenalina sembra essere ancora nelle mie vene. Percepisco ancora l'elettricità ed il caos che ho provato, e di come Charles mi abbia salvato da un'immensa figuraccia proponendo di accompagnarmi a casa, aspettarmi paziente al parcheggio affinché io abbia il tempo per cambiarmi velocemente, nascondendo la sua presenza agli occhi curiosi di mia madre.
Le confido quanto avrei voluto passare del tempo con lui, di quanto io mi sia sentita così triste scendendo dalla sua macchina e di come ci siamo salutati velocemente, mentre i nostri occhi parlavano una lingua tutta loro. Il modo in cui ci guardiamo non è mai così casuale, superficiale.
Il nostro gioco di sguardi è così intendo che non voglio credere che da parte di Charles non ci sia nulla.
Ma non voglio pensarci ora, non voglio ammorbare Isa con i miei castelli di sabbia, costruiti con delle fondamenta che probabilmente noto solo io.
Concludo il mio monologo infinito menzionando la presenza di Arthur in palestra come chicca finale, di come sia un segno del destino l'aver trovato un collegamento a lui proprio durante i miei drammi, tralasciando infine saggiamente l'argomento di Max e ciò che ne prosegue, come a volermi godere quei momenti senza interruzioni. Ogni cosa al suo tempo.
Isa in risposta, rimane in silenzio per tutto il tempo. Nessuna interruzione, esclamazione o parola di troppo; solo il suo viso sorpreso, ed un continuo aggrottarsi ed allargarsi in espressioni di stupore ed incredulità.
Inspira, soddisfatta, sapendo che tutto ciò è stato possibile anche grazie alla sua collaborazione e, probabilmente, con il giusto supporto di Carlos.
"Wow, Mì, ti lascio da sola per qualche ora e guarda cosa mi combini!" esclama con un espressione di pieno stupore in viso, misto ad ammirazione. Si prende del tempo per elaborare tutto quanto, complimentandosi con me. "Ammetto che quando ho visto la foto che mi hai mandato ho cacciato un urlo così forte che Carlos è letteralmente saltato sul sedile!" mi racconta divertita, ricreando insieme a me la scenetta comica che ha vissuto con i suoi occhi.
Comprendo infatti che anche Isa e Carlos hanno passato tutta la notte insieme. Prima di continuare con il mio discorso biblico, Isa ne approfitta e mi racconta brevemente come un piccolo spin-off, che lei e Carlos sono rimasti in macchina tutto il tempo a chiacchierare.
Capisco il suo bisogno di ritagliare dei momenti per sé e le lascio del tempo per permetterle di rivivere quelle ore, ascoltandola; dal modo in cui i suoi occhi brillano nel pronunciare il nome del moro, provo una punta di invidia nel vedere quanto entrambi siano così presi l'un l'altro. Le sorrido, rincuorata di vedere come la mia amica sia già innamorata persa di Carlos; la chimica che creano quei due è così elettrizzante dal coinvolgere anche me.
Isa si ricompone, tornando a porre la sua attenzione su di me. "Comunque, chiusa questa piccola parentesi, ti dico solo che quando l'ho fatta vedere a Carlos abbiamo avuto tutti e due lo stesso pensiero: eravate così carini!" mi spiega lei intrecciando le dita con voce sognante, catturando all'istante i miei occhi appena metabolizzano che niente meno che il figlio del proprietario del locale sia stato messo al corrente di qualsiasi informazione io le abbia dato in quel momento.
Carlos è a conoscenza di ogni più piccolo dettaglio della mia vita personale. Ciò mi destabilizza e mi fa arrossire, ricordando quanto Isa non sappia tenersi mai nulla per sé. La voce di Charles riecheggia nella mia testa come un fulmine a ciel sereno, mentre le sue parole scorrono davanti ai miei occhi, consapevole di quanto Isa non abbia perso tempo a smontare la sua copertura, sicuramente in buona fede: "Diremo a Carlos che sono stato sveglio a controllare che stessi bene per tutto il tempo".
O-oh.
Sento un brivido accarezzare la mia schiena. Charles non sarebbe dovuto rimanere con me tutta la notte, assentandosi così dal suo turno al bancone. E, cosa più importante, Carlos non dovrebbe saperlo!
Il panico mi pervade. "Aspetta Isa... hai fatto vedere la foto a Carlos?! E che ha detto? Si è arrabbiato con Charles?!" esclamo sgranando gli occhi.
Isa comprende all'istante la mia preoccupazione, ricordandosi che oltre che essere amici, Charles rimane comunque un dipendente del locale gestito dal parte di Carlos, che potrebbe benissimo essere il suo capo.
E per quanto tra di loro ci possa essere un rapporto che va ben oltre quello lavorativo, ammetto che Carlos avrebbe tutto il diritto di indispettirsi sapendo che il suo dipendente ha scelto di riposarsi durante l'orario di lavoro.
"Ah, Mina! Calmati! Non gli ha detto nulla" mi tranquillizza all'istante, precedendo qualsiasi mio senso di colpa nell'aver quasi rischiato di far perdere il lavoro a Charles.
"Non iniziare a fare la drammatica come al tuo solito!" esclama agitando le mani in aria. Provo a prendere parola, ma Isa mi blocca alzando la mano davanti al mio viso, continuando per prima.
Risponde quasi come se mi stesse leggendo nel pensiero ad ogni mio quesito. "No, non verrà licenziato, Mina. Perché devi essere sempre così tragica? L'assenza di Charles al bancone non ha creato alcun caos. Anzi, Carlos era sollevato di sapere che Charles non ti abbia lasciata da sola dopo che ti ha accompagnata nel retro" mi spiega mentre torno a tranquillizzarmi, regolando il respiro e lasciando scorrere via quell'agitazione che ho in corpo.
Sospiro, alleggerendomi di questo macigno che improvvisamente viene sollevato dal mio petto.
"Okay okay, scusa. E' che ci eravamo accordati nell'informare Carlos che Charles fosse rimasto tutto il tempo sveglio a controllarmi... non gli avrei detto di certo che si è addormentato come un bambino sulla mia spalla" borbotto facendo spallucce, recuperando di nuovo la foto nel mio telefono.
Isa sbuffa, alzando gli occhi al cielo. "Dico sul serio, Mì. Non hai nulla di che preoccuparti, Carlos ha ben compreso il comportamento di Charles" mi risponde lei con un sorriso tirato, sistemandosi meglio sul divano prima di bere un sorso dalla sua Coca-Cola Zero appoggiata ai piedi della struttura per non farla rovesciare.
Annuisco, sentendomi meno in colpa. Rifletto su quanto Carlos sia stato così gentile nell'avvisare Isa che stessi bene, il che mi porta a paragonare il mio pessimo comportamento nei confronti di un'altra persona che invece è stata sempre così attenta e premurosa con me. Lascio che i miei pensieri fuoriescano dalla mia testa, dando loro voce e senza rendermi conto di non volerli controllare, una volta tanto.
"Mi dispiace solo aver mentito a Max... non meritava di essere trattato così" dico in un sussurro abbassando il capo, forse non sentendomi del tutto pronta ad affrontare seriamente la questione.
Proprio quando pronuncio il suo nome, così fuori contesto dall'esterno rispetto all'argomento che ci ha tenute impegnate, Isa cambia notevolmente espressione: è confusa, perplessa, spiazzata.
Aggrotta le sopracciglia inclinando il capo, senza comprendere questo mio intervento.
"Aspetta, non ti sto seguendo... che c'entra ora Max?" mi domanda di getto, con tono altrettando incontrollato.
Stringo le labbra, pronta a sganciare la seconda granata della serata, senza neanche date il tempo materiale ad Isa di metabolizzare ciò che le ho appena vomitato addosso sotto al capitolo principale chiamato "Charles".
Molte volte mi dimentico di come nella mia testa i discorsi possano passare da un estremo all'altro avendo comunque un filo conduttore, per me logico e sensato causato da un flusso continuo di pensieri, ma di come al di fuori possa essere destabilizzante il campio di subject, così di punto in bianco. Nota chiaramente che qualcosa mi rende irrequieta al solo intonare il suo nome, perché inizio a torturare le pellicine che contornano le unghie delle mie mani smaltate.
Proseguo lasciando Charles alle mie spalle, arrivando alla tanto attesa telefonata con Max e di come sono letteralmente tornata a casa di corsa pur di sapere cosa volesse dirmi.
Al solo udire della sua proposta, Isa si immobilizza. Smette addirittura di masticare ciò che ha appena divorato, facendomi sorridere imbarazzata ed altrettando tesa.
"Un momento, ho bisogno di qualche secondo per assorbire la cosa" mi interrompe la mora pulendosi velocemente la bocca e intimandomi di fermarmi alzando entrambe le mani in segno di stop.
Accartoccia il fazzoletto in una mano e lo appoggia sul tavolino basso, prendendo un grosso respiro per elaborare ciò che le ho appena detto.
Isa inizia con le domande a raffica, incapace di contenerle. "Quindi fammi capire... Max ti ha chiesto di andare alla pista di kart per vederlo correre domani pomeriggio, giusto? E tu cosa gli hai risposto? Ci andrai?" mi domanda Isa ancora a bocca aperta in preda allo stupore, dopo aver preso una bella forchettata di riso al curry, coprendosi poi la bocca con il dorso della mano.
La guardo, titubante di incontrare il suo sguardo stretto, riducendolo ad una fessura.
"Sì... giusto" annuisco con il capo, prendendo del tempo, terrorizzata di una sua reazione alla scoperta della mia risposta. "Ed io... ho accettato" le dico in un soffio abbassando il viso, non riuscendo a trasmettere troppa felicità nelle mie parole. I suoi occhi si allargano a questa mia notizia; lascia cadere la piccola forchetta in plastica nel contenitore del medesimo materiale, appoggiandolo successivamente sul tavolino basso davanti a noi.
Chiude gli occhi ed inspira, dando voce ai suoi pensieri. "Non... non ti capisco" confessa unendo le mani ed agitandole davanti suo viso.
Rimango in silenzio senza sapere che dire, aspettando che continui. "Nel senso... hai appena finito di raccontarmi di Charles, emozionata come una tredicenne... ed adesso mi dici che hai accettato un appuntamento con Max?" domanda retorica scuotendo il capo. Le sue sopracciglia sono aggrottate, chiaramente confuse.
Io non dico nulla. Mi limito solo a guardarla senza parole: sorrido imbarazzata, sentendo questa sensazione di disturbo prendere spazio e pesare sul mio petto, fino ad appesantirlo. Di nuovo.
Attende qualche secondo prima di parlare, come se volesse lasciarmi il giusto tempo per metabolizzare seriamente la cosa e trovare un ordine logico ai miei pensieri; mi guarda un istante in silenzio, senza dire nulla.
Isa mi scruta, sperando che io le dica qualcosa, ma ciò non accade. Così è lei la prima a continuare.
"Non capisco, Mì. Perché?" domanda, incapace di attendere ulteriormente il mio silenzio.
La domanda mi devasta. O meglio, le sensazioni che mi causa questa banalissima precisazione, mi spaventano terribilmente.
La sua precisazione seppur corretta e logica, mi fa sentire così sbagliata. Mi sento in dovere di darle maggiori spiegazioni, motivando la scelta della mia risposta.
Sono infastidita. "Non ho fatto nulla di male. Non eri tu quella che proprio ieri sera mi ha detto che non devo nulla a nessuno e che sono libera di fare ciò che voglio?" le domando irritata, mimando le sue parole con tanto di virgolette in aria.
Isa sembra spiazzata, perchè mi guarda sorpresa, sgranando gli occhi. "Sì, è quello che ho detto infatti" inizia lei sospirando. "Non sei vincolata a nessuno e hai tutto il diritto di sentirti libera di scegliere con chi passare il tuo tempo" continua ricordando perfettamente le sue stesse parole. "Ma continuo a non capire perché tu abbia accettato l'invito di Max, quando fino a pochi secondi fa eri sulle nuvole per Charles" afferma con tono quasi accusatorio.
"Onestamente non capisco la tua scelta, Mì: se sei interessata a Charles, perché hai accettato la proposta di Max?" chiede tagliente con un quesito aperto, che crea in me il caos più totale.
Isa non mi da modo di risponderle, ed insiste proseguendo il suo discorso. "Ti ho detto che sei libera di scegliere, ma non mi sembra che tu lo abbia fatto. Anzi, penso che tu abbia il piede in due scarpe proprio perché non sai scegliere" termina premendo le labbra insieme ed alzando le sopracciglia, intimandomi a darle una risposta che mi tocca proprio in quel punto più sensibile.
Lo fa in pieno, senza nemmeno prendere la mira. Affonda il coltello nella ferita della mia fragilità, che non fa altro che peggiorare questa sensazione di disagio che mi pervade.
Non so che dire. Per la prima volta da quando sono stata avvolta in questo vortice, mi sento schiacciata dai miei stessi pensieri.
Le parole di Isa mi toccano profonde, mi schiaffeggiano con violenza e mi obbligano a doverci sbattere la testa.
Mi sento come Alex DeLarge in Arancia Meccanica durante la scena del "Trattamento Ludovico", costretto a tenere le palpebre spalancate da un divaricatore oculare ad affrontare ciò che gli si presenta davanti, senza poter scappare, senza alcuna via di fuga.
Ed Isa in questo caso è in questo paragone così assurdo, è il mio divaricatore, ed io non posso fare altro che starmene qui fissa, davanti a lei, senza sapere che risponderle.
Schiudo la bocca, inspirando. "Ho accettato l'invito di Max perché mi andava di farlo. Non l'ho fatto per ripicca nei confronti di Charles" inizio, evidenziando il fastidio nelle mie parole, citando nuovamente le virgolette astratte.
"E poi, non ho affatto il piede in due scarpe: si tratta solo di un pomeriggio ai kart, Isa, non saremo soli, ci saranno anche altre persone oltre a noi; Charles non ha nulla a che fare con questo, sei tu che stai ingigantendo la cosa" ribatto incrociando le braccia, appoggiandomi contro lo schienale del divano, senza più appetito. Mi sporgo in avanti, appoggiando quello che rimane del mio pasto sul tavolino, guardandomi intorno in cerca di qualcosa su cui concentrarmi, scomoda dalla piega che ha preso il discorso.
Isa lascia uscire dalle labbra una risata nervosa, guardandomi con attenzione.
"Dai, Mina! Sai benissimo che Max è innamorato di te e questa proposta ne è la conferma" insiste la mora, mentre io spazientita mi alzo dal divano per andare in cucina con il mio piatto di plastica, intenta a rivolgere la mia concntrazione ad altro pur di evitare il discorso. "Per quanto ancora vuoi continuare a negare l'evidenza? Max è interessato a te, non vuole essere tuo amico. Ti ha invitato ad uscire perché sta cercando di farti comprendere i suoi segnali, ma tu non vuoi vederli per quello che sono" esclama Isa alzando la voce, afferrandomi per un braccio e bloccandomi al bisogno che ho di intrattenermi, continuando a non volerle dare retta.
Mi immobilizzo, infastidita da quel contatto; Isa ne è consapevole, sa benissimo quanto io ne sia infastidita e quanto mi faccia irrigidire la sua presa, ma non la molla. Stringe forte il mio braccio.
Sospiro, nervosa. "Max è stato così gentile dall'invitarmi anche per restituirmi la giacca che ho dimenticato nella sua macchina. Niente di più, niente di meno. Fino a poco fa ero entusiasta della cosa, ora mi stai facendo passare la voglia" la pizzico, mentre traffico in cucina e svuoto nel bidone dell'umido il contenuto del mio piatto. Mi risollevo, voltandomi di nuovo verso di lei. "Ho accettato la sua proposta, significa che ho piacere nel rivederlo e di passare del tempo con lui" affermo decida. "Ora, se per favore ritiri gli artigli dal mio braccio..." continuo, indicando con un cenno del capo la sua mano che finalmente, allenta la presa sulla mia pelle.
Isa indietreggia di qualche passo, mentre io continuo a sistemare ciò che avevo interrotto poco fa.
"Sono solo preoccupata per te, Mì" confida Isa accarezzandomi la schiena mentre le do le spalle. "So quanto tu sia interessata a Charles... e voglio solo assicurarmi che tu non ti stia andando ad infilare in qualche trappola mentale con Max, solo perché Charles non ti sta dando le attenzioni che vorresti" di nuovo, la mora affonda il suo coltello più in profondità.
Mi volto verso di lei, scostandomi dal suo tocco. "Te lo ripeto, Isa: Charles non ha nulla a che fare con questo. Non sto cercando le attenzioni di nessuno, tantomeno le sue" ribatto acida, mentre dentro di me sento lo stomaco annodarsi più e più volte.
Isa appoggia le braccia sui fianchi, inclinando il capo, ancora non convinta delle mie parole.
Io, in risposta mi arrendo e scelgo sfinita di rispondere alla domanda iniziale di Isa che ha dato voce a tutto questo. Mi appoggio sfinita con la schiena lungo il marmo del lavandino poco distante dall'umido. Tiro un lungo sospiro, abbassando il capo.
"Per quanto Charles mi interessi, e molto... non riesco a nascondere come io mi senta con Max. Sono due sensazioni diverse: Charles da una parte è elettricità pura, quando è intorno mi sento sempre in tensione, eccitata, come in pieno picco di adrenalina. Lo hai visto con i tuoi stessi occhi come sono quando lui è nei paraggi, sai benissimo l'effetto che mi fa" mi fermo un istante, sentendo le mani gelare e sudare freddo.
"Dall'altra parte invece, Max è così dolce con me, attento... premuroso. Mi fa sentire al sicuro, so che con lui non ho bisogno di preoccuparmi di nulla. Mi piace la sua compagnia, mi tranquillizza. Ed il fatto che abbia palesato un interesse nei miei confronti, mi ha fatto domandare spesso se io sia così accecata dalla mia ossessione per Charles da non dare la giusta importanza a Max" sento la gola assottigliarsi, e il nodo che si crea fa accelerare il mio respiro.
Sto finalmente buttando fuori ciò che ho sempre tenuto dentro. E' una sensazione strana, pesante, ma... piacevole. Liberatoria.
Sento infatti sulle spalle un'immensa responsabilità nel non voler rinunciare a nessuno dei due. Detesto dover scegliere.
Ecco perché ho accettato di uscire con Max; perché forse, per quanto io sia dirottata completamente verso Charles, sento che Max piano piano si sta insinuando nella mia testa, come un piccolo serpente agile, intento ad infilarsi in ogni angolo.
Ed è una sensazione così strana che mi è impossibile non sentirla o ignorarla. È un qualcosa che va al di sopra del mio controllo. Sono sempre stata così in conflitto con le notizie non programmate, con le infinite indecisioni; questa mia mentalità forse troppo opprimente e limitativa mi accompagna da tutta la vita.
Mi affianca da sempre, tanto da aver sviluppato un vero e proprio mantra: ho voluto battezzarlo "Il TeoreMina" da "Il Teorema di Mina". Chiamato così perché funziona al 100% su di me. La regola vuole infatti, l'unica e sola, che per ogni momento euforico, di immensa gioia, spensieratezza, euforia, felicità, ne corrisponda sempre in parallelo uno colmo di successiva insicurezza, di paura, di agitazione, di ansia, di impotenza nel non poterlo controllare. Nel non poter esigere che vada come dico io.
Per di più, oltre a questo sovraffollamento caotico di pensieri, nella mia testa c'è una preoccupazione che prende posto più di altre: riecheggiano nella mia testa le parole di Isa, in cui evidenzia il forte interesse di Max nei miei confronti.
Ci rifletto, sentendo nello stomaco un gorgoglio fastidioso ed una scia di brividi su tutto il corpo.
Isa mi ascolta incantata. "Io... io vedo come vi guardate tu e Carlos, vedo la chimica che c'è tra voi due, l'intesa. Ed è una cosa che invidio molto, ti dico la verità, vorrei viverla anche io. Carlos è così premuroso con te; è dolce, è sempre attento a farti stare bene come sua priorità. Ed è una cosa che io sento e percepisco con Max. Lo hai visto anche tu come si è preoccupato per me, per tutto il tempo. Me lo hai detto tu stessa per messaggio, ricordi?" le domando, ed il suo cenno del capo arriva all'istante.
"E' per questo che ho accettato il suo invito. Mi sento in dovere di volergli dare lo spazio che merita" termino con un sorriso tirato.
Isa annuisce, assorbendo le mie parole. Sento il mio respiro alleggerirsi; ammetto che esternare questa sensazione con qualcuno è davvero una bella sensazione.
"L'importante è che tu sia convinta della tua scelta" afferma sollevata. Isa, desiderosa quanto me di alleggerire la serata come in origine, sposta velocemente l'argomento su un qualcosa di più leggero.
"Sai già come vestirti?" incalza con un sorriso ampio sul suo volto, mentre lasciamo la cucina e torniamo in salotto, per riposizionarci sul divano; la mora curiosa nel suo sacchetto, ora contenente solo due biscotti della fortuna avvolti in un involucro di plastica color oro e rosso.
Afferro il biscotto ancora nella confezione, facendolo giocare nelle mie mani, sospirando di nuovo e rispondendo alla sua espressione rilassata.
"Per niente! Sono così agitata che non riesco a tranquillizzarmi da oggi pomeriggio" le confesso sbuffando di nuovo, sentendo il mio stomaco stringersi, per l'ennesima volta, ammorbidendo la mia postura e puntando i gomiti sulle ginocchia a gambe incrociate.
Valutiamo insieme ad Isa le opzioni presenti nel mio guardaroba, correndo al piano superiore per poter vedere con i nostri occhi ciò che possiamo creare.
Optiamo insieme per un paio di shorts neri a vita alta ed una camicia estiva bianca, che cade morbida sulle mie spalle, slacciata appena sopra il seno.
"Secondo me è perfetto! Bastano un paio di sneakers bianche e sei a posto!" suggerisce Isa appoggiando le grucce con i capi di abbigliamento sul mio letto, come a volerli tenere sott'occhio per ricordarmi esattamente cosa indosserò.
Sorrido insieme a lei, ridacchiando e ricordandole che le manderò le foto del mio look prima di uscire, decisamente svogliata di provarli ora e rischiando di lasciare l'odore di cibo e spezie della cucina cinese sui tessuti.
"Certo! Ti terrò aggiornata su tutto!" contiuo facendole l'occhiolino, mente Isa si siede sul letto guardandomi chiudere le ante dell'armadio davanti a noi.
"E se dovesse baciarti?" domanda lei diretta, tra una battuta e l'altra, quanto basta per far crollare di nuovo quella nuvola leggera su cui eravamo appena risalite.
I miei occhi si spalancano, ed una sensazione di vuoto mi fa quasi perdere l'equilibrio.
Bella domanda, Mina.
Come se già non fossi stata risucchiata dai miei stessi pensieri, paranoie, paure. Un altro piccolo mattoncino si aggiunge all'altissimo muro che ho costruito per anni davanti a me. Sono consapevole di quanto questo mio estremismo sia causato da un immensa sensazione di inadattamento e panico, eppure non riesco ad ignorarlo. Il mio cervello non è in grado di elaborare altre possibili conclusioni di serata; non conoscendo minimamente l'approccio di Max in quell'ambito, corro subito alla tragicità più estrema.
Questa domanda non mi da pace, non mi da in alcun modo un attimo di respiro.
"Non-non ci avevo pensato" borbotto a bassa voce, sentendo il mio cuore sprofondare all'idea. Isa fa spallucce, minimizzando la cosa. "Non per metterti ansia, ma potrebbe essere una possibilità" ridacchia divertita, mentre mi fa segno di tornare di sotto, per riposizionarci sul divano.
Io sorrido forzatamente, e la seguo mentre per prima si dirige verso le scale. Spengo la luce della mia cameretta, voltandomi un'istante dall'ingresso per osservare attenta il look di domani. Quell'accoppiata di abiti potrebbero essere quelli che Max vedrà nel caso dovesse baciarmi.
Lunghi sospiri colmano il silenzio che si è creato mentre torniamo in soggiorno, tanto dal non riuscire a sentire altro. Torno a smarrirmi di nuovo nei miei pensieri, che mi isolano per qualche secondo.
Improvvisamente l'euforia, il divertimento e l'emozione sembrano dissolte nel nulla, ora sepolte nella folta nebbia della paranoia, lasciando spazio solo ad ansia e preoccupazione.
Isa ha ragione, potrebbe succedere. Ed io ne sono turbata, spaventata. Anzi, terrorizzata.
Non so perché io mi senta così.
Voglio dire, questa sensazione di panico che mi pervade mi agita notevolmente.Di nuovo in realtà, mi elettrizza.
Mi sento di nuovo irrequieta, proprio come oggi pomeriggio. Sono emozionata ovviamente, di rivedere Max, di stare insieme a lui, di passare chissà quanto tempo in sua compagnia. Eppure... questa probabilità non mi fa stare tranquilla.
Mi trovo in estrema difficoltà. Mi sembra di voler evitare a tutti i costi quella che invece è la pura e palese soluzione ai miei drammi.
Come affronterò la giornata di domani, se sono così irrequieta?
Devo resettare tutto, devo mantenere la calma. Ma non ci riesco, è più forte di me. Il mio cervello non vuole proprio collaborare; tutti i pensieri si affollano su ciò che mi ha saggiamente ricordato Isa. Provo ad interrogarmi su come potrei sentirmi, che sensazioni potrei provare.
Questo è quello che mi spaventa di più; non tanto l'effettiva possibilità, ma il non sapere come io possa reagire davanti a questo evento.
Purtroppo non posso saperlo, non posso prevederlo, controllarlo, comandarlo, e questo mi fa impazzire. Ed è un qualcosa che mi turba da quando ho concluso la telefonata con Max oggi pomeriggio.
Isa mi scuote per le spalle, riportandomi alla realtà. "Cosa aspetti a scartare il tuo biscotto?!" esclama la mora dandomi una gomitata, invitandomi con un cenno del capo a sbrigarmi.
Annuisco, cacciando velocemente questo pensiero. Scarto velocemente l'involucro, e dopo aver spezzato in due il biscotto, sfilo con attenzione la sottile strisciolina di carta, che riporta il seguente messaggio.
"The choice that you are afraid to take could be the one that changes everything! / La scelta che avete paura di prendere potrebbe essere quella che cambia tutto!"
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Obsessed
FanfictionÈ un venerdì sera come tanti, di fine estate, dove il sole tramonta tardi e si sente ancora la voglia di relax. Un venerdì in cui Mina, terminata l'ennesima settimana faticosa di lavoro nel suo piccolo ufficio in periferia come impiegata logistica...