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Fortunatamente le nostre ordinazioni arrivano giusto una manciata di secondi dopo la domanda di Max, che mi permette di poter lasciare andare il respiro che trattengo senza neanche rendermene conto. E' come se l'intromissione della cameriera mi abbia in qualche modo salvato ad effetto paracadute da una possibile situazione scomoda. Per quanto io sia consapevole di non dover riconoscere nulla a Max come mi ha sempre ricordato Isa, allo stesso tempo trovo alquanto di cattivo gusto e poco rispettoso informarlo che Charles dall'altra parte dello schermo del mio telefono stia cercando in modo subdolo di attirare la mia attenzione con l'unico obiettivo di infilarsi nella nostra serata.
Come un piccolo vermicello viscido si infila infido tra il terreno fertile del mio appuntamento, con presunzione ed altrettanta arroganza nel farlo liberamente, senza porsi nemmeno troppi problemi; forse è proprio questo che mi fa irritare. Charles sta continuando a giocare con me per gonfiare sempre più il suo ego per gratificare solo ed unicamente sé stesso, facendo leva sulla mia debolezza.
L'idea che sia così convinto e sicuro di sé di poter fare quello che vuole senza alcuno scrupolo o un minimo di buon senso mi fa innervosire terribilmente. So per certo che questo sia il suo scopo; non tanto per possibile gelosia o fastidio nel sapere che io sia seduta davanti a Max, ma solo per puro divertimento, per passatempo.
Lo sta facendo solo per il gusto volermi infastidire e dimostrare ancora una volta quanto sia maledettamente bravo nel mandare in tilt il mio cervello.
Mi sembra quasi di venire colpita da allucinazioni; a tratti mi sembra di sentire la sua voce all'esterno, la sua risata che riecheggia acuta ed ovattata, così come la sua presenza che mi sembra di vedere per davvero, seduto qui insieme a noi in questa stanza, trasformando le pareti che ci cullano in una bolla di sapone fragile e delicata, per poi scoppiarla con il suo ago appuntito ed senza mostrare il men che minimo segno di rimorso. Anzi, lo immagino con un ghigno sul viso e lo sguardo di sfida, pronto a colpirmi.
E' incredibile tutto questo. Da quando i miei occhi hanno incrociato il nome di Charles spiccare sullo schermo di vetro infatti, sento di avere la percezione della realtà come alterata, come se la realtà fosse stata drasticamente ribaltata. E' basato un suo singolo messaggio per travolgere come l'onda di uno tsunami fortissimo il mio buon umore ed annullare totalmente la compagnia di Max che mi ritrovo consapevolmente ad aver eclissato. L'intromissione di Charles infatti ha preso il sopravvento, diventando momentaneamente il protagonista di ogni mio pensiero; Max in tutto questo disegno astratto frutto del mio cervello però, non si è mai mosso dal suo cuscino morbido; lo vedo ancora ben chiaro nella mia mente.
È alle spalle di Charles, figurativo, immobile ma invisibile, tanto da riuscire a vedere attraverso il suo corpo; riconosco la sua silhouette, come se fosse diventato un fantasma.
Per fortuna sono solo mie illusioni, mi dico rassicurandomi; sento poi, appena dopo averci riflettuto, una scossa di brividi ovunque al solo pensiero che Charles potrebbe essere il tipo di persona dal materializzarsi in questo locale. E questa consapevolezza così concreta mi terrorizza, mi travolge all'improvviso come una scossa di terremoto.
Mi spaventa il modo in cui mi sentirei e quanto ne sarei stranamente felice, eccitata, seppur allo stesso tempo infastidita di vederlo lì, magari nascosto ad un tavolo, rigorosamente di spalle a Max e con l'unico obiettivo di torturarmi, farsi notare solo da me e da nessun altro.
E probabilmente, sapere che ne sarebbe perfettamente capace, mi agita ancora di più. Sento una scia di brividi a quella fastidiosa sensazione di disagio e malessere alla sola possibilità. Riporto così i miei occhi vaganti su Max, sentendomi nuovamente in colpa per questo flusso di pensieri psicotico.
Riesco a rispondere al biondo davanti a me con un disinvolto "sì" aggiungendo di essermi spaventata per il suo arrivo così a sorpresa, declassando volutamente qualsiasi altra scusa che abbia contribuito a farmi avere una faccia impallidita; sposto poi di scatto lo sguardo sulla porta scorrevole alle sue spalle che si apre di nuovo, improvvisamente, facendo voltare anche Max.
E se fosse Charles? Domanda la mia mente nel panico, seppur consapevole di quanto possa essere terribilmente assurdo ed improbabile.
Fortunatamente però, non è affatto il biondo nella mia testa ad accogliere il mio sguardo; è invece la cameriera, sempre sorridente e particolarmente impegnata a spingere un carrellino nero lucidissimo a tre ripiani, contenente i nostri piatti ancora fumanti appena usciti dalla cucina.
Con quanta più leggiadria possibile li appoggia sul tavolo che si riempie in poco tempo con la maggior parte delle pietanze proprio di Max. Le mie narici assorbono come una spugna questi odori così forti e tipici orientali, stimolando il mio appetito che inizia a farsi sentire.
Anche il biondo sembra notevolmente affamato alla vista delle nostre ordinazioni; si accomoda infatti velocemente al suo posto riponendo le scarpe nell'apposito contenitore e dopo averci augurato una buona cena, osserviamo la dolce ragazza fare un lieve e cortese inchino prima di uscire dal nostro privè, indietreggiando e spingendo silenziosamente con sé il suo carrellino, fino a chiudere la porta della stanzetta alle sue spalle.
Cala così il silenzio per una manciata di secondi, dove entrambi non sappiamo che dire.
Mi volto a guardare Max, che senza accorgermene sorregge il suo telefono in mano davanti al viso; deve averlo sfilato agilmente dalla tasca mentre ero così immersa ad osservare la ragazza appena fuggita. Ci metto un attimo a capire cosa voglia fare: Max ancora silenzioso mi sorride, forse curioso e stimolato dalla mia precedente richiesta di volerlo immortalare in una fotografia; sento un piacevole calore sulla pelle all'idea che anche lui voglia fare lo stesso per questa serata. Il solo pensiero di sentirmi apprezzata ed importante per qualcuno mi stupisce sempre; è così inaspettato per me.
Poi, finalmente, notando ed apprezzando il rossore sul mio viso, prende parola. "Non posso non tenere un ricordo con questa meraviglia davanti a me" spiega facendo capolino dal suo schermo; guarda con occhi affamati i piatti e successivamente me; in risposta sento una stretta piacevole al cuore, consapevole che quanto stia dicendo non faccia riferimento solo alla quantità di cibo profumatissimo davanti a noi.
Ma a me, anzi; forse, solamente a me.
Ricambio il suo sorriso arrossendo ancora, cercando poi di sistemare velocemente i capelli scostandoli dietro le spalle e raddrizzo la schiena, inarcandola in avanti e spingendo il petto in fuori. Sposto inizialmente lo sguardo altrove, voltando il viso di profilo e guardando verso i fiori di ciliegio sopra le nostre teste, troppo imbarazzata per guardare direttamente l'obiettivo davanti a me.
Mi sento sopraffatta nel sentire gli occhi bollenti di Max come riflettori e quasi come una bambina nascondo il mio volto coprendolo con una mano sporgendomi in avanti, lasciando sibilare una risata nervosa in sottofondo.
Max ridacchia con me, chiaramente divertito e trovando questa mia azione molto dolce.
Non sono mai stata un'amante delle foto programmate o per le espressioni forzate; personalmente mi mette molto a disagio sapere di essere costretta, per così dire, a dover sentire il mio volto tirare pur di forzare il mio più bel sorriso sperando di essere uscita bene in una foto altrui.
Così con le guance in fiamme e la piena consapevolezza di avere la fotocamera di Max puntata come un paparazzo, trovo coraggio e mi convinco a sollevarmi verso l'obiettivo, accennando un leggero sorriso, intrecciando le dita ed appoggiando le mani sulle mie gambe incrociate. Sospiro, come a riprendere finalmente fiato con regolarità e lasciarmi andare, cercando di godermi il momento a pieno.
Max scatta velocemente un paio di foto, sia prima che io mi sia ripresa, sia quando gli sorrido dolcemente, guardando lo schermo con un'espressione soddisfatta di sé.
Il biondo davanti a me ha un'espressione di puro divertimento in viso, probabilmente estasiato dell'avere qualcosa di me nel suo telefono, un ricordo così intimo e personale che può guardare e riguardare ogni volta ne sentirà il bisogno.
Mormora un "okay" soddisfatto e lo vedo trafficare con il dispositivo, prima di chiedermi il permesso di poterla postare online. Annuisco a testa bassa, sorpresa, sentendomi poi in difetto per aver fatto lo stesso senza neanche aver avuto l'accortezza e la sua autorizzazione a poter condividere il suo volto sul mio profilo.
Max percepisce all'istate il mio imbarazzo, così scelgo di dargli spiegazioni, sperando così di alleviare anche il mio. "Anche io ho postato la foto che ti ho fatto" lo informo giocando nervosamente con le mani.
Sembra sorpreso; alza un sopracciglio. "Davvero? Sono proprio curioso" domanda retorico, prima di chiedermi quale sia il mio username.
In questo esatto momento ringrazio la mia saggia decisione di non aver mai avuto l'idea malsana di iscrivermi ai social con qualche nome assurdo, sarebbe stato davvero imbarazzante dover dire a Max che può trovarmi online con qualche nomignolo strano, degno di episodi di bullismo.
Max prende nota annuendo con il capo, mentre le sue dita corrono velocemente sulla tastiera, digitando il mio username nella barra di ricerca.

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