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Il ritorno alla macchina sembra il cammino della speranza. Ci sosteniamo l'un l'altra a braccetto, lanciandoci occhiate e commenti sottovoce troppo entusiaste della serata appena trascorsa.
La leggera aria fresca di inizio settembre tocca la nostra pelle accaldata, sudata, causando una lunga scia di brividi su tutto il corpo e facendoci quasi rimpiangere la temperatura del locale a cui eravamo abituate.
Molte altre persone intorno a noi hanno preso la stessa saggia decisione di avviarsi verso casa dopo la serata movimentata, almeno per noi, e sinceramente l'unica cosa a cui penso in questo momento è il morbido ed accogliente letto che mi aspetta.
Passo dopo passo raggiungiamo la Mini nera di Isa, e le propongo di lasciarmi guidare al posto suo come promesso a Carlos, sia per l'alcol ancora nel suo corpo, sia per lo spavento che si è presa e portata a casa come premio della serata; lei accetta senza troppe obiezioni, passandomi le chiavi e correndo diretta al sedile passeggero. La raggiungo dalla portiera del guidatore, ed appena i miei piedi toccano il morbido tappetino posizionato sotto al sedile, lascio uscire dalle mie labbra un gemito di dolore e successivo sollievo, allentando appena le scarpe per far respirare le mie caviglie.
"I miei piedi hanno smesso di funzionare" sibilo allungandomi per chiudere la portiera aperta alla mia sinistra; chiudo gli occhi e tiro un lungo sospiro, prima di voltarmi verso Isa senza riuscire a trattenere un urlo stridulo, consapevole dell'argomento che non vedevamo l'ora di affrontare. Sento il cuore aumentare i battiti, quasi emozionata, mentre i nostri occhi si scambiano uno sguardo d'intesa ed eccitazione forse troppo elevata.
"Allora" esclamiamo quasi in coro all'unisono, agitandoci come due bambine decisamente troppo euforiche sui sedili.
"Inizia tu" le dico sistemandomi sullo schienale ed inserendo le chiavi nell'apposito quadro, sentendo in risposta la macchina avviarsi con un rombo. Allacciamo velocemente la cintura di sicurezza, regolo appena lo specchietto centrale ed il sedile alla mia altezza e siamo pronte per il tanto atteso viaggio di ritorno.
Non che la serata non mi abbia intrattenuto ed appassionato, ma cosa c'è di più appagante delle chiacchiere e del gossip post locale con un'amica?
"Allora" ripete Isa toccandosi nervosamente i capelli. "Credo di aver trovato l'uomo della mia vita" commenta andando diretta al punto; rido al suo commento, mentre voltandomi indietro esco lentamente dal piccolo parcheggio con la retrò, immettendomi poi agilmente in carreggiata. Isa traffica con il navigatore integrato nella macchina, selezionando il mio indirizzo di casa già in memoria e lo avvia mantenendo il volume basso per poter parlare.
"A parte il fatto che siete spariti per quasi tutta la sera" commento alzando un sopracciglio guardandola, senza distrarmi troppo dal tenere d'occhio la strada. "Si può sapere cosa avete combinato in quel bagno?" le domando lanciandole nuovamente un'occhiata divertita. Lei scoppia a ridere gesticolando con le mani davanti al viso, imbarazzata.
"Niente, scema" ribatte lei imbarazzata toccando il mio avambraccio teso verso il cambio manuale. "È andata davvero così come ha raccontato Carlos" fa una piccola pausa sorridendo, "al bagno alla fine non ci siamo nemmeno andati, eravamo in fila e poi è successo quello che è successo" continua lei afferrando il suo cellulare fra le mani, rabbrividendo al solo ricordo.
Io annuisco con il capo. "Immagino siate stati in silenzio per tutto il tempo, no?" la stuzzico curiosa di sapere cosa si siano detti nell'attesa. Isa mi sorride imbarazzata. "Non ci siamo detti niente di che, abbiamo parlato un po' di cose superflue: il lavoro, cose così" continua lei osservando il telefono con occhi bassi, cercando di nascondere il rossore del suo viso tra i capelli.
"Ho scoperto che Carlos insieme a suo padre, che si chiama come lui" ridacchia disegnando una piccola parentesi tonda immaginaria per fissare questo dettaglio, marcando l'ironia e la coincidenza dell'avere lo stesso nome "ha un concessionario non molto lontano da Siviglia, oltre a gestire anche Il Faro. Suo padre è socio insieme ad altri fratelli e a quanto pare hanno intenzione di allargare ancora di più il locale con una piscina esterna nel privè per l'estate" racconta Isa alternando il suo sguardo dal cellulare al mio viso.
Annuisco, cercando di viaggiare con l'immaginazione organizzando nella mia testa come potrebbe trasformarsi il locale; ci immagino velocemente in una serata in piena estate, tutte e due vestite eleganti, ben saldo nelle nostre mani un calice di vino rosso per Isa e per me il solito Gin Tonic, impegnate ad osservare ciò che ci circonda, mentre l'oscurità nella notte combatte con la luce delle lampade e della piscina illuminata.
Wow, figo, commento mentalmente divertita.
"Carlos però mi ha spiegato che nonostante sia il figlio del boss, lui lì dentro non ha molta familiarità con i dipendenti; ne conosce qualcuno di vista, come Charles, ma gestire il locale non è una cosa che sembrerebbe interessargli. A detta sua, è molto meglio fare il cliente ed adocchiare le ragazze giocando la carta dell'essere il figlio del capo" commenta divertita, indicando sé stessa riferendosi all'ultima frase pronunciata.
Io annuisco, raccogliendo quante più informazioni possibili, senza perdere di vista il navigatore. Rifletto per un istante sull'ultima battuta di Isa con un sorriso sul viso, riconoscendo l'incredibile capacità e faccia tosta di Carlos nell'avvicinarsi ad entrambe senza alcun imbarazzo; un punto a tua favore, Sangue Latino.
"Tu piuttosto" mi pizzica senza perdere tempo, come se non aspettasse altro che sentirmi parlare.
"Non devi dirmi niente?" alza le sopracciglia dubbiosa sorridendomi, interrompendo per un istante le sue ricerche da detective sul cellulare per rivolgermi la sua totale attenzione.
Mi mordo il labbro superiore sentendomi all'angolo.
La mia mente ripercorre quasi come uno slideshow un breve riassunto della serata che abbiamo appena trascorso, facendomi realizzare di non aver avuto alcun modo di terminare mezzo discorso con Charles; mentre Isa e Carlos hanno avuto il loro momento di assoluta privacy per approfondire la loro conoscenza per quanto possibile, non posso dire lo stesso nel mio caso.
"Non è andata bene come a te" le dico controllando la strada ed il navigatore che sottovoce mi indica di svoltare alla prima uscita alla prossima rotonda.
Con un evidente amaro in bocca racconto ad Isa quello che si è persa durante la sua assenza.
Sbuffo, lasciando uscire tutta la frustrazione che mi porto dentro. "Abbiamo scambiato qualche parola ma ogni volta c'era un elemento di disturbo, che comprendo; dopotutto stava lavorando" commento lasciando uscire un velo di tristezza nella mia voce.
Ma che potevo aspettarmi?
Inevitabilmente mi accorgo di mettere a paragone le nostre due conoscenze, seppur così diverse.
Per quanto possa invidiare Isa e la sua incredibile capacità nel mostrarsi così estroversa e socievole, non mi sento tanto coraggiosa dal poter dire lo stesso di me, e forse il fatto che Charles fosse così preso a lavorare è in realtà l'ennesima scusa in cui continuo a rifugiarmi per non aver avuto le palle di fare qualcosa per cambiare le cose, svoltare la serata. Dopotutto, nonostante le ordinazioni, Charles è sempre rimasto per quanto possibile al bancone insieme a noi, riuscendo anche a chiacchierare da solo con Isa. Quest'ultimo pensiero manda un leggero pizzichio alle mie mani ben salde sul volante, che mi fa stringere la presa, evidenziando le nocche bianche.
Chissà cosa si sono detti quei due, sarei proprio curiosa di saperlo. Sono quasi tentata di lasciar uscire tutta la mia curiosità, mista ad un pizzico di gelosia, ma decido come al mio solito di rimandare questa cosa a data da destinarsi, perché non ho un briciolo di coraggio.
"Vero" sussurra ora Isa ascoltandomi, mentre il suo volto è fisso sulla strada davanti a noi. "Charles sembra così misterioso" afferma quasi leggendomi nel pensiero.
"Anche io ho avuto la tua stessa sensazione per tutta la sera" le confido sincera, affermando quanto detto guardandola per un istante alla mia destra.
"Ha un modo di guardare chi gli sta davanti così ambiguo e ipnotizzante. I suoi occhi mi hanno trasmesso delle sensazioni contrastanti per tutto il tempo" le dico prendendo la prima uscita come indicato dal navigatore. Isa rimane in silenzio, stringendo gli occhi come se stesse riflettendo sulle mie parole, ascoltandomi attenta.
Io sono un fiume in piena, pronto a straripare dai suoi margini per la quantità di informazioni che voglio sputare fuori. Ho bisogno di esternare quello che ho percepito per tutta la sera, altrimenti potrei soffocare da un momento all'altro con i miei stessi pensieri.
Deglutisco un piccolo quantitativo di saliva alla disperata ricerca di prendere fiato, prima di continuare a parlare.
"Ci sono stati momenti in cui mi sentivo ipnotizzata dai suoi sguardi, altri invece mi spaventavano" le dico riflettendo sulle mie emozioni. "È stato strano. A volte percepivo una sensazione di disagio così forte dal farmi sentire quasi nuda, troppo esposta contro la mia volontà" a queste parole sento il mio viso arrossarsi di nuovo, ma decido di continuare a rovesciare ogni mio pensiero come capita, senza prestare troppa attenzione a ciò che dico e come lo dico. "Non so bene come facesse, ma il suo sguardo sembrava quasi oltrepassarmi, come se volesse a tutti i costi scavare nel mio profondo; i suoi occhi diventavano più espressivi, e giuro di averli visti scurirsi. In altri momenti invece quel cambiamento di tonalità non c'era ed erano più chiari, leggeri, quasi limpidi; anche il suo umore era molto più tranquillo ed amichevole. Sembrava come se non fosse più disperso nei suoi pensieri."
Isa interviene, interessata dal mio discorso. "Ho notato anche io il modo in cui ti osservava" mi confida, e la reazione che si innesca nel mio corpo sembra quasi stupirmi. Sento un nodo allo stomaco crescere a dismisura per una manciata di secondi, che precede una scia di brividi lungo le braccia, quasi come se avessi appena aperto la finestra di casa in pieno inverno. La conferma così reale e concreta da parte di Isa sugli occhi di Charles afferma quanto io abbia sempre sospettato: non mi ha mai persa di vista.
Nascondo compiaciuta un sorriso soddisfatto, mordendomi il labbro inferiore e guardando imbarazzata verso il mio finestrino, come se fossi a tutti così alla ricerca di una via di fuga.
"Wow" commenta quasi senza parole. "Lo hai guardato per bene eh?" Isa sorride provocandomi, tornando a trafficare con il suo cellulare.
Io annuisco divertita, seguendo la sua risata. "Sicuramente è un ottimo osservatore" commenta lei sistemandosi i capelli su una spalla.
Esplodo, sentendo le parole strette in gola che mi supplicano di uscire. "Infatti non ha perso occasione di farmelo notare quando sono rientrata in sala dopo avergli riportato il bicchiere di Lando; secondo me non aspettava altro. Probabilmente è un carattere molto dominante che ama tenere il controllo sotto di sé" mi bagno le labbra con la lingua prendendo fiato, parlando di Lando come se lo conoscessi da sempre.
Isa sembra confusa, scuote la testa aggrottando le sopracciglia, interrompendo il mio discorso.
"Ferma un attimo" mi interrompe sistemandosi sul sedile con la schiena ben dritta.
"Chi è Lando? Mi sono persa qualcosa?" domanda.
Scoppio a ridere notando la sua espressione, accogliendo e comprendendo a pieno la sua reazione: dopotutto non ho ancora avuto modo di raccontarle tutto quello che è successo una volta messo piede nella sala fumatori.
Mi concentro sul lungo discorso che ci aspetta, prendendo la rincorsa con un lungo respiro.
"Eri così naufragata nei grandi occhi scuri di Carlos da non vedere nessun altro, comprensibile" le dico stuzzicandola, provocando in lei una risata imbarazzata che le fa abbassare gli occhi.
"Comunque, quando sono uscita a prendere un po' d'aria si è avvicinato un ragazzo a chiedermi se avessi una sigaretta e poco dopo un suo amico fin troppo allegro ci ha quasi rovesciato un drink addosso, macchiando anche la manica del mio body oltre alla sua camicia" le spiego, notando estrema attenzione e concentrazione da parte di Isa, che segue con gli occhi ogni mio movimento.
"Ho scoperto che si chiamano rispettivamente Max e Lando, ed è stato divertente vedere come nonostante fossimo sconosciuti, siamo rimasti lì in piedi un po' imbarazzati dalla situazione; Max mi ha dato l'impressione di essere il classico ragazzo un po' scontroso e sempre serio, ma secondo me è solo ciò che vuole far apparire all'esterno. Lando invece, l'amico ubriaco per intenderci, sembrava molto più alla mano e dolce; sicuramente sarà stato anche l'alcol a renderlo più socievole. Lo abbiamo soccorso appena in tempo, altrimenti sarebbe caduto a terra di faccia senza neanche rendersene conto" immagino nuovamente la scena e scoppio a ridere, ed Isa insieme a me.
"Che dire" esordisce appoggiando il telefono sul cruscotto. "Innanzitutto ti faccio i miei complimenti per la capacità con cui sei riuscita ad acchiapparti così tanti ragazzi in una sola serata" esclama dandomi una gomitata per stringermi la mano con forza.
Scoppio a ridere insieme a lei data l'assurdità della situazione.
Solitamente le cose sono invertite; non ho mai nascosto a me stessa quanto Isa sia nettamente più affascinante, bella e carismatica di me, infatti spesso è lei che cattura in prima battuta l'attenzione e gli occhi delle persone che incontriamo, specialmente in ambito maschile. È una consapevolezza che so di avere oltre che un dato di fatto, sono in grado di vivere questa realtà con tranquillità. Nonostante io sappia che ci sia molto altro oltre all'aspetto fisico in una persona, so che non sarò mai così alla mano come Isa; non sarò mai come lei, ed in tutta onestà non vorrò mai esserlo. Ho imparato ad apprezzare i miei valori, tollerare i miei limiti, sopportare e smussare i miei difetti e le mie insicurezze; a non sentire il bisogno di oscurare gli altri o di sentirmi inferiore; è un dato di fatto che Isa sia molto più bella di me, che rispecchi di più lo stereotipo di bella ragazza che piace a prescindere, ed io lo accetto.
"Ti sei data da fare stasera" commenta di nuovo, ed ecco l'ennesima gomitata di Isa sfiorare il mio braccio. "Non hai perso tempo e hai adocchiato altri due boni, tre con Charles!" mi dice ridacchiando.
"Non ho adocchiato nessuno" le rispondo ridendo, riportando la mia totale attenzione sulla strada.
"É stato solo un incontro casuale e buona educazione" continuo io decisa, forse cercando di convincere più me stessa che Isa.
"Infatti parlavo di Charles, non dei ragazzi del drink" mi corregge lei pungente, sapendo benissimo dove andare a sparare, colpendo perfettamente l'obiettivo che stavo cercando di evitare.
Non appena queste parole arrivano alle mie orecchie, inizio a realizzare quanto io stia cercando di spostare l'attenzione su chiunque, tranne che su Charles: la persona che tra tutti ha attirato la mia attenzione e la mia curiosità più del dovuto questa sera.
Porto con me la razionale consapevolezza di quanto tutto ciò che sia accaduto sia frutto di pura coincidenza e normalità, ma ammetto in fondo che una piccola parte di me non fa altro che riflettere su quanto le nostre decisioni possano influire su ciò che ci accade.
Credo fermamente che ogni cosa accada per un motivo, che il destino ci metta davanti a delle cose, delle esperienze, emozioni e persone per un motivo; non sono incontri passeggeri; per quanto possano essere momentanee, ognuna delle persone che incontriamo ci aiutano inconsapevolmente ed inconsciamente a plasmare sempre di più chi siamo. È un po' come avere un enorme puzzle sempre in costruzione, dove ad ogni passo si aggiunge, volente o nolente, un piccolo tassello, che si incastra perfettamente e piano piano dà forma ad ognuno di noi; si rende partecipe a modo suo nel costellare la nostra entità, la nostra persona, la
nostra essenza più profonda.
Forse sarà così anche con Max, Lando e Charles, mi dico; o forse sto immaginando ed ingigantendo tutto cose come al mio solito.
E dai Mina!
Io non rispondo, preferisco il silenzio piuttosto che affrontare direttamente l'argomento; abbasso gli occhi per un istante e torno a concentrarmi sulla strada, mentre il navigatore mi ricorda dove svoltare. Lo guardo velocemente, puntando direttamente sulla distanza in tempo che mi divide dal vialetto di casa, ovvero solo 10 minuti.
Mi sento quasi scoperta, fragile davanti alla schiacciante verità con cui mi trovo ad avere a che fare; è un tiro alla fune costante quello che sto processando ed elaborando nella mia mente.
Mi trovo in piedi, nel mezzo, con le braccia distese e legate ai polsi da due corde, una rossa ed una blu; la blu rappresenta l'orgoglio, quella dannata sensazione di non ascoltare mai il proprio cuore e vivere con la costante preoccupazione di non essere ferita da nessuno; la rossa, invece mi trascina nel senso opposto. Rappresenta la fragilità, la mia parte più delicata e pura che ho sempre represso e che, non ha paura di farsi sentire e di tirare la corda tanto forte quanto la blu. E poi ci sono io, lì sempre in piedi, costantemente in bilico tra queste due forze così contrastanti eppure così presenti nella mia vita. Costantemente in tensione, costantemente il equilibrio. Sento che la corda blu è in tensione, è affaticata, ha il fiato corto perché la rossa questa volta è più forte, la sua presa è bel salda e decisa, sicura.
Mi convinco che forse, una volta tanto sia giusto lasciar che le cose accadano, senza dirottarle o fermarle per il costante timore di... di cosa?
Di provare dei sentimenti?
Di provare emozioni?
Di sentirsi vive?
Tiro con forza  il braccio arrossato dalla corda verso la rossa, spostando tutto il mio peso a suo favore, destabilizzando la blu che molla la presa, facendoci cadere a peso morto.
Isa comprende il mio silenzio, capendo dal modo in cui osservo la strada davanti a me che sono totalmente immersa nei miei pensieri. Mi riporta alla realtà, catturando la mia attenzione.
"So che sei nella tua modalità aereo e sei dentro i tuoi pensieri fino ai capelli, ma ci tengo a dirti che nel frattempo io provvedo ad indagare un po' con le mie doti da stalker per vedere se trovo i loro profili Instagram, dato che non abbiamo neanche azzardato a chiedere loro i numeri di telefono" commenta lei con tono malinconico. Si sporge in avanti per poi lasciarsi andare sullo schienale, sbuffando dispiaciuta e scostando i capelli dietro l'orecchio, impegnata nella sua ricerca.
"Vero" ribatto io sorridendo, annuendo con il capo.
"Pensavo che Carlos te l'avesse chiesto mentre eravate appartati a chiacchierare" lei intimo sorpresa, convinta che i due si fossero scambiati i relativi contatti, o per lo meno i profili Instagram, qualora la prima opzione potesse passare come troppo azzardata.
Isa senza togliere lo sguardo dal cellulare, muove la testa in segno negativo.
"No, diciamo che secondo me nessuno dei due ha voluto osare" mi confida mantenendo quel velo di tristezza nella sua voce.
Comprensibile, commento. Dopotutto è stato un incontro così improvvisato da non permettere neanche alla persona più lucida di pensare razionalmente; apprezzo e comprendo che Isa abbia preferito godersi il momento senza troppi pensieri, assaporando al meglio i momenti con Carlos che seppur brevi, saranno stati intensi.
Torno quasi come un pensiero ad anello a paragonare gli andamenti della nostra serata; io in confronto ad Isa non ho concluso un bel niente con Charles. Anzi, non ho nemmeno dato inizio a nulla. Non che fosse mia intenzione, ma andiamo, sicuramente se avessimo avuto modo di goderci la serata come si deve mi avrebbe fatto piacere sapere qualcosa in più di lui, conversare come due persone normali che sorseggiano il loro drink preferito, piuttosto che lavorare al bancone.
Avrei potuto abbandonare quella curiosità nei confronti di Charles per dirottarla verso qualcun altro, e la mia testa corre subito a Max e Lando, gli unici due oltre il biondo con cui ho avuto contatto.
Per quanto anche loro mi abbiano intrattenuto, ammetto che il mio livello di curiosità è stato molto differente; do la colpa al contesto, forse poco adatto, o probabilmente è stato l'imbarazzo della situazione creata senza volerlo da Lando.
Non deve di certo essere semplice avvicinarsi ad una ragazza mentre si fa da badante ad un amico poco sobrio, e non deve esserlo neanche quando si è particolarmente allegri dal non riuscire neanche reggersi in piedi sulle proprie gambe.
Sorrido divertita al ricordo della scena, ed istintivamente mi ritrovo ad immaginarli mentalmente tutti e tre insieme, in fila, uno accanto all'altro, seppur totalmente diversi.
Lando, nonostante fosse ubriaco mi ha fatta sorridere; alto, scuro, senza neanche un accenno di barba; i suoi occhi anche se colmi di gradazione alcolica sembravano molto teneri e rassicuranti.
Max, biondo dalle iridi chiari e di un colore così complicato da definire; di primo impatto tanto burbero quanto composto e rigido, la sua mascella ben serrata sembrava quasi volermi spaventare, intimorire. È bastato poi un sorriso divertito a lasciar trasparire un briciolo di dolcezza sul suo viso.
E infine Charles. Il più impostato e misterioso di tutti; un mix di curiosità e carisma, con un incredibile capacità di attrarre interesse e allo stesso tempo di divertirsi, quasi a voler abbandonare quell'aspetto così da osservatore.
"Trovato!" esclama improvvisamente la mia amica accanto, quasi perforandomi un timpano dal volume
della sua voce. Mi spavento al suono acuto e stridulo della sua voce emozionata, e ringrazio il cielo di essere ferma ad uno stop e di non essere in corsa, altrimenti avremmo rischiato di fare qualche frenata brusca.
"Ma sei pazza?" le rispondo indispettita massaggiandomi l'orecchio destro. Lei con un cenno della mano mi intima frettolosa ad avvicinarsi, senza prestare la minima attenzione al mio rimprovero di poco fa. La luce bianca del suo schermo sembra quasi accecarmi, ci metto qualche secondo ad abituarmi prima di mettere a fuoco un account Instagram a me sconosciuto.
Lo osservo meglio stringendo gli occhi, collegando l'uomo nelle foto al volto scolpito di Carlos.
Incredibile Isabella Ferrari, non ne sbagli una.
La guardo velocemente alzando le sopracciglia ed incurvando le labbra in un sorriso, complimentandomi con lei per l'ottimo lavoro svolto.
Torno poi sullo schermo, non potendo non notare il suo username che fa scattare in me una risata isterica.

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