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Il risveglio dopo la serata di ieri è stato davvero orribile. Mi sembra di sentire ancora le orecchie fischiare unito al mormorio delle voci martellare le tempie.
Nonostante io non sia tornata affatto tardi e sia stata seduta quasi tutto il tempo, il mio corpo non perde occasione di ricordarmi quanto io non sia per niente abituata ad uscire dopo un certo orario durante la settimana. È come se tutte le mie forze andassero in risparmio energetico per preservare le funzioni vitali.
Questa mattina infatti mi sono vestita ad occhi chiusi: ho afferrato il primo jeans che ho trovato nell'armadio ed una maglietta a tinta unita bordeaux, infilato ai piedi un paio di sneaker nere e senza neanche porre troppa attenzione al make-up mi sono fiondata in ufficio.
Arrivando in ritardo, ovviamente.
Il sonno infatti sembra non volermi lasciar andare.
Abbandonare il letto questa mattina è stato così doloroso che solo la pausa caffè con Pierre sembra riuscire ad alleviare questa fatica.
Appena l'ho incrociato in ufficio infatti non ho perso tempo e quasi come un cacciatore con la sua preda l'ho afferrato per un braccio e trascinato in sala break in balia del mio estremo bisogno di raccontargli ogni singolo dettaglio della serata trascorsa.
E Pierre, amante ed estimatore del gossip, non aspettava altro. Mi accoglie infatti sorridente aspettandomi di proposito, come se già sapesse cosa aspettarsi.
"Wow" esclama sgranando gli occhi sorpreso.
"Devo farti i miei complimenti Mina" ricevo un'amichevole pacca sulla spalla, mentre con aria soddisfatta si dirige alla macchinetta per prelevare dall'apposito sportello di plastica il mio bicchiere di carta contenente del caffè ancora fumante.
Lo passa nelle mie mani che al contatto percepiscono una piacevole sensazione di calore protrarsi per tutto il mio corpo in pochi istanti.
"Dunque ricapitolando" inizia appoggiandosi al bordo del tavolo con un gomito, mentre chiude la mano in un pugno riassumendo e contando i punti salienti del mio racconto come se ne stesse tenendo il conto con le dita.
"In una sera sei riuscita a: scroccare una cena in una delle discoteche più famose della zona" alza il pollice.
"Hai approcciato il figlio del capo" ed ecco il dito indice che affianca il suo pollice.
"E non contenta, anche uno dei suoi dipendenti nella stessa sera" alza il terzo dito, scuotendo la testa incredulo con un sorriso soddisfatto.
"Davvero brava, non so che altro dire" mi porge la mano, ora aperta, sorridendo come a voler stringere la mia; ridacchiando acconsento al suo gesto scuotendo il capo.
"Ricordati del tuo amico Pierre quando diventerai ricca" continua divertito lui ad alta voce, mentre si allontana nuovamente dal tavolino in legno su cui siamo appoggiati per dirigersi alla macchinetta per l'erogazione del suo caffè.
"Sei sempre il solito" commento. Rido alle sue parole, sorseggiando lentamente il contenuto del mio bicchiere dopo averlo raffreddato facendolo ondeggiare nelle mie mani con movimenti circolari.
"E comunque la tua conta non vale" lo riprendo appoggiando il bicchiere sul tavolo.
"Con Carlos è stato tutto un immenso malinteso" sbatto leggera il piede al pavimento come indispettita, continuando però a sorridere.
Pierre alza un sopracciglio, per niente convinto delle mie parole. Mi squadra serio, dubitando della mia convinzione. Mi sento pizzicata e non riesco a nascondere un sorriso imbarazzato.
"Giuro! Ero davvero convinta di parlare con Charles in quei messaggi, altrimenti non avrei mai continuato sapendo che Carlos interessa ad Isa" sospiro sentendo il rossore sul mio viso ricordando la mia reazione.
Faccio una piccola pausa guardandomi intorno, mentre altri colleghi intorno a noi sembrano non considerarci affatto, probabilmente troppo concentrati sui loro telefoni.
Pierre rimane in silenzio, ascoltandomi con attenzione.
"Anzi, è stato anche così gentile da preoccuparsi per me" continuo giustificando il moro ripensando alla sua faccia sconvolta, affiancata a quella confusa di Charles.
Effettivamente, è stato assurdo quanto divertente.
Trattengo una risata stringendo le labbra, realizzando quando fosse stato tragico quel momento infinito di realizzazione per entrambi.
Pierre sorseggia ora il suo caffè dopo averci soffiato sopra per raffreddarlo.
"E Isa come l'ha presa?" mi domanda curioso, sapendo che in tutto questo la mia amica ne era completamente all'oscuro fino al mio ritorno alla macchina.
Sorrido. "Bene, in realtà abbiamo riso per tutto il tempo; é stata un'escalation di eventi talmente assurda che nemmeno lei sembrava crederci, figurati io" commento ricordando il nostro rientro a casa.
Pierre sorride annuendo alle mie parole, divertito quanto me nell'immaginare le nostre facce.
Il viaggio di ritorno con Isa infatti è stato sorprendentemente sereno; mi ha ringraziata un'infinità di volte per non aver avvisato né Carlos né Charles della sua presenza in macchina quasi come se fosse una piccola talpa, ed appena ha appreso dell'enorme fraintendimento che c'è stato, con mio stupore ha riso così tanto da avere le lacrime agli occhi.
Mi sono sentita sollevata nell'aver notato la sua reazione così comprensiva ed allo stesso tempo leggera nei miei confronti; sensazione che è passata poco dopo all'imbarazzo isterico, non appena le ho riferito che durante la cena con Carlos ho parlato di lei.
Infatti, proprio all'accennare della descrizione del locale e di come ha risposto Carlos al pronunciare il suo nome, è diventata rossa come un peperone, nascondendo il viso con le mani e trattenendo un urlo acuto per il troppo entusiasmo.
Ho lasciato che si godesse quel momento di euforia e per ultimo ma non meno importante, le ho raccontato con quanta più precisione possibile dell'arrivo inaspettato di Charles, ed insieme a lei mi sono lasciata travolgere dal momento ed abbiamo quasi rischiato di non vedere un semaforo rosso talmente eravamo in estasi.
Le ho narrato anche di quanto io mi sia sentita totalmente persa nei suoi occhi appena varcata la soglia del locale e di come siamo rimasti volutamente così vicini da essere intimi l'uno con l'altro; ancora adesso arrossisco al solo pensiero.
Isa non mi ha lasciato scampo e mi ha affollato ancora di più le idee: mi ha aiutata ingenuamente ed in buona fede ad ingigantire ogni cosa, facendomi percepire forse in maniera eccessiva tutto quanto, alimentando il mio interesse nei confronti di Charles.
Abbiamo iniziato a fantasticare sulla nostra quotidianità insieme, sui momenti di coppia, ed io sono impazzita. Mi sono sentita come un'adolescente dopo il appuntamento con il ragazzino più popolare della scuola; il cuore mi batteva fortissimo e le mie emozioni erano talmente ampliate dal non riuscire a trattenermi dalla gioia.
Abbiamo percorso il tragitto verso a casa con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia come due ebeti, così contente dall'essere quasi dispiaciute nel doverci salutare per prepararci psicologicamente alla giornata di lavoro che ci avrebbe aspettato oggi.
"Quindi la prossima uscita sarà a quattro?" chiede curioso Pierre, interrompendo il mio flashback di pensiero e appoggiando entrambi i gomiti sul tavolo mentre sorseggia l'ultimo goccio di caffè alzando il capo.
Osservo i suoi movimenti e come un gesto del tutto involontario e naturale sfilo il mio telefono dalla tasca posteriore dei jeans per appoggiarlo sulla superficie davanti a me, con lo schermo rivolto verso il soffitto.
Ottima domanda, Pierre.
Quale sarà il prossimo step?
Sul mio viso appare una smorfia pensierosa.
"Non saprei, non so neanche quando e se ci rivedremo" rispondo dubbiosa. "Non ho nemmeno il suo numero di telefono" continuo facendo spallucce mentre mi allontano un istante per gettare il bicchiere ormai vuoto insieme a quello di Pierre abbandonato sul tavolino.
Lui mi ringrazia del gesto e mi segue pensieroso rimanendo alle mie spalle mentre ci dirigiamo verso le rispettive scrivanie. Poi, quasi come se avesse fretta di dirmi qualcosa, mi affianca a passo svelto.
Si sporge in avanti con il capo per attirare la mia attenzione. "Quindi... cosa pensate fare? Non dirmi che andrete al Faro tutte le sere pur di vederli... sarebbe proprio da sottone, lo sapete vero?" ci prende in giro lui scoppiando a ridere.
Con una mano spingo leggera la sua spalla, facendolo vacillare sui suoi piedi e scombinare la sua camminata perfettamente dritta e bilanciata.
"Certo che lo sappiamo, scemo" borbotto ridendo insieme a lui e realizzando che per quanto quella di Pierre sia solo una battuta, sappiamo entrambi che sia io che Isa ne saremmo perfettamente capaci.
Ma per quanto mi riguarda, questa volta sto cercando in qualche modo di resistere; sto combattendo per recuperare quel poco di dignità che fatico a tenere integra ogni volta che mi interessa qualcuno.
Alzo le spalle, cercando una soluzione sul soffitto.
"Non so ancora cosa farò" sbuffo. "Sicuramente aspetterò che sia lui a farsi sentire" commento raggiungendo la mia scrivania ed appoggiando il telefono ancora nelle mie mani accanto al computer.
Abbassiamo entrambi il tono della voce, sentendo gli altri colleghi intorno a noi impegnati in una call.
Il loro mormorio sembra trasportarci nuovamente con i piedi per terra, facendoci realizzare quanto il tempo possa trascorrere più velocemente quando si parla di qualsiasi cosa al di fuori di argomenti di lavoro.
Ci sediamo alla scrivania entrambi, quasi coordinati.
"Va bene" mormora Pierre. "Tienimi aggiornato, voglio essere il primo a sapere quando verranno fissate le nozze" sussurra facendomi l'occhiolino, mentre si sporge verso di me con una gomitata che mi fa scoppiare a ridere.
Risata che per quanto sia soffocata nella mia bocca, non riesco del tutto a contenere, scatenando un coro di "Shhh!" intorno a noi che ci fa scattare dallo spavento.
Mi tappo la bocca trattenendomi di nuovo, mentre Pierre ride guardandomi senza emettere alcun suono.
Cerco di calmarmi e di recuperare la serietà che mi contraddistingue guardando lo schermo e ricominciando a gestire l'ennesima e-mail della mattinata, continuando per quando possibile a chiacchierare a bassa voce con Pierre.
Attiro nuovamente la sua attenzione fischiando con la bocca un sottile psst, che lo fa voltare all'istante; si guarda intorno furtivo e dopo essersi assicurato di non essere sotto gli occhi di nessuno, spinge con i piedi la sedia da ufficio su cui è seduto e si avvicina alla mia scrivania, allungando il capo.
"Potreste venire anche tu e Kika e farci da spalla" commento continuando a guardare lo schermo del pc mentre le mie dita scorrono velocemente sulla tastiera.
Pierre fa una smorfia, come se stesse pensando alla risposta da darmi, poi fa un no con il capo.
"Non credo riusciremo ad esserci, siamo talmente sommersi dai lavori in casa e le giornate infinite nei negozi di arredamento che a mala pena riesco a stare dietro ai giochi alla Play" borbotta quasi sconsolato.
Annuisco con un briciolo di delusione in volto; per quanto comprenda le sue motivazioni rimango comunque dispiaciuta nel notare quanto questo periodo sia così stressante per lui.
Mi chiedo quanto una serata di svago possa effettivamente allungare o intralciare i tempi nei loro impegni, arrivando alla conclusione che non trovandomi nella situazione è davvero complicato per me comprendere quanto possa essere faticoso.
"Capisco, spero possiate sistemare tutto appena possibile e godervi qualche serata senza scatoloni e pittura" suggerisco guardando Pierre tornare alla sua postazione, ed io faccio lo stesso poco dopo.
Mi sistemo più comoda sulla sedia e proprio mentre riporto nuovamente lo sguardo sulla tastiera, la mia attenzione viene catturata da un paio di messaggi che arrivano proprio nello stesso e preciso momento.
Quasi sincronizzati.
Allungo leggermente il collo per curiosare:
il primo è di Isa, che finalmente mi avvisa utilizzando solo il maiuscolo, che Carlos si è deciso a contattarla tramite Instagram, probabilmente (anzi, sicuramente) sporonato dalle mie parole e dai miei piccoli input di ieri.
Mi do una pacca sulle spalle premiandomi da sola: ottimo lavoro Mina, hai centrato in pieno l'obiettivo.
Ammetto di essere un ottimo cupido per gli altri, soprattutto in questo caso, con poca modestia.
Soddisfatta di me stessa, raggiungo velocemente il telefono sbloccandolo con il riconoscimento facciale, notando che proprio sotto ad Isa nel centro notifiche, c'è un secondo messaggio non letto da un altro numero sconosciuto.
E data l'ultima esperienza con Carlos, rifletto su quanto sia meglio evitare di trarre conclusioni affrettate.
Rispondo velocemente alla mia amica informandola di tenermi aggiornata sul da farsi con Carlos, immaginandola impegnata nel suo ufficio dedicato, presso la banca in cui lavora, ad impazzire pizzicando nervosa le sue unghie tra i denti, mentre entusiasta cerca di darsi un contegno dato l'ambiente così curato e professionale in cui si trova.
Nascondo poi velocemente la sua chat e con la curiosità alle stelle corro subito al messaggio dal numero sconosciuto. Questo deja-vu mi fa ricordare che non ho ancora contattato Carlos per ringraziarlo, maledizione, mi dico rimproverandomi.
Imposto quasi come un promemoria nella mia testa di mandargli un messaggio subito dopo aver scoperto chi sia questo nuovo sconosciuto, e provvedo ad aprire il messaggio con le mani improvvisamente fredde per la tensione.
Chissà se...
E se fosse proprio...
Lo leggo trattenendo fiato, senza rendermene conto.

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