Capitolo 8

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"Take me down like I'm a domino"

Domino – Jessie J


Avete presente la vera essenza del sentimento di rabbia e frustrazione che si prova quando si riceve un rifiuto? O, peggio ancora, il silenzio più totale che ti trascina in una situazione di limbo dal quale non si riesce ad uscirne.

Quello era esattamente ciò che stava provando Louis: erano passati ormai due giorni da quando non solo lui ed Harry si erano scambiati il bacio più bello che lui stesso avesse mai avuto modo di dare; lui aveva avuto il coraggio di esporsi nei confronti dell'agente.

E giusto per chiarie Louis sapeva che anche Harry provasse qualcosa per lui, si vedeva da un miglio che Harry non riuscisse a non rimanere imbambolato a fissarlo con quello sguardo sognatore, oppure – come spesso accadeva – arrossiva per qualche battutina che Louis diceva. Era palese che si piacessero entrambi, con l'unica differenza che uno dei due quanto meno aveva le palle di dirlo ad alta voce, e di dimostrarlo.

Harry, contrariamente a quanto si potesse aspettare, era entrato in una sorta di mutismo selettivo nei confronti di Louis. Oramai si scambiavano solo qualche parola, lo stretto indispensabile per aggiornare Crown, e la mattina dopo la tempesta di fulmini fu davvero esilarante.

Come sempre Louis si era svegliato per primo, Harry era ancora accozzato al suo corpo e si era preso la maggior parte dello spazio sul letto, recludendo Louis al bordo del materasso con il rischio che cadesse all'indietro. Ma non importava perché fin quando avesse avuto quel broncio rilassato sul volto, a lui andava più che bene. Baciarlo era stata una delle cose più belle che avesse fatto in tutta la sua vita, una scarica di emozioni ed energia positiva che credeva di non aver mai provato fino a quel momento.

Il respiro di Harry gli solleticava il collo ed il suo naso era premuto contro la sua pelle leggermente ambrata. Louis gli spostò i capelli dal viso con una dolce carezza, alla quale l'agente andò in contro accompagnando il tutto con un verso che assomigliava vagamente a delle fusa. La ciliegina sulla torta fu quando Louis gli lasciò un piccolo bacio sulla fronte, perché Harry se lo strinse ancor di più contro e non accennava minimamente a lasciarlo andare.

Con non poche difficoltà Louis riuscì a liberarsi da quella presa e ne approfittò per darsi una lavata e – come sempre – andare a prendere i loro caffè con un sorriso stampato sulla faccia che andava da guancia a guancia.

E così come era comparso, svanì alla stessa velocità: al suo rientro Harry era seduto sul letto con lo sguardo fisso nel vuoto, le mani giunte in grembo ed un'espressione a dir poco terrorizzata. Pensava che fosse successo qualcosa di grave, forse un altro attacco di panico, e si spaventò.

"Harry stai bene? Ti senti male?" mentre parlava si avvicinava pian piano alla figura del riccio, che con un gesto della mano lo invitò a fermare la sua avanzata.

"Sto bene. Non preoccuparti"

Il profondo sospiro non preannunciava niente di buono e Louis già immaginava cosa gli avrebbe potuto dire.

"Louis, quello che è successo ieri sera... è stato bellissimo. Ma non accadrà più"

Come immaginava.

Uno sbuffo amaro lasciò le sue labbra, poco prima di umettarle con la lingua. Si prese due minuti per calibrare bene il tono di voce e non sembrare eccessivamente arrabbiato o cattivo.

"Ti sei pentito di averlo fatto?"

"No" rispose risoluto Harry guardandolo dritto negli occhi "Assolutamente no. Questo non toglie che non deve ripetersi"

"Perché?" forse la voce gli uscì un po' strozzata, ma ormai da cosa doveva nascondere? Meritava di farlo sentire in colpa.

"Ti prego, non rendere le cose più difficili" la sua era una supplica.

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