Capitolo 16

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"But if I can't be close to you, I'll settle for the ghost of you. I miss you more than life. And if you can't be next to me, you memory is ecstasy. I miss you more than life, I miss you more than life"

Justin Bieber — Ghost





Il silenzio nel loro ufficio era opprimente, una sorta di tomba che gravava sulle spalle di Zayn. Da un po' di tempo, ormai, non si sentiva altro che una sinfonia malinconica, triste. Un pianto disperato. Se si concentrava bene, Zayn riusciva ancora a sentire l'eco di quei singhiozzi. Il petto bruciava ancora, memore dei continui pugni che aveva ricevuto quella sera, mentre sfrecciavano verso l'elicottero più vicino.

"Perché lo hai fatto?! Perché, perché?! "

La voce di Harry si frantumò nel dolore, ma non si fermò. Ogni singhiozzo sembrava strappargli la gola, come se il suo cuore stesse cercando di uscire da lì, di liberarsi dal peso che lo schiacciava. Il suo viso era contratto in un'espressione di pura sofferenza, il labbro tremolante e gli occhi inondati da lacrime salate che non accennavano a fermarsi.

Nessuno osò fiatare. Nessuno si permise di ribattere. Per un attimo, sembrava che il mondo intero fosse scomparso. C'erano soltanto Harry e il suo dolore. Era come se avessero deciso di lasciarlo sfogare, di permettergli di lasciare che tutto quel tormento esplodesse, altrimenti sarebbe stato troppo tardi.

Zayn provò a guardarlo senza farsi troppo coinvolgere, ma non ci riuscì. Il pianto di Harry era così puro, così senza speranza, che sembrava andare oltre qualsiasi dolore che Zayn avesse mai visto. Era un pianto che non apparteneva solo a un compagno di squadra, era molto più di questo. Era il pianto di qualcuno che aveva perso qualcosa di essenziale, qualcosa che non avrebbe mai più potuto recuperare. Era stato privato di un pezzo di se stesso... una persona, un cuore, rimasto a metà.

La sofferenza di Harry era palpabile, come se ogni lacrima fosse un atto di resa, come se stesse cercando di fare pace con una realtà che non riusciva ad accettare. E in quel pianto, Zayn intravedeva qualcosa che non voleva vedere: l'impossibilità di tornare indietro, di ricucire quello che era stato strappato.

Senza pensarci, Zayn fece un passo verso Harry, e lo strinse contro di sé, più forte che poté. Harry si irrigidì, cercò di sottrarsi e iniziò a scalciare, ma Zayn non lo lasciò andare. Non adesso. Non in quel momento. La sua maglietta si inzuppò delle lacrime di Harry, ma non si mosse. Lasciò che il ragazzo piangesse, senza resistere, senza fermarsi Lasciò che attenuasse le sue grida contro la sua spalla, facendogli tremare il petto e le braccia.

Zayn lo trattenne, pur con il cuore spezzato, cercando di dargli almeno un po' di sollievo, anche se sapeva che non c'era nulla che potesse alleviare quel dolore. Non c'era modo di riportare Louis indietro.

Dallo specchietto retrovisore, Zayn vide Niall lanciare uno sguardo all'abitacolo. Il labbro incastrato fra i denti, e l'espressione preoccupata. Anche lui, e anche Liam, volevano piangere. Avevano appena lasciato il loro più grande amico in pasto al nemico, e quel pensiero li stava distruggendo. Liam continuava a tenere gli occhi chiusi e le mani giunte sul ventre, come se si fosse ritagliato un momento di preghiera.

Ma non era quello il loro momento. No. Non quella sera. In quel momento, ci sarebbe stato spazio solo per il canto angosciante di Harry. Loro avrebbero dovuto sopportare, e lo avrebbero fatto... in silenzio.

La luna, quella sera, non aveva abbastanza forza da vegliare su tutti e quattro.



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