Capitolo 3

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"C'est la vie. Passerà anche questo lunedì"

Alfa – Sul Più Bello


Tre giorni, sei ore e 15 secondi.

Questo è il tempo che impiegò il programma di Louis per scovare finalmente dove si trovasse il computer del loro sospettato. Perché? Non solo bisognava far fronte a tutti gli spostamenti di paese, ma chiunque ci fosse dietro quel dispositivo doveva essere davvero furbo: era in grado di far rilevare la sua postazione per pochi decimi di secondo e non era un tempo sufficiente affinchè si potesse dare una localizzazione precisa.

Eppure tutti prima o poi commettono degli errori.

Quella mattina Harry arrivò con qualche minuto d'anticipo in più rispetto al solito; si era svegliato davvero molto presto tant'è che decise di farsi una corsetta rigenerante e per ammortizzare tutto lo stress che stava accumulando. Fu davvero un toccasana per la sua mente, liberarsi per qualche istante da tutte le responsabilità e gli impegni lavorativi – perché purtroppo per quanto odi ammetterlo, ormai esiste solo e soltanto il suo lavoro. Non ricorda l'ultima volta che lui e Zayn sono andati a farsi un paio di birre insieme, o (peggio) l'ultima volta che ha avuto contatti con esseri umani all'infuori dei suoi colleghi.

Non che gli dispiaccia, il suo gruppetto più stretto ha avuto modo di dimostrarsi molto scalmanato e soprattutto davvero spassoso, ha sempre amato le loro serate passate dentro ai pub o nelle pizzerie di periferia, in cui non solo nessuno li conosceva ma potevano fare (letteralmente) 'il cazzo che pareva a loro'. Forse sono stati quei momenti e quelle uscite a distrarlo dal fatto che, gira e rigira, è circondato dagli stessi soggetti ormai da tantissimi anni. Ed il fatto che non abbiano saputo ritagliare neanche una serata per rivivere quelle stesse emozioni, beh... era davvero triste. Erano amici ma si trattavano ormai come dei semplici colleghi di lavoro.

Alquanto triste, non trovate?

Arrivò fino alla sommità di una piccola collinetta, e mentre si dissetava si perse ad osservare il Sole finire di sorgere. L'aria fresca del mattino, la città ancora assonnata dalle coccole della notte e il lieve vociare di qualche animale lo fecero entrare in un momento di puro zen.

Ovviamente finì troppo presto; decise infine di tornarsene a casa dopo aver speso qualche altro istante a godersi il panorama, si fece una veloce doccia e si diresse dritto alla centrale. Le uniche persone presenti erano i custodi che staccavano dal loro turno notturno e si davano il cambio con i colleghi che avrebbero coperto le ore diurne. Qualche addetto alle pulizie si premurava di rimuovere la polvere, a detta sua invisibile: quel posto era talmente tanto pulito che lui stesso avrebbe mangiato a terra.

Ma forse era proprio a causa di quel continuo pulire incessantemente, che i pavimenti della centrale brillavano di luce propria.

Poco prima di mettere piede nella sala dei computer si fermò alla macchinetta per i caffè, era talmente tanto sovrappensiero che gli sfuggì di mente la sua solita fermata al bar più vicino, e il suo adorato latte macchiato in ghiaccio iper zuccherato non lo avrebbe accompagnato quella mattina. Fu costretto ad accontentarsi di un cappuccino industriale, scolato in un bicchierino di plastica fino all'orlo. Si ustionò i polpastrelli per quanto fosse rovente e si chiese come facesse la plastica del bicchiere a resistere ad una tale temperatura.

Come sempre accese la luce della stanza e premette un bottone che fece avviare la maggior parte dei computer non ancora in funzione; si mise al suo posto e in attesa che il resto della squadra lo raggiungesse decise che avrebbe fatto un po' di ordine.

Eliminò le cartelle contenenti i casi già risolti, tanto aveva già spostato tutto su un hard disk esterno; fece pulizia tra le sue email e catalogò alcuni documenti che avrebbe girato alle segretarie del dipartimento. Ci impiegò meno del previsto e be presto iniziò ad annoiarsi; fece un solitario su internet e spulciò un po' la vita altrui su Instagram e Twitter... ma si stava annoiando.

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