24.

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Devon.

Sentì il palmo della mano lacerarsi contro il muro ruvido che avevo colpito, mentre non lasciai nemmeno per un attimo i suoi occhi arrossati. Ero un accumulo incontrollato di rabbia, pronto ad esplodere da un momento all'altro e lei, non stava facendo altro che alimentare il male che avevo dentro.

Ma l'ho baciato.

Strinsi forte la mascella, tanto da sembrare che si stesse per sgretolare. Il mio cervello accumulò un vortice di dolore, al solo pensiero che fosse stata di un altro anche solo per un istante.

Prima di all'ora non ci avevo mai pensato. Non l'avevo nemmeno messo in conto, che la mia Rylie potesse stare tra le braccia di un altro che non fossi io. Era stata nella bocca di un altro, e lui si era permesso di toccarla. E quando quello stronzo quella stessa mattina me l'aveva detto, era stata come una pugnalata allo stomaco.
Di norma lo avrei pestato fino alla morte, ma non ero riuscito nemmeno a reagire, tanto forte era stato lo shock.

Lei era davanti a me, e quando pensavo di avere il controllo, improvvisamente tutto era svanito.

Fissai in ogni particolare i lineamenti del suo viso; gli occhi verdi e grandi, i capelli biondi e il viso scarnito, la pelle candida che sembrava di porcellana. Tratti di cui amavo ogni millimetro. Tratti che non facevano più parte di una faccia d'angelo, innocente e pura, ma che erano diventati il mio inferno personale. La sua anima era stata dannata per me, in modo che mi appartenesse per sempre, in un modo o nell'altro lei sarebbe stata solo mia per l'eternità.

Alzai una mano e le toccai il mento, strinsi sulla ferita che gli segnava le labbra, creandole una smorfia di dolore sul viso. Non si mosse, mi lasciò fare, come se volesse provare quel brutto sentimento, quel dolore le piaceva.

«L'hai baciato?» Digrignai a denti stretti, ero sul punto di vomitare tutto l'alcool che avevo in corpo, le viscere mi si stavano strozzando dentro.

L'unica cosa che avrei voluto fare in quel momento, era andare dritto da quello stronzo figlio di puttana che si era permesso di infilarle la lingua in gola, e fargli ingoiare tutti i denti.

«Che cosa pensavi, Devon?» Incalzò, assottigliando lo sguardo su di me. «Che ti avrei aspettato per sempre?»

Lasciai di botta la sua pelle, come se mi fossi bruciato. Il sangue mi invase il cervello, un senso di nausea mi strinse lo stomaco.

«Cosa pensavi esattamente quando hai deciso di lasciarmi?» Continuò a torturarmi, con voce cattiva e soffocante, sapendo che sarei esploso da un momento all'altro.

Mi persi per un attimo, come se mi fossi sconnesso dalla realtà, barcollai dentro la mia testa. Non vedevo niente, nel mio cervello c'era solo il buio e poi c'era lei, dannatamente intoccabile.

«Tu non sai un cazzo!» Ringhiai, ancora sconnesso. «Non sai un cazzo di quello che é successo!»

«Non lo so perché sei sparito, maledizione!» Mi spinse via con la mano sul petto, ma poi si avvicinò di nuovo. «Non lo so perché invece di venire via con me, hai deciso di fare l'eroe del cazzo!»

Il suo respiro pesante mi stava a pochi centimetri dalla bocca, lasciando che le mie debolezze venissero fuori, lasciando che lei risucchiasse ogni briciolo di lucidità che avevo in corpo.

Non sapeva niente, non sapeva lo schifo che avevo passato solo per il semplice fatto che fossi stato tanto debole da innamorarmi di lei.

«L'eroe?» Urlai, passandomi le mani tra i capelli. «Tu non sai quanto cazzo mi é costato restare lì per affrontare quello che mi meritavo, tu non ti immagini nemmeno la cazzo di paura che ho avuto quella notte di morire solo perché non ti avrei mai più rivista.»

Fino ai tuoi occhi - Secondo volumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora