Capitolo 13. Ricominciamo da zero!

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Capitolo 13.

Ricominciamo da zero!

Elisea si era fermata al primo bar che aveva incontrato sul suo cammino, non era troppo affollato, ma nemmeno deserto come piaceva a lei, si era coperta fino al naso con la sciarpa, portava un grosso paio di occhiali da vista e sulla testa un cappellino di lana le nascondeva i ricci voluminosi, non aveva molta voglia di interagire con i fan o altre persone, specialmente quel giorno che era stata indetta la conferenza stampa che forse l'avrebbe fatta odiare da tutti. Prese posto vicino alla finestra da dove poteva ammirare il paesaggio esterno, la neve cadeva sempre più copiosa dal cielo e la cosa un po' la preoccupava, si era spostata da Mullingar a Londra solo per via di quell'annuncio tutti erano partiti con lei per darle sostegno, anche se mancava poco al natale. La riccia sperava solo che la troppa neve non bloccasse i voli, perché tutti volevano tornare a casa propria, festeggiare il natale in tranquillità senza intoppi, Elisea si guardò le mani, erano molto rosse e fredde, aveva finito da poco di giocare con la neve e sfortunatamente si era dimenticata i guanti, di conseguenza le mani stavano per diventarle ghiaccioli. Una cameriera dall'aspetto giovane ma stanco si avvicinò a lei trattenendo uno sbadiglio, non era mattina presto, eppure la ragazza sembrava aver fatto le ore piccole come lei.

« Buongiorno come posso esserle utile? » disse dolcemente la voce della ragazza che avrà avuto solo qualche anno in più di Elisea, portava i capelli castani raccolti in una treccia alla francese molto ordinata e la divisa le stava un po' larga.

« Una cioccolata e una brioche vuota grazie mille » la ragazza scrisse velocemente tutto sul foglietto di carta, ritornò al bancone e lei rimase di nuovo da sola, tolse la sciarpa sentendo troppo caldo; sospirò pensierosa non sapeva neanche lei cosa stava facendo, aveva indetto quella conferenza perché era sicura delle sue scelte ma più ci pensava, più credeva di star facendo il passo più lungo della gamba. Ashton continuava a inviarle messaggi di incoraggiamento, anche se non servivano a molto, specialmente in quel momento che avrebbe preferito sprofondare per sempre, il ragazzo l'aveva accompagnata a Londra, ma non l'aveva seguita nella sua passeggiata perché sapeva che doveva pensare e avere i suoi spazi per le poche ore rimanenti.

« Ecco la cioccolata e la brioche » la ragazza la risvegliò dai suoi pensieri posandole l'ordinazione davanti, le porse anche un pezzo di carta e una penna rimanendo ferma con le guance un po' arrossate.

« La mia titolare Cora è una sua grande fan e vorrebbe un suo autografo e magari anche io » da dietro il bancone una donna sulla quarantina la salutò animatamente, mentre puliva il piano di lavoro, Elisea si lasciò sfuggire un sorriso e firmò il pezzo di carta molto volentieri, forse il suo piano per nascondersi non era andato a buon fine, la cosa non la stupiva per niente, aveva le capacità di camuffamento di suo padre Niall, cioè pari a zero.

« Come ti chiami? » chiese gentilmente la riccia mentre scriveva la dedica, la ragazza si schiarì la voce e tenne lo sguardo basso molto più imbarazzata di prima.

« Rachele Ada Efron » rispose la ragazza, Elisea scrisse una piccola dedica sul foglietto, notando che il cognome gli era molto famigliare, alzò la testa curiosa ma prima che potesse formulare la domanda la ragazza precedette il tutto

« No, non sono parente di Zac Efron » sorrise raccattando le dediche e tornando al bancone, Elisea non approfondì la discussione, la sua voglia di parlare come sempre era pari a zero, voleva solo starsene in pace o per lo meno in silenzio, senza dover proferire parola. Prese la cioccolata e lentamente iniziò a sorseggiarla, Londra innevata era uno spettacolo per gli occhi, aveva fatto così tante foto con Noah che la memoria era piena sia sulla fotocamera che sul cellulare del fratello, anche Theo e Ashton ne aveva fatta qualcuna con lei, ma come sempre dopo poco Ashton si stufava e decideva di mettersi seduto ad osservare. Ripensando a lui, un po' si pentiva di non avergli chiesto di uscire, forse avendo la sua compagnia non si sarebbe sentita così in ansia per l'imminente conferenza, un centinaio di persone sarebbero state davanti a lei per fare foto e domande e la cosa non la rendeva del tutto felice, stava iniziando a fare veri progressi, da quando aveva parlato a Niall della morte di Marika tutto sembrava andare nella direzione giusta, il pensiero della morte di sua madre la stava tormentando un po' di meno e forse se si sarebbe impegnata ancora un po' quelle brutte immagini non l'avrebbero più presa alla sprovvista, ma sarebbero state un lontano e triste frammento di vita di cui poteva ricordarne i fatti di sua volontà. Il campanello della porta suonò annunciando un nuovo cliente, dalla porta entrò un ragazzo anche lui tutto incappucciato, ma non ci volle molto per capire chi fosse, sembrava che gli leggesse i pensiero per essere arrivato al momento giusto nel luogo giusto, quando la vide si indirizzò subito verso di lei e prese posto al suo stesso tavolo togliendo sciarpa e cappello.

Agoraphobia || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora