Capitolo 10. Tredici anni

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Capitolo 10.

Tredici Anni

La gamba di Elisea tremava freneticamente sotto il tavolino in legno, l'ansia le faceva fare movimenti che odiava come quello, mancavano poche ore all'inizio dell'incontro, sarebbero state approssimativamente quattrocento fan, questo significava più di novecento abbracci, baci e strette di mano, ogni ragazza o ragazzo aveva a disposizione non più di dieci minuti, in cui avrebbero anche potuto chiacchierare dopo la consueta foto e la firma al cd, foto o qualsiasi altro oggetto volessero farsi firmare. Le guardie del corpo si spostavano da una parte all'altra insieme agli organizzatori dell'evento, per definire dettagli e posizioni delle varie transenne per misure di sicurezza, suo padre era con Ed nei camerini della struttura, si stavano finendo di preparare perché sarebbero stati presenti anche loro sul palco, anche se in disparte. Theo e Noah l'avevano lasciata al suo destino per visitare New York, per distrarsi infatti guardava continuamente le foto postate e i commenti di Theo sempre fuori luogo, evitava di scrivere ad Ashton per via del fuso orario, non voleva disturbarlo, svegliarlo o distrarlo, quindi cercava di distaccare i pensieri dalla realtà ricordandosi di respirare. I minuti sembravano interminabili quasi una agonia, come se l'orologio le facesse un dispetto a non portare avanti le sue lancette, più passava il tempo, più sentiva le urla fuori dal locale che continuavano ad urlare il suo nome, fan impazzite che intonavano le sue canzoni e se il suo udito non la stava ingannando anche degli accordi di chitarra, la cosa la metteva in agitazione, ma al contempo la calmava, decise di alzarsi dalla sedia nonostante si era ripromessa di non muoversi; andò verso la finestra che dava sulla lunga fila di persone e li osservò senza che nessuno si accorgesse di lei. La scena era da svenimento, una fila senza fila si estendeva oltre il locale, ragazzi, ragazze, genitori e nonni erano seduti o in piedi a mangiare, ridere e scherzare, altri cantavano o sventolavano striscioni amorosi, in quel momento Elisea capiva perché sopportava la difficile situazione che viveva dopo ogni incontro, le piacevano quelle attenzioni e vedere tutte quelle persone impegnate per lei nell'unico scopo di attirare la sua attenzione.
L'agitazione iniziò a calare lentamente e il tremolio diminuì notevolmente, Elisea si allontanò dalla finestra un po' più calma e ritornò verso il tavolo dove avrebbe firmato le copie del suo CD, Niall era uscito dal camerino e le stava andando incontro per abbracciarla in segno di incoraggiamento, sapeva che situazione stressante stava vivendo, anche se non comprendeva fino in fondo lo stato d'animo visto che lui era abituato a tutte quelle persone e ormai non riusciva quasi a farne a meno. La ragazza si lasciò coccolare dalle braccia del padre e affondo nel suo petto, come se in quel mondo tutto potesse migliorare o svanire, così che lei non se ne dovesse preoccupare mai, Niall le carezzava la nuca, dandole piccoli paci sulla testa per riuscire a confortarla, ma con pochissimi risultati. Ed guardava la scena perso nei suoi pensieri, ricordava quando aveva conosciuta quella bambina piccolina, che lo adorava, ricordava quando Niall si era messo a piangere mentre annunciava agli amici che sua figlia parlava e di come Ed avesse trascorso veramente molto tempo con Elisea, tra feste e tour, era l'unica bambina che lo spingeva a volere dei figli propri, ma la fortuna non era stata dalla sua parte. Guardare Niall che si prendeva cura di sua figlia era una gioia, sembrava fatto per essere padre.
Il tempo scorreva ed Elisea si rifiutava di mangiare, a malapena riusciva a bere, per colpa dell'agitazione, si era messa seduta sul tavolo e fissava il vuoto come se la sua ora fosse vicina, aveva in testa mille pensieri che si accalcavano contro le pareti del cervello e le facevano venire il mal di testa, suo padre si mise seduto di fronte a lei e cercò di distrarla, anche se non era facile, ma sapeva che esisteva un argomento che poteva accorrere in suo aiuto.

«Allora tu ed Ashton...» Elisea alzò la testa di scatto, scrutò attentamente lo sguardo del padre, lentamente il colorito della ragazza stava diventando più rosso, la metteva in imbarazzo parlare con suo padre di Ashton, non sapeva che cosa dirgli, era confusa e non capiva che fare.

Agoraphobia || Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora