La sera prima della partenza persino i canti dei figli di Apollo sembravano più tristi del solito. Cantarono persino una canzone dei Green Day per me. Anche se devo ammettere che quella sera il mio migliore amico era stato catturato dai suo fratelli e non lo rividi fino al giorno dopo. E forse fu un bene, perché il nervoso dell'ultima litigata ancora non era stato sbollito del tutto.
A Brenda avevamo soltanto confermato quel che aveva sentito dire in mensa, con solo qualche dettaglio in più, come il luogo esatto eccetera.
Chirone aveva trovaro rapidamente biglietti e quant'altro, molto, troppo rapidamente: neanche due giorni.
Mi sarebbero mancate quelle serate passate attorno al fuoco e, soprattutto, mi sarebbe mancata la pseudo tranquillità che regnava in quelle occasioni; e poi, mi sarebbe mancata la Caccia alla Bandiera, che, ovviamente, si sarebbe tenuta la sera dopo. Fortunata come al solito.
Non posso dire che non mi sarebbero mancati gli altri campisti, avrei mentito se no; ma non potevo di certo dire di lasciare dietro di me amici cari o fratelli a cui ero particolarmente affezionata. Dopotutto, il mio migliore amico faceva parte dell'impresa assieme a me e mio fratello, Damien, beh... diciamo che il nostro era un rapporto civile. Certo, avremmo fatto l'impossibile per difenderci a vicenda, ma né io né lui avevamo mai sentito vero e indissolubile quel legame profondo che legava le altre cabine, e che ancora mi legava ad Ethan. Era un altro figlio di mia madre e la questione finiva lì.
Ero stata indecisa fino all'ultimo se dirgli dell'impresa o meno, e forse più propensa a non farlo, ma poi l'eredità di Nemesi aveva preso il sopravvento come al solito e avevo aperto il rubinetto del bagno, estratto una dracma e gettata nell'arcobaleno.
Mio fratello era seduto alla caffetteria del college quando aveva risposto. Lo stupore sul suo volto era stato esilarante e mi sarei persino messa a ridere se la situazione non fosse stata tanto seria. E lui l'aveva intuito: dopotutto, non l'avevo mai contattato quand'era fuori dal Campo, come lui non aveva mai contattato me. Così mi ero limitata a sorridere e ad inumidire le labbra, prima di decidermi ad aprire bocca. "Ti devo dire una cosa" forse non era stata la migliore delle aperture per un discorso, ma ehi, non sono mica il portavoce del Campo.
In ogni caso, non ero entrata nei dettagli, limitandomi a riferirgli che, causa forze maggiori, probabilmente non sarei stata al Campo per Natale. Non che non volessi o che per l'impresa ci volesse così tanto tempo, per carità; solo per quella brutta sensazione che mi aveva spinta alla prudenza. Dopotutto, forse era meglio se veniva a sapere dalla mia bocca che partivo per un'impresa suicida, piuttosto che scoprirlo mesi dopo, forse da altri.
Dire che l'abbia presa bene sarebbe mentire. Ma non fece neppure scenate: era fuori e già alcuni si stavano chiedendo perché fissasse il vuoto mentre parlava al telefono.La mattina dopo, il Campo taceva. E a me tremavano violentemente le gambe, mentre salivamo la Collina.
Chirone ci aveva accompagnato fino al Pino, poi ci aveva lasciati andare. Non saprei dire chi dei due avesse una faccia peggiore, se io o lui.
Gyles, come suo solito, tentava di risollevare il morale generale, regalandomi di tanto in tanto uno dei suoi radiosi sorrisi. E in parte ci riuscì, perché ad un certo punto sentii le labbra tendersi irremediabilmente verso l'alto e lui non mancò di farmelo notare, felice come se avesse vinto una specie di gara.
La discesa della collina per raggiungere la strada, e di conseguenza il taxi che ci avrebbe portati all'aereoporto, non mi era mai sembrata così lunga. A onor del vero l'avevo percorsa sì e no due volte in vita mia, quasi due anni prima, quindi non avevo così tanti elementi per fare un confronto accurato.
E il viaggio in macchina fu ancora più lungo, avvolto nel più totale silenzio. L'autista taceva e noi ci guardavamo bene dal parlare; credo che, come me, anche I miei compagni fossero troppo assorti nei loro pensieri per dire qualcosa.
Ci lasciò a poca distanza dall'entrata e, da lì in avanti, divetti fare affidamento sull'esperienza di Brenda e Gyls per evitare di perderci.
Il momento peggiore fu quando dovemmo passare per i controlli di sicurezza. Un vero incubo. Per tutto il tempo avevo creduto che gli allarmi si sarebbero messi a squillare come matti a causa della vasta quantità di bronzo celeste che portavamo con noi, ben nascosti in sacche da viaggio o lunghi cilindri per il golf. O almeno, così aveva detto il mio amico.
- Rilassati- mi aveva sussurrato soltanto, prima di passare sotto i controlli con tranquillità e quel sorriso da schiaffi impresso come al solito in faccia.
Facile a dirsi. Dopotutto, chi cuoi che si accorga di spade, pugnali, arco e frecce e una lancia? Nessuno, no?
Ed effettivamente, nessuno se ne accorse. Non so come di preciso, ma filò tutto liscio.
Troppo liscio. Eravamo fuori dal Campo da ore ormai e nessun mostro si era ancora presentato. Una bella fortuna, direte voi, no? No. C'era qualcosa che non tornava, perché dubitavo che chiunque stesse muovendo i fili dall'ombra non sapesse del nostro viaggio e quell'inquietante silenzio si faceva più strano di secondo in secondo. O forse ero solo io a farmi troppe paranoie, ma non ero così ottimista da sperarci davvero.
Il figlio di Apollo mi aveva tenuta d'occhio da quando avevamo oltrepassato il Pino e si era fatto via via più preoccupato e sospettoso, mano a mano che io mi facevo più preoccupata e sospettosa.
- D'accordo, cosa succede?- crollò mentre stavamo facendo colazione al bar dell'aeroporto. Brenda era ancora al bancone ad ordinare e lui ne aveva approfittato per chiarire la situazione. Non che ci avesse dato motivo di sospetto, per carità, ma comunque preferivo non fidarmi così ingenuamente. Dopotutto, cosa sapevamo di lei? Solo che suo padre era il dio della guerra, quindi niente di troppo rassicurante.
- Hai visto qualche mostro?- lui scosse il capo.
- E allora?
- Non ti sembra strano? Siamo fuori dalla barriera da ore e non abbiamo ancora fatto incontri... strani, ecco.
- Rilassati. Non è così che funziona- provò, abbandonando definitivamente il cornetto che stava mangiucchiando - Per esempio, al college non sono mai stato attaccato da mostri. Cioè, una volta un'empusa ha provato a saltarmi addosso, ma nulla di troppo strano. Non siamo figli dei Tre Pezzi Grossi, quindi non siamo bersagli tanto facili.
- Ma siamo comunque in tre. E i vostri genitori non sono dei minori- Gyles si torse le mani e sospirò.
- D'accordo. Mettiamo che, di norma, almeno un mostriciattolo avremmo dovuto incontrarlo, ma perché te ne lamenti. Magari saranno troppo presi con altri semidei per badare a noi.
- A noi che stiamo andando ad indagare su, probabilmente, qualcuno che li controlla? Sul loro "capo"?- mimai lei virgolette con le dita e poi le riportai velocemente sul tavolo, stringendole insieme. No, non riuscivo a convincermi che fosse solo un fortuito caso. Assolutamente no.
- D'accordo, è strano- capitolò, scuotendo il capo e perdendo definitivamente ogni traccia di serenità. Mi sentivo vagamente in colpa, ma avevo soltanto detto la verità, quindi non avevi fatto nulla di sbagliato.
- Dici che glielo dovremmo dire?- domandò, accennando a Brenda che si stava avvicinando vittoriosa con il suo panino con non so cosa dentro.
Annuii soltanto, senza perderla d'occhio mentre si sedeva al tavolo e si gettava con poca grazia sul suo pasto. E lei aveva pure fatto colazione.
Storsi il naso, ma non replicai.
-D'accordo- richiamai l'attenzione e lei sollevò lo sguardo dal suo bottino per fissami con uni sguardo confuso - Tenete le sacche vicine a voi- e accennai a quelle che nascondevano le nostre armi - Se non vogliamo diventare crocchette prima di pranzo- e per un attimo sembrò che anche alla nostra compagna fosse passato l'appetito, ma la stranezza durò ben poco, perché dopo poco la sua colazione (seconda colazione, ci terrei a specificare) era di nuovo sotto attacco.
E, come c'era da immaginarsi, i problemi erano già in agguato, pronti ad attenderci dove non saremmo potuti fuggire: a bordo dell'aereo.
STAI LEGGENDO
Occhio per Occhio - La legge fondamentale
FanfictionCi sono moltissime storie di semidei, moltissime storie ambientate al Campo Mezzosangue o al Campo Giove. Eppure, non ne ho ancora trovata una che parli di un figlio di Nemesi e mi sembra ingiusto lasciarli soli, privi di considerazione, quando port...