VII - Chi può essere così stupido da autocondannarsi a morte quasi certa?

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L'incubo iniziò quella sera, a cena.
Tutto andò più o meno come al solito, fino a che Chirone non si alzò richiamando il silenzio con un poderoso colpo di mano sul tavolo. Gli animi erano più agitati del solito, ancora a causa della visita delle due Cacciatrici della mattina, ma si zittirono tutti quando il centauro attirò l'attenzione.
- Ho un annuncio importante da farvi- declamò, nello pseudo silenzio della mensa. Pseudo sì, perché non erano in pochi quelli ce ancora ciacchieravano sottovoce - E vorrei la vostra attenzione, se vi è possibile- colpiti nel segno. E così, anche i chiacchieroni dell'ultimo momento si zittirono con le guance imporporate e la testa bassa.
- Come di certo saprete, questa mattina sono arrivate al Campo due Cacciatrici della dea Artemide- alcuni mormorii si levarono dai tavoli, ma a Chirone bastò un colpo ben assestato degli zoccoli per far tacere il brusio nascente - Come stavo dicendo, hanno riportato gravi notizie ed io e il Signor D...- prese un respiro profondo, più simile ad uno sbuffo che altro, e poi riprese -...è necessaria un'impresa- e questa volta il brusio fu tale che Chirone dovette imporsi anche con la voce per farsi ubbidire, gridando un - SILENZIO- così spazientito da far ammutolire anche i più audaci - Bene. Ora... un semidio è stato ritrovato nelle Terre Antiche, in Italia- un brivido gelido mi attraversò la schiena, rimanendo aggrappato alla base della nuca. Il momento si stava avvicinando, era questione di pochi istanti e poi avrei dovuto alzare la mano e andare volontaria. Sentii le guance perdere improvvisamente colore, ma nessuno fortunatamente se ne accorse.
Un ragazzino alzò la mano dal tavolo di Demetra e il centauro gli diede la parola, capendo che era l'unico modo per tenere ancora un po' a bada il caos che sarebbe scoppiato di lì a poco. In quel momento lo shock era ancora troppo grande per i campisti, abbastanza per tenerli a bada, ma non sarebbe durata. E Chirone stava approfittando della relativa calma.
- Non possono andare dei satiri?- mormorii (urla, più che altro) di assenso si levarono da tutti i tavoli.
- Di norma sì. Ma il Consiglio ha... rifiutato l'incarico- ammise a labbra serrate. Agitò la coda, nervoso: era evidente che quella situazione non piacesse nemmeno a lui.
- Quindi... la missione sarebbe soltanto andare in Europa, recuperare un semidio e portarlo qui?- domandò con sarcasmo un figlio di Ares, alzandosi in piedi.
- Siediti, Jack. E sì... è tutto qui, per quanto pericoloso- aveva esitato, prima di concludere e fece vagare lo sguardo su tutta la mensa, ora pronta allo scoppio. La calma prima della tempesta, come si suol dire.
Incrociai per un attimo il suo sguardo, solo un attimo, ma fu sufficiente per capire che ci stava nascondendo qualcosa. Qualcosa che lui sapeva e che non voleva, o non poteva, rivelarci. E che forse io sapevo già.
- Il luogo esatto verrà comunicato a chi accetterà la missione. Comunque...- proseguì, per zittire ogni protesta -... si trova in Italia, in una delle antiche capitali.
- Perfetto- brontolò qualcuno ed un vociare caotico si sparse per il padiglione.
- Ora...- urlò Chirone, per farsi sentire sopra il trambusto. Quando capì che urlare era inutile, colpì con forza il suolo con uno zoccolo e tutta la mensa tacque, come se qualcuno avesse abbassato velocemente il volume di una radio rotta.
- ...ci sono volontari?- ed ora sì, che non volava più una mosca. Dopotutto, chi sarebbe mai potuto essere così stupido da condannarsi da solo a morte quasi certa?
Ovviamente, mi alzai in piedi e, cercando di domare il tremore sempre crescente e le gambe di gelatina, sussurrai un - io- così minuto che temevo nessuno l'avesse sentito.
Mi fissavano tutti, ammutoliti e stupiti, ed io aprii di nuovo bocca per parlare, per urlare - Io. Vado io.
Ora anche Chirone mi guardava ed io non trovai il coraggio di restituire il suo sguardo. Mi aveva praticamente cresciuta lui, se pensavo al volto di mio padre il suo si presentava fulmineo nella mia mente, ed ora mi fissava con due occhi pieni di apprensione e rassegnata tristezza. Aveva visto mille e mille semidei partire e non tornare, nel corso della sua lunghissima vita, non avrebbe dovuto fare la differenza uno in più o uno in meno. Eppure, la differenza per lui c'era: si affezionava ad ogni ragazzino che superava il Pino, e si doleva per ogni ragazzino per cui veniva accesa una pira.
- Vado io- dissi di nuovo, ma senza più il coraggio di urlarlo. Solo, sentii con sollievo che la mia voce non tremava, non dava cenni di cedimento. Le gambe stavano pian piano smettendo di ballare la macarena e tentare di scappare da lì, ma la mente viaggiava veloce, guidando gli occhi fino al tavolo di Apollo, dove Gyles mi fissava con una faccia terrea ed un'espressione di puro sgomento. E poi mi rese pan per focaccia.
- Anch'io- annunciò, alzandosi velocemente in piedi. Chirone abbandonò il mio viso per concentrarsi sul suo, come se volesse imprimerseli nella mente per non scordarli. Mi si strinse il cuore, ma rimasi in piedi assieme a Gyles. Da una parte ero felice che venisse anche lui; dall'altra avrei tanto voluto marciare fino al tavolo di Apollo e costringerlo a risedersi. Che stava facendo quell'incosciente?
E poi, quella sgraditissima s'alzò a sua volta ed io avrei tanto voluto battere ripetutamente a testa contro il tavolo.
- Vado anch'io- urlò, sovrastando il silenzio mortale della mensa.
Perfetto. Voleva essere sicura che, in un modo o nell'altro, non tornassi viva al Campo: se per un mostro o per esaurimento nervoso non importava.
Chirone chiuse le mani in un singolo pugno e, dopo un momento di silenzio, si voltò verso di me, trafiggendomi con quel suo sguardo grave che molte volte mi aveva ammonita da bambina. Prima di annunciarlo me lo chiese con lo sguardo ed io, considerato che non mi sarei mai fidata di Brenda a tal punto e che Gyls probbilmente ci avrebbe fatti ammazare per distrazione, annuii. Così proseguì - Farren Allen, figlia di Nemesi, guiderà l'impresa- levò una mano per bloccare le proteste che si erano alzate dal tavolo di Ares - In quanto campista più anziana del gruppo. E la discussione finisce qui.
Qualcuno, però, non aveva colto l'avviso, perché uno dei fratelli di Brenda si alzò per protestare - Non ha mai messo piede fuori dal Campo. Può essere anziana finché vuole, ma c'è la vita di mia sorella in ballo.
- Lo sappiamo- lo interruppi, senza dare nemmeno il tempo al centauro di replicare - Se avevi così tanta voglia di mettere il naso in affari che non ti riguardano, perché non ti sei offerto volontario?- e quello si risedette, masticando amaro: si era fatto battere in coraggio da una figlia di Nemesi.
Ed io, nonostante la situazione, sorrisi per quella piccola vittoria. A riportarmi alla realtà fu di nuovo Chirone, che ci annunciò che avremmo chiarito i dettagli in privato la mattina dopo e ci cosigliò di andare a dormire e riposarci. Come se avessimo davvero potuto con tutto quel che stava per succedere.

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