Straitjacket ♤9♤

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Domani sarà passato un mese da quando io e Minho abbiamo iniziato a fare le nostre sedute insieme.

Ho voglia di fargli un regalo, ma non so cosa.
Mi sto torturando le mani da almeno mezz'ora, steso sul letto con la gamba a penzoloni fuori da quella brandina.
Una sola domanda rimbombava nella mia mente: "Che cosa potrebbe piacergli?".

In questo mese ho scoperto che gli piace cucinare, ma non posso prendergli nulla al supermercato.
In questo mese ho scoperto che gli piacciono i gatti, ma non posso prendergliene uno.
In questo mese ho scoperto che gli piace ballare, ma non posso fare nulla a riguardo.
In questo mese ho scoperto che gli piace cantare, ma...

Ma su questo posso fare qualcosa, visto che anche a me piace.
E cosa di meglio se non dedicargli una canzone?

"Pensa, Jisung, pensa" continuai a ripetere intanto che chiedevo alla guardia di portarmi la mia penna con il mio block notes.

"Come ti senti quando sei con Minho?" fu l'ultima domanda che mi posi prima di iniziare a scrivere.

Dopo un'oretta ho finito il testo.
Manca il titolo, la mia condanna.
E manca solo un'ora prima delle cinque, orario in cui avrei iniziato la solita amata rutine con Minho.

Scrivo il titolo e strappo le due pagine, le piego due volte e, con un'altra pagina, riesco a creare una busta per le lettere; metto le pagine dentro e chiudo la busta.
Giro sul lato dove potrei scrivere la dedica, a cui avevo pensato più volte.

[...]

Era finalmente arrivato il momento di rivedere il mio Minho.

Mi manca così tanto, anche se è passato poco meno di un giorno da quando non l'ho visto l'ultima volta.
Per un secondo mi fermo a pensare cosa succederà se cambiano lo psicologo.

Io uno che non sia Minho non lo voglio.

Io voglio lui.

Solo lui.

Gli altri mi fanno ribrezzo, non ci voglio pensare, lui resterà con me.
E con nessun altro.

Lui mi appartiene.

Nessuno può toccarmelo, nemmeno quell'amico di cui mi parla spesso, come aveva detto che si chiama? Chan? 

Nessuno.

A riportarmi alla realtà è il dolore della camicia di forza, graffiante e dolorosa come sempre.

Minho aveva chiesto anche questo favore, la camicia al posto della sedia, diceva che mi dovevo sgranchire le gambe quando ero con lui, così facevo i giri della grande stanza dalle pareti grigie sbiadito e sporco mentre parlavamo.

《Ehi》mi salutò il moro.
Sorrisi.
Uno di quei sorrisi veri però.
Di quelli che regalavo solo a lui, perché lui se li meritava.

《Hi》risposi, ricevendo un sorriso in risposta.
Ha portato anche il giubbotto, cosa che non faceva spesso, solitamente lo lascia fuori dalla nostra stanza.

《Come stai?》mi chiede, mentre sistema la giacca e vari fogli.

《Ora bene, tu?》sorrido entusiasta, non vedendo l'ora di fargli leggere la canzone che gli avevo scritto.
《Bene grazie, mi fa piacere che tu stia bene, non è semplice essere felice circondato da persone poco sane, eh?》si siede sulla sedia, accavallando le gambe che vengono messe  in risalto da quei jeans forse un po' troppo attillati che mi mandano in confusione il cervello.

Lui è bellissimo.
Ha una camicia bianca, con qualche motivo sui lati delle maniche, infilata nei jeans per metà, ha degli anfibi e un leggerissimo velo di trucco sugli occhi.

Io ho la mia bianca e sporca camicia di forza.


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Happy new year<3

You & Me //MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora