Di colpo la notte era sangue e il sangue erano le mie lacrime. Le mie lacrime erano paura e la paura era la notte.
Volsi il mio sguardo in alto nel cielo scuro, credendo che la luce mi avrebbe salvato da quell'osceno buio, cercai la luna.
Ma quella era una notte senza stelle, ed il piccolo sole notturno si era nascosto all'occhio umano. Era un cielo cupo disseminato di terrore e morte.
Disteso su una pozza di sangue che non era il mio, la mia pelle gelida sfiorava il duro asfalto.
Non sarebbe stato un essere sovrannaturale a raccogliermi dal pericolo, nè un umano dotato di una qualche posizione di prestigio, nemmeno un adulto maturo e consapevole.
A prendermi per mano, trascinarmi via da un destino nefasto, fu l'altra metà della mia anima, che bramava ardentemente ciò che sempre le sarebbe appartenuto.
Era solo un bambino di sette anni, proprio come me.
Fu lui a spingermi via dal punto mortale in cui mi trovavo, vidi la sua sagoma illuminata dai fari di un grosso camion precipitarsi su di me e rotolammo insieme, fin sul ciglio di un burrone.La frenata dell'enorme mezzo di trasporto risuonò nelle mie orecchie tetra e spettrale.
Sarebbe stata la mia morte, lo sarebbe stata, sì.
Ma Nohea non l'aveva permesso.
Mi teneva ancora stretto tra le sue braccia, in quella morsa che m'impediva di precipitare giù per la terra scoscesa e lontano da quel groviglio letale di macchine impazzite.Probabilmente fu così, che Nohea diventó
tutta la mia vita.- Papà, papà...!!!! -
L'unico ricordo dolce che mi rimane di quella notte è proprio l'abbraccio caldo di mio padre non appena riuscì a trovarci, in quell'ospedale gigantesco.Ricordo il suo pianto disperato e ricordo come anche Nohea, che fino a quel momento aveva dato prova di gran autocontrollo, cedette amaramente alle lacrime.
Non ci eravamo fatti niente, solo qualche graffio.
Ma il trauma era stato forte, molto forte, e ancora ci aspettavano notizie peggiori.Papà si era talmente terrorizzato all'idea di averci perso per sempre, che tremava e piangeva senza sosta.
Allora ero troppo piccolo per sapere che si trattasse di un attacco di panico.L'infermiere venne a tranquillizzarlo facendogli una puntura talmente efficace che si addormentò dopo una manciata di minuti.
Lo zio Josh restó con noi, ad abbracciarmi per il resto della notte, anche dopo che mi raggiunsero i nonni.- E mamma? Perché non può venire? - chiesi piagnucolando.
- Mamma starà bene. Ma adesso ha bisogno di cure. Presto potrai riabbracciarla di nuovo -- Il signor Peter invece..? - Nohea sapeva già quale fosse il vero dramma di tutta l'orrenda vicenda.
Zio Josh si limitò a stringermi più forte.
Ancora oggi, apprezzo il fatto che non mi abbia tenuto la verità nascosta, dandomi false illusioni e speranze.Durante un'allegra sera di primavera, io ed il mio fratello adottivo Nohea, insieme a mamma e al suo compagno Peter, eravamo usciti tutti insieme come eravamo soliti fare.
Ci eravamo divertiti un mondo, ma non c'erano mai stati problemi tra di noi, la normalità era un'abitudine.
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Appartenere
RomancePungimi come le spine delle più belle rose, fammi sanguinare e leccami le ferite, amami fino alla morte, vivimi fino a morire. - Siamo venuti insieme - ti sorrido mentre ansimi addosso a me, i tuoi capelli bagnati, appiccicati alla fronte, le tue la...