Prologo 3.

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Se da un lato mi rendevo conto che forse io e Nohea ci eravamo spinti troppo oltre, senza capire davvero quel che stavamo facendo, dall'altro mia madre ci stava rendendo la vita impossible, arrabbiandosi persino per un innocente abbraccio.

Più lei faceva così, più Nohea si accaniva, provocandola continuamente mentre io cercavo invece le mie risposte un po' ovunque.
Le cercai nella religione, nella scienza, nell'opinione pubblica.
Tutto ci andava contro, totalmente contro, senza via di scampo.

Per non essere un ripudiato dalla società, avrei dovuto sopprimere l'amore immenso che provavo per lui.
E poi, forse aveva ragione mio papà.
Eravamo in una fase delicata della nostra crescita, confusi su noi stessi e sul nostro sviluppo sessuale.

Forse era normale che avessi rivolto i miei primi pensieri di un certo tipo a lui, perché era la persona che amavo e di cui mi fidavo di più, la persona a me più vicina.
E in modo altrettanto normale avrei dovuto superare e far passare questa cosa, volgendo la mia attenzione e la mia attrazione altrove.

L'anno scolastico stava quasi finendo.

- L'anno prossimo andremo al college e tua mamma non potrà più romperci il cazzo se stiamo insieme - disse Nohea soddisfatto.

Che poi, non c'eravamo neanche più baciati.
Il nostro stare insieme consisteva appunto nel dormire abbracciati e passare molte ore a svolgere qualsiasi tipo di attività per divertirci e svagarci.

Non c'era nulla di male in questo.
Però.. volevo staccarmi.
Una parte di me continuava a ripetermi che era tutto sbagliato, che più gli sarei stato vicino e peggio sarebbe stato, che sarebbe successo ancora e ancora se non mi fossi allontanato in tempo.

Dovevo crearmi il mio di futuro, la mia di vita, di personalità.
Dovevo esistere a prescindere da Nohea.

Lui, dal canto suo, aveva continuato ad avere altre fidanzate e secondo me, ci aveva anche già fatto sesso.

La gelosia si era tramuta in insofferenza, e anche questo mi portava a sorridergli di meno, abbracciarlo di meno, parlargli di meno.

Speravo non se ne accorgesse.

Avevo allargato ancora di più la mia cerchia di amici, e uscivo più spesso con loro, in modo da poter dire di no a lui senza destare sospetti.

Una mattina, a scuola, vennero dei ragazzi più grandi in rappresentanza di istituti e licei, per parlarci o meglio convincerci, ad iscriverci nelle scuole che frequentavano loro.

Tutti mi annoiavano, tranne uno.

Shawn era un bel tipo dai capelli castani, mossi.
Alto, fantastici occhi color miele, sorriso caloroso.
Ben vestito, con un leggero maglioncino blu da bravo ragazzo.

Mi rapiva il suo modo di descrivere il liceo artistico, sembrava fosse una scuola meravigliosa, dove avrei anche trovato boni assurdi come lui.

Stavo maturando l'idea di non scegliere il college, solo perché l'avevano fatto i miei genitori, i miei zii e praticamente tutti.

Però.. Nohea..

Mentre riflettevo dubbioso e l'incontro in aula magna veniva sciolto, Shawn mi si avvicinò per porgermi un opuscolo pieghevole dove avrei potuto leggere le materie, gli orari e tutte le informazioni utili.

Lo presi senza farci caso e il mio occhio cadde subito sulla città in cui si trovava suddetto istituto.
Era dove abitava mio padre. Lontano, troppo.

- Sei interessato?-

Mi voltai e vidi il bono sorridermi, un'espressione gentile in volto.

Ed io avevo proprio bisogno di dolcezza.

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