Capitolo 27: Senso di colpa

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Note:

Attualmente in ascolto: "Shake It Out" Florence + The Machine


Draco

Non rimasero per la notte.

In qualche modo, nonostante la foschia dell'euforia e dell'alcol, avevano abbastanza ingegno in due per rimettersi i vestiti e separarsi a malincuore per andare nelle rispettive case. Questo non precluse il lunghissimo addio fuori dalla Stanza delle Necessità, troppo rischioso e troppo sciocco, ma Draco si aggrappò a Hermione come se fosse la sua seconda pelle, senza parole, terrorizzato dall'idea che gli venisse strappata di nuovo.

Quando finalmente riuscì a staccarsi, ogni passo verso i sotterranei fu un tormento, ogni passo un'ulteriore discesa verso la rovina. Cercò di dire a se stesso che era irrazionale, che si stava preoccupando per nulla, ma queste rassicurazioni furono vanificate quando, invece di trovare un corridoio vuoto davanti al ritratto dei Serpeverde, Theo lo stava aspettando.

A Draco si gelò il sangue quando notò l'espressione addolorata e le spalle cadenti di Theo.

"Cosa c'è che non va?" Draco sbottò, il terrore si solidificò nel suo petto, un peso impossibile che lo radicava al suo posto. Theo sembrava non sapere cosa dire. Si inumidì le labbra, le mani gli tremavano mentre se le passava tra i capelli. Draco ringhiò per l'impazienza. "Dimmi".

Theo sospirò, con gli occhi bassi. "È Pansy", disse, ignorando il cipiglio di Draco. "È in infermeria".

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Era tardi, troppo tardi per stare in giro nei corridoi e troppo tardi per i visitatori, ma Draco non era l'unico in infermeria quando varcò le porte.

Un grintoso Blaise stava accanto all'unico letto occupato, ma Draco lo ignorò a favore della strega dall'aspetto fragile sotto le coperte. Quando i loro occhi si incontrarono, per poco non inciampò. Pansy era quasi irriconoscibile. La sua pelle aveva perso la sua lucentezza, era diventata quasi grigia. Gli occhi erano rossi e iniettati di sangue, il viso teso e tirato, come se qualcuno avesse prosciugato la morbida carne della giovinezza, lasciando dietro di sé solo una pelle infossata e zigomi sporgenti.

Si precipitò in avanti, ma Blaise gli sbarrò la strada, mettendosi davanti a lei in modo protettivo, con un'aria devastata e furiosa allo stesso tempo. "Non avvicinarti a lei, Draco. Non hai fatto abbastanza?"

Draco si bloccò. "Di che cosa stai parlando? Che cosa è successo?"

Il ghigno di risposta di Blaise fu interrotto quando Pansy gli posò una debole mano sull'avambraccio; sembrava che quel semplice movimento fosse un compito di per sé. "Non ...". La sua voce era flebile. "Non è... colpa sua..."

L'espressione di Blaise si rabbuiò. "Non è colpa sua, un cazzo".

Pansy si limitò a scuotere la testa.

Draco si avvicinò al bordo del letto, ignorando lo sguardo di Blaise e prendendo la mano di Pansy, così ossuta che sembrava dovesse rompersi nel suo palmo. Da vicino, poteva vedere una sfumatura nera nelle vene di Pansy, come se qualcosa di oscuro e minaccioso le stesse attraversando. "Non capisco", disse infine.

"I miei genitori..." dise Pansy, lottando per ogni parola. "Hanno scoperto che ho rotto il nostro accordo..."

Cosa? Draco scosse la testa. "I tuoi genitori..." Si interruppe, ma poi i suoi occhi si allargarono. "I tuoi genitori ti hanno fatto questo?" Pansy chiuse gli occhi, come se cedesse alla stanchezza del proprio corpo. Draco la prese come una conferma. "Perché? Come?"

REVERLY (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora