I suoni della festa, gli schiamazzi e le grida durarono per buona parte della notte.
Goffredo ristette con gli amici vecchi e nuovi a riempirsi i calici. Dimenticò Cecilia, re Enrico e donna Hester.Dalla sua camera Cecilia coglieva parte dei discorsi.
La voce di sir Albert tuonante come non mai fu rivelatrice.
«Diteci Goffredo, non siete ora contento che re Enrico vi abbia costretto a tornare da vostra moglie?»Sir William rise sguaiato e rispose per lui, oppure la voce era più forte ad arrivare fin su le mura.
«Di sicuro più della prima volta e anche da che è partito! Il nostro amico a detta del re preferisce donne mature e facili ad alzare la gonna.»«Cominciate ad esser noiosi!» stavolta la voce di Goffredo giunse fino a lei, che si avvicinò alla feritoia sul muro da cui meglio si udiva ciò che succedeva dabbasso.
La voce di Sir Und ribattè all'amico.
«Eppure siete qui con noi invece che con quella puledrina di sopra, non vi avessi visto pisciare avrei pensato foste un eunuco.»«E non si può neanche dire che non gli funzioni da come urlano le battone che si portava in tenda negli accampamenti!» gridò forte sir Amalrico evidentemente troppo lontano da sir Und per farsi udire da dove era seduto con un tono di voce normale.
«Mi avete stancato! Ora vado di sopra e vedo se mi apre e se riesco la faccio urlare per voi!»
Cecilia scattò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro, il boato delle grida di approvazione accompagnò il sobbalzare del suo cuore in petto che perse qualche colpo.
Doveva aver salito le scale tre a tre perché fu davanti alla porta ben prima che ella si fosse decisa sul da farsi.
Poteva fingere di dormire? Con quel baccano? Ci avrebbe creduto?Doveva aprirgli la porta?
Non fece in tempo a rispondersi che la porta tremo sotto i suoi colpi.
«Non apro messere! Siete ubriaco.»La voce di lui le giunse piano da dietro la porta.
«Giuro che non vi tocco, ma fatemi entrare, altrimenti non la finiranno e rischiate vogliano partecipare.»Cecilia si morse il labbro, non dubitava potessero farlo davvero.
«Posso fidarmi della vostra parola?» chiese.
«Dovete!» rispose categorico.Goffredo aveva appoggiato le mani sugli stipiti laterali e attese un bel po'.
«Donna Cecilia devo buttare giù la porta?»«Un attimo! Ho paura!» ammise prima di aprire uno spiraglio da cui Goffredo sbirciò il bel viso di lei sorridendogli sornione.
«Mi avete dato la vostra parola.»
«Fatemi entrare e parliamone.» disse Goffredo notando che lei non si risolveva a farlo passare mantenendo la porta socchiusa.«Non dobbiamo parlarne proprio per niente, avete dato la vostra parola!»
«E generalmente quella è, e non la rimangio. E ora fatemi entrare se non volete che lo faccia a forza.» aveva infilato un piede per impedirle di richiudere.
Cecilia si tirò indietro a distanza di sicurezza mollando la presa sulla porta.
Goffredo entrò con molta calma e richiuse la porta tirando giù il pesante chiavistello, senza staccare gli occhi da lei.
Indossava una camicia da notte pesante, accollata, con maniche fino ai polsi, e lunga fino a terra.Distolse lo sguardo e si guardò un po' intorno.
La camera era la stessa in cui la trovò a lavarsi tre anni prima. Solo che ora si poteva chiudere da dentro ed era più accogliente, un letto a baldacchino era dietro alla ragazza, i tendaggi erano di un bel colore rosso cupo come i capelli di Cecilia. Una cassapanca era ai piedi del letto, mentre affianco c'era una sedia con sopra appoggiata la tunica e una cinta di corda, sulla destra della porta c'era ancora il trespolo con la brocca e il catino in cui Cecilia si lavava tre anni addietro, l'unico oggetto rimasto tale e quale.
STAI LEGGENDO
Rossa come le fiamme
Romance1260, e giù di lì. Sir Goffredo, duca della Normandia torna, per la seconda volta a distanza di tre anni, obbligato da re Enrico III, al suo feudo nella contea del Maine. Lo stesso re che lo obbligò, con la complicità dei genitori, a sposare una ra...