21) agli ordini di re Enrico

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Il mattino successivo furono svegliati da voci grosse e discussioni giù d'abbasso.
Goffredo era addormentato a pancia in giù con la testa sul ventre di Cecilia, leggermente di traverso al letto e le braccia su di lei.

Si tirò su e si guardò con Cecilia che era già sveglia da un po'.
«Che diavolo sta capitando giù di sotto?»
«Sembrerebbe la voce di sir William e quella di re Enrico.»
Goffredo si vestì in fretta e scese di sotto.

Il re sembrava davvero molto adirato.
«VOI SIR WILLIAM DOVETE RICORDARE CHI SONO PRIMA DI RIVOLGERVI A ME! »
Sir William se ne stava ritto davanti al re con lo sguardo a terra e i pugni chiusi, la mandibola serrata e un espressione per nulla accondiscendente. Nella stanza vi era anche un altro signore di una certa età che Goffredo non ricordava di conoscere.

«Sire! Che succede?» chiese Goffredo.
«Oh bene! Ecco l'altro, che ieri sera mi ha piantato per correre dietro all'altra rossa!
Avete dormito bene Goffredo? Il vostro amico William qui è venuto direttamente da Angers ad accusarmi di avergli rapito la promessa sposa. Mentre quest'altro signore ha lanciato serie accuse nei vostri confronti.»

Sir William alzò il volto di scatto con uno sguardo feroce.
«Mi avete mandato di proposito in perlustrazione!»
«Badate a come parlate! Siete a tanto così da farvi imprigionare per la vostra insolenza!» disse Enrico avvicinandosi all'uomo.
«Avete forse chiesto la mia approvazione per queste nozze?»

«Approvazione?» asclamò William facendo un passo in avanti in modo aggressivo, prontamente bloccato da Goffredo che continuava a guardare l'altro sconosciuto non capendo in che modo lo avesse leso.
In quel mentre scesero Cecilia dalle scale della torre centrale e Margò dalle scale dietro a Goffredo.

Il re le squadrò entrambe.
«Bene! Venite fanciulle! Vi comunico che domani partirete con me in direzione di Rowen nel ducato normanno. Avrete il piacere di essere introdotte a corte e vi resterete fino a quando IO riterrò necessario!»
Goffredo guardò il re come fosse impazzito.
«Sire non capisco perché questa decisione! Perché anche Cecilia? »
«Conoscete questo signore?» chiese il re indicando lo sconosciuto.
«Non mi pare mio re!»
A questo punto l'uomo si fece avanti e si fermò di fronte a Goffredo.

«E infatti voi non conoscete me! Ma conoscete mia moglie, e anche molto bene.»
Cecilia guardò l'uomo, sapeva bene chi fosse.
Goffredo invece corrugava la fronte senza capire il risentimento che leggeva nello sguardo torvo dell'uomo.

«Sono Armando Manucci Arcari, marito di donna Hester!»
«E di cosa mi accusate?»
«Mia moglie aspetta un figlio, e dice che è vostro!»
A Goffredo cadde la mandibola mentre si girava a guardare Cecilia sbiancata che si reggeva al corrimano, raggiunta da Margò pronta a sorreggerla.
«Mente!»
«Negate anche di essere stato nel suo letto la sera scorsa?»

Goffredo si girò verso il re.
«Sire non posso rispondere a questa domanda senza essere frainteso»
«Goffredo credo che sarà la stessa Cecilia a volervi lasciare per venire a corte.»
«Ho già chiarito con lei. Voi ricordate di avermi fatto bere, ricordate che non ero lucido, donna Hester ha approfittato del mio stato per attrarmi nella sua stanza, ma non ci fu nulla fra noi. »

«Ciò non toglie che le due D'Angiò verranno con me!» rispose re Enrico.

«Enrico! Vi ricordo che Cecilia è già mia consorte. Volete portar via una moglie ad un vostro uomo fidato?»
«E voi non avete tentato di portar via la moglie a sir Manucci? Per quanto mi riguarda posso anche decidere di far annullare il vostro matrimonio, e proibire a sir William di sposare l'altra!»

«Sire mi si accusa di qualcosa che non ho fatto, e vengo punito ingiustamente! Fra me e donna Hester non c'è stato più niente da quando ella fu promessa al mercante!»

Rossa come le fiammeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora