12) il sospetto

93 11 11
                                    

Cecilia entrò piano spingendo la porta con il fianco. Aveva un vassoio con una zuppa calda e due boccali di idromele. Appoggiò il vassoio sulla cassapanca e si avvicinò a guardare Goffredo. L'uomo aprì gli occhi e la fissò.
Aveva uno sguardo truce che non le piacque per niente.

«Come state?»
L'uomo continuò a fissarla senza risponderle.
«Riuscite a muovere il braccio?»
Ancora non rispondeva.
«Aprite e chiudete la mano per favore»

Goffredo lo fece senza cambiare espressione.
«Alzate il braccio.»
Goffredo lo alzò ma una smorfia di dolore accompagnò un ringhio a denti stretti.
«Va bene! È normale che faccia male, ma almeno riuscite a muoverlo. La terrete a riposo per qualche giorno.» gli toccò la fronte. «Non avete più febbre, siete fresco.» vide un lampo attraversargli lo sguardo, ne ebbe paura e ritrasse la mano.

Prese la ciotola con la zuppa d'orzo e carne di cervo e si sedette sul bordo del letto.
«Sarete affamato..» stese il cucchiaio fino alla bocca di Goffredo ma egli non dava segni di volerla aprire.

«Dovete mangiare... ...l'ho cucinato io apposta per voi. È una ricetta dei monaci di Angers, orzo, carne di cervo ed erbe curative che vi metteranno in forze...» ma lui continuava a fissarla in malo modo.
«...perché mi guardate così! Ce l'avete con me per la spalla? Non sareste sopravvissuto se...»
«Vi ringrazio per la spalla!» finalmente parlò ma l'espressione del volto rimaneva alterata.

«Non è per quello...» alzò la mano che oramai sembrava tutt'uno con quel sacchetto e lo guardò di nuovo e chiese.
«Chi è entrato oltre me nella vostra stanza?»

Cecilia sbiancò.
«Uld e Amalrico, non ricordate?»
«Chi altri?»
«Non so... servitori forse?»

«Avete servitori che posseggono denaro?»
«No, certamente no!»
«Avete accolto Kenington nel vostro letto?»
Cecilia sentì le gambe cedergli.
«Che dite? No!»

«Questo è stato trovato da Amalrico l'altra sera.» ora lo sguardo era glaciale «qui! Nella vostra stanza.»

Cecilia lo guardò ammutolita, e spaventata.
«Datemi quella dannata zuppa!» Goffredo lo disse piano ma sembrava un ringhio.

Cecilia avvicinò di nuovo il cucchiaio, lui aprì la bocca ma dovette tenerle la mano perché tremava. Gli occhi di lei erano lucidi, l'espressione colpevole. La ragazza si costrinse a calmarsi e il tremore si placò quel tanto per imboccarlo fino a finire la zuppa.

Goffredo pensò che con un umore diverso le avrebbe fatto i complimenti per quel piatto gustoso. Non con quel tarlo in testa. Ora avrebbe dovuto prendere decisioni difficili.
Decisioni che la ragazza non avrebbe accettato facilmente.

Cecilia stese uno dei boccali a Goffredo, non lo guardava più negli occhi. Non aveva il coraggio di dirgli cosa era successo con Kenington, temeva per la vita del giovane ed era quasi certa che non l'avrebbe creduta.
Anche se...il fatto che fra lei e il marito non ci fosse stato nulla, sarebbe potuto essere qualcosa che l'avrebbe aiutata a provare la propria innocenza.

«Ve ne ho portati due, se ne volete dell'altro ve ne vado a prendere ancora.»
Goffredo alzò un sopracciglio con uno sguardo sempre più duro.
«Credete che facendomi ubriacare dimenticherò di essere stato tradito?»
Cecilia lo guardò sconcertata e offesa.
«Se vi riferite a me vi sbagliate di grosso. Era per attenuarvi il dolore della ferita.»

«Di chi è questo dannato sacchetto?»
Cecilia non rispose, ora sembrava delusa.
«Che voi lo diciate o no io lo scoprirò.»
«Poco cambia su cosa scoprirete! Io non vi ho tradito e credo vi basti poco per appurarlo..» abbassò lo sguardo arrossendo.

Goffredo alzò il mento.
«Così non potrò più dimostrare la vostra colpa!» si tirò in avanti
«Devo tutelarmi! Non sarò io ad appurarlo!»

Cecilia alzò il viso di scatto e lo guardò a bocca aperta.
«Che dite?»
«Saranno le monache del convento.»
«Cosa? Tutti sapranno che... io...che voi....che noi non lo abbiamo mai fatto! Mi umilierete così?»

Rossa come le fiammeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora