Quattro giorni di viaggio e qualche tappa intermedia per giungere infine a Rouen.
Avvicinandosi videro quello che era il palazzo di corte. Una serie di strutture comunicanti con delle specie di gallerie di un metro o due da cui si passava dall'una all'altra. Piccole finestrelle alte contornavano sia le gallerie che le mura dei dodici edifici, sei davanti e sei dietro, al centro un palazzo che era la residenza del re quando egli era presente si estendeva longitudinalmente fra le strutture più piccole dando un impressione imponente vedendola da davanti mentre più esile in profondità.Un ampio piazzale raccolse i soldati a seguito del re, furono congedati e sarebbero potuti scorrazzare per il paese in cerca di ostelli e taverne, in libera uscita fino al raggruppamento di nuove forze a cui accorparsi per il ritorno al fronte al sud.
Le tre donne furono scortate nell'ala centrale dove avrebbero condiviso le loro giornate con le ancelle di Elisabeth la consorte del re.
Il re si rivolse alla servitù pronta ad accoglierlo.
«Preparate le stanze per le mie tre ospiti, fate in modo che abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno» si girò verso le tre donne e sorrise
«Avete un po' di tempo per riposarvi e prepararvi per la cena, condividerete i pasti con me ed Elisabeth e altri ospiti di palazzo e altri amici di passaggio.» a queste parole allungò un braccio alla sua destra e solo allora si fece avanti la regina a cui le tre donne si inchinarono e presentarono.
«Sarà un piacere per me ospitarvi e godere di nuove compagnie.» disse affettatamente Elisabeth.Cecilia ne guardò il volto etereo, aveva un eleganza gelida e sembrava osservare tutto con estremo distacco. Non riuscì a decifrarne l'umore né a capire se era più un fastidio avere queste ospiti senza saperne il motivo.
Considerò che se Goffredo le avesse portato tre donne al feudo non sarebbe riuscita a restare così impassibile.Furono presto congedate e accompagnate da tre graziose ancelle nelle loro camere.
In cima all'ampia scala che saliva dal salone centrale, Cecilia vide Hester seguire la giovane ragazza che la accompagnava a destra del lungo corridoio, mentre lei e Margò furono accompagnate a sinistra e contò sei porte prima di arrivare alle loro.
«Mie signore, io sono Sara, mentre lei è Iulia, per qualsiasi cosa potrete rivolgervi a noi. Ci trovate sempre nella prima porta davanti alle scale. Ma potete chiamarci anche affacciandovi dalla vostra porta e vi sentiremo, se non noi, le altre ancelle che ci verranno a chiamare velocemente.»Stavolta fu Iulia a parlare.
«Io sono al vostro servizio donna Cecilia, Sara si occuperà di Margò. Come potete vedere le vostre stanze sono comunicanti, così che potrete decidere di stare insieme quando vorrete. Quando vi sarete riposate vi accompagneremo nella sala guardaroba, dove potrete scegliere fra tante vesti. È una stanza che ha espressamente voluto la nostra Regina, per dare a tutte le nostre ospiti l'opportunità di vestire abiti molto ricercati. Sono vesti dismesse dalla stessa Elisabeth, più donazioni e alcuni donati dal Re, potrete provarne e servirvene a piacimento.»«Avete già un catino e la brocca con acqua calda, qualora vogliate lavarvi. Nell'ala dietro a questa vi è una stanza da bagno con vasche immense, risalente al dominio romano, quando vorrete potremo accompagnarvi. Li su quella panca vi sono i teli e gli olii profumati di cui Elisabeth fa sempre dono. Ora vi lasciamo riposare.»
Fecero entrambe un inchino appena accennato con la testa e le lasciarono finalmente sole.Cecilia e Margò si sorrisero ed entrambe si sistemarono nella propria stanza, provando subito il morbido giaciglio dopo una veloce passata con una pezza umida per togliere il puzzo dei cavalli.
Entrambe si addormentarono, esauste del lungo viaggio.Fu molto dopo che Iulia bussò alla sua porta ed entrò.
«Donna Cecilia! Debbo svegliarvi per la cena.»
Le palpebre si alzarono a fatica, era immersa in un sogno in cui degli occhi di ghiaccio ardevano per lei e li vide dissolversi alla voce della giovane che la svegliava.
«Venite! Vi conduco al guardaroba.»Sul corridoio si unirono a Sara e Margò. Lo percorsero fino all'ampia scala in pietra, la sorpassarono e proseguirono per tutto il corridoio, fino a trovarsi di fronte ad un ampia porta a due ante, che le due encelle aprirono e tennero aperte per farle entrare.
All'interno un grande specchio su un piedistallo di legno intarsiato troneggiava al centro, sulle pareti vi erano fissati dei pali di legno da cui penzolavano un numero impressionante di vesti suddivise per taglia e colori.Margò rise portandosi le mani al volto. Cecilia le si avvicinò ed insieme cominciarono a saltellare per la stanza andando da una parte all'altra e chiamandosi a vicenda.
Sara e Iulia le indicarono quali probabilmente sarebbero stati delle loro taglie.
Cecilia afferrò un abito esageratamente lussuoso, con un largo pannello dorato che partiva dalle spalle e scendeva fino ai piedi, in cordinato un vistoso cappello con due corni che giravano intorno alla testa e un velo bianco che copriva i capelli, si mise il cappello e si posizionò l'abito davanti. Poi cominciò a sghignazzare e Margò si piegò in due dal ridere.«Non sembro una regina? No?» e rise di nuovo mettendolo a posto.
Cecilia scartò due abiti che le mostrò Iulia, mentre il terzo che le propose, di un verde brillante, ma estremamente semplice, come piaceva a lei, decise di provarlo.
Le scendeva morbido sui fianchi allargandosi leggermente ai piedi, le maniche erano staccate e una catenina dorata fungeva da cintura.Margó indossò un abito di un color crema con ricami a rilievo di rose leggermente più scure. Anche questo scendeva morbido sui fianchi e per cintura vi era una cordicella intrecciata dello stesso colore dei ricami.
Le due ancelle fornirono anche le calzature adatte, e si affrettarono a scendere di sotto per non arrivare in ritardo.
Girarono un po' per il salone finché non scese Elisabeth, gli ospiti già presenti si allargarono sui due lati e chinarono il capo al suo passaggio. Elisabeth si affiancò alle due rosse che destavano molta curiosità fra i presenti.
«Venite, vi presento ad alcuni dei nostri ospiti.»
Le giovani fecero una riverenza e seguirono la regina.
Per lungo tempo, camminarono per il salone affianco alla regina e fermandosi qua e là vicino ai vari gruppetti che si erano formati.Dopo un po' Cecilia ebbe la testa piena di nomi e cominciò a confonderli o farli cadere nell'oblio, "poco male" pensò "quando avrò da parlare con uno di loro chiederò di ricordarmi il nome".
Margó al suo fianco sembrava più sicura. Cecilia avrebbe voluto tornare in camera senza neanche cenare. Se solo ci fosse stato Goffredo al suo fianco..
Senza che lo volesse lo sguardo si fece cupo e le sopracciglia si corrugarono. Elisabeth se ne avvide e l'interesse si palesò sul suo volto.
Camminavano distante da altre persone e prese sotto braccio Cecilia.
«Cosa vi ha turbato Cecilia?»
Cecilia la guardò sorpresa e vide un luccichio di amicizia negli occhi della sovrana.«Mia regina, mio marito fa sentire la sua presenza ma ancor di più la sua assenza! Mi manca terribilmente!»
La regina alzò le sopracciglia e la scrutò a fondo.
«Mi risulta che vostro marito sia stato a lungo assente negli anni passati, non vi era mancato allora?»Qualcosa attrasse l'attenzione delle persone in sala e anche Elisabeth e Cecilia si volsero a guardare in cima alle scale.
Donna Hester aveva fatto il suo ingresso e si era volutamente soffermata in cima alla gradinata aspettando di avere tutta l'attenzione su di sé. Aveva indossato l'abito che a Cecilia e Margò aveva fatto tanto ridere, quello che a loro era sembrato troppo pacchiano per una cena con i sovrani, a Hester era parso di grande effetto.Il re aveva alzato le sopracciglia perplesso, poi si era avvicinato alla scalinata e le aveva porso il braccio per accoglierla in sala.
Elisabeth guardò freddamente la scena, Cecilia fu certa di scorgere un lampo d'astio verso Hester e ne fu quasi felice.
«Alcune dame non riescono proprio a capire quando l'eleganza diventa pacchianeria, non trovate Cecilia?» la sentì dire prima che riportasse l'attenzione su di lei.
«Credo abbiate ragione mia regina!»
Rispose con un mezzo sorriso.
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Rossa come le fiamme
Romance1260, e giù di lì. Sir Goffredo, duca della Normandia torna, per la seconda volta a distanza di tre anni, obbligato da re Enrico III, al suo feudo nella contea del Maine. Lo stesso re che lo obbligò, con la complicità dei genitori, a sposare una ra...