25) Elisabeth

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«Venite! Voglio finire quel discorso lontano da queste orecchie impiccione!»
Elisabeth si diresse verso uno degli archi che dal salone portavano in altre stanze, seguita da Cecilia e Margò.
Era un piccolo salotto con due zone distanziate di sedute, da un lato un divanetto e due poltrone, dall'altra tre poltroncine. Furono quest'ultime che Elisabeth indicò e vi si accomodarono.

«Allora?»
«Cosa sua maestà?»
«Chiamatemi semplicemente Elisabeth... dicevamo di vostro marito e dei sei anni che non vi siete visti.»
«Quando ci sposammo ero troppo piccola, o almeno così reputò Goffredo.»
«Quindi non vi fu niente fra voi?»
«No! Mia regina.»
«Io avevo quattordici anni quando venni data in sposa ad Enrico, e non aspettò di certo.»

Elisabeth guardò Margò.
«Se vi turbano questi discorsi forse dovreste lasciarci sole.»
«Ooh non mi turbano affatto, destano tutto il mio interesse.»
La regina le sorrise e tornò su Cecilia che stava ancora rimuginando sulle parole della regina che le avevano ricordato quelle di Goffredo quando le disse che le aveva dato tutto il tempo necessario.

«A corte abbiamo spesso preso in giro Goffredo, per la sua reticenza a tornare da voi. Pensavamo foste brutta e invece...siete un incanto.»
«Goffredo voleva Hester non me.»
«Era cieco?»
«Forse innamorato..» disse Cecilia mordendosi il labbro inferiore e oscurandosi in volto,
«...e comunque a 13 anni ero un mostriciattolo, e a sedici...   ...quando tornò avevo il volto tumefatto.»
«TUMEFATTO?»
«Diciamo che non andavo a genio a donna Lucrezia né a sir Berto. Ma dopo quella volta le cose sono cambiate. Goffredo li obbligò ad essere più... gentili.» Cecilia imbarazzata si lisciava la veste mantenendo lo sguardo basso.

«Capisco! Dovete aver sofferto molto...spero non mi considererete superficiale se vi dico che siete stata comunque fortunata.» aspettò che Cecilia la guardasse per proseguire.
«Ma la mia constatazione è solo frutto della mia esperienza.» la donna si appoggiò allo schienale della poltrona e fece un gesto con la mano come a ricacciare ricordi dolorosi.
«Come vi dicevo avevo 14 anni quando fui data in sposa al re. Ero incosciente di ciò che stavo compiendo, nella mia ingenuità di allora mi compiacevo e vantavo di star per sposare un principe.» fece una pausa e respirò a fondo «La prima notte fu tremenda.»

Elisabeth adocchiò Margò di sfuggita.
«Scusatemi cara! Ma avete un età in cui dovreste essere sposata da tempo e sapere certe cose. Quindi parlerò liberamente e spero non me ne abbiate.» di nuovo si rivolse a Cecilia.
«Fui tenuta ferma da altre persone mentre il re... Svenni per il trauma e il dolore. Non capivo cosa mi stesse facendo, volevo solo fuggire da lì. In seguito il re cacciò tutti e mi diede qualche settimana di tempo e fu... ...diciamo più gentile. Per un po' si accontentò di carezze e baci, finché mi minacciò di trovarsi delle concubine, e l'idea non mi piacque. Così cominciai ad essere più...partecipe. Ci è voluto molto tempo perché mi affezionassi a lui. Ora ammetto che ne sono gelosa.» alzò lo sguardo e trovò Cecilia con una mano sulla bocca.

«Vi ho sconvolto?»
«Forse un po'! Credevo di aver subito violenza e invece... ...avete ragione, sono stata fortunata.»
«Mi piacerebbe sapere particolari piccanti ma vedo che vi turba parlarne, e credo stiano per servire la cena, vogliamo andare?»
Si alzò e Cecilia e Margò fecero altrettanto.
Prima di giungere all'arco si volse a guardarle
«Voglio che sappiate che quanto detto in questa stanza non uscirà da questa stanza e gradirei faceste altrettanto.»
«Ma certo.» esclamarono all'unisono le due sorelle sorridendo.

Dal salone lentamente gli invitati si spostarono verso i due archi più grandi che conducevano in una stanza da pranzo.
Dei camerieri erano in fila ritti, pronti con grandi vassoi colmi di cacciagione e zuppiere con creme al formaggio e zuppe di carne e verdure.

Cecilia ancora una volta sentì di essere fuori posto senza Goffredo al suo fianco.
Elisabeth le sorrise e le fece cenno di sederlesi al fianco.
Donna Hester che aveva cercato di attrarre l'attenzione del re fu gentilmente accompagnata dallo stesso ad un posto più lontano.
«Perdonatemi! Ma la mia consorte non approverebbe vedere una così bella donna al mio fianco, inoltre vedo la vostra contendente lì al suo fianco, non vorrei partecipare a bisticci durante il pasto.»
Hester sorrise languidamente, e lanciò un'occhiata malevola verso Cecilia che tentò di dissimulare.
«Non abbiamo mai litigato io e donna Cecilia, e abbiamo condiviso più di un pasto oltre che lo stesso tetto, non mi permetterei mai di cominciare a farlo qua.»
Il re la guardò con quel suo sorriso tirato e lo sguardo che dava ad intendere capisse più di quanto gli veniva detto, e con un cenno di capo si congedò dirigendosi al suo posto vicino alla regina.

Elisabeth lo guardò sedersi e seppur sembrasse imperturbabile aveva tacitamente avvisato il consorte di tenersi lontano da quella donna.
L'uomo le sorrise e bofonchiò qualcosa che solo lei capì. Elisabeth alzò un sopracciglio e sembrò sorridere per un istante.
Aveva da tempo accettato l'irruenza del marito e non dubitava che egli avesse tresche con altre donne. Ma se ne avesse avuto le prove avrebbe di certo lasciato il palazzo e portato al ducato normanno dei documenti che avrebbero fatto cadere non poche teste.

Il re ne era consapevole, ma il suo essere prudente era dettato più dalla stima che nutriva verso la consorte, che considerava donna di notevole intelligenza e oculatezza, oltre che sincero affetto.

Hester ignorava tutto questo, e in cuor suo sperava di ammaliare il re e ottenere una posizione di prestigio che avrebbe potuto schiaffare in faccia a Goffredo, che si era permesso di rifiutarla, e a quella smorfiosetta, che ora sembrava essere tanto amica della regina.

Da quando era poco più che una ragazzina aveva sempre usato le sue doti femminili per circuire chi avrebbe potuto migliorarne le sorti. Essere la moglie di un mercante vecchio e neanche di bell'aspetto non era mai stata una sua ambizione. Guardò il re sperando di catturarne lo sguardo ma incontrò quello sottile della regina, che strizzò gli occhi e fece una smorfia simile ad un sorriso gelido che la fece rabbrividire, abbassò lo sguardo sulla ciotola che aveva di fronte e cominciò a mangiucchiare la zuppa che aveva di fronte.

Ottenuto questo Elisabeth era tornata a scambiare qualche parola con Cecilia, dopo un po' si girò verso il marito e gli chiese di far avvicinare la donna. Era quello che il marito si era aspettato da quando aveva deciso di portare con sé le tre donne. "Cose di donne le risolvono le donne" aveva pensato.

Hester fu fatta sedere di fronte alla regina.
«Mi dicono che aspettate un figlio!»
«Si mia signora!»
«Di quanto siete?»
«Credo di sei settimane..»
«Credete? Non ne siete certa?»
Hester rimase in silenzio non sapendo che dire.
«Mi pare abbiate accusato il nostro Goffredo di esserne il padre! Se fu una violenza dovreste sapere perfettamente quando è successo, se fosse consensuale non vedo quale accusa vi possa essere verso un uomo nel vigore degli anni!»

«È stato prima che Goffredo partisse per Angers, e non fu consensuale!» Hester cominciò a guardarsi attorno imbarazzata, non le sembrò consono che la interrogasse in mezzo a quella confusione, anche se tutti sembravano disinteressati a quanto dicevano.

Tutti tranne Cecilia che serrava le labbra e manteneva lo sguardo fisso sulla sua mano che stringeva un cucchiaio di legno.
Prima che partisse, prima dello schiaffo, prima del rifiuto egli era stato con Hester?
Di nuovo il dubbio le sgraffiava l'anima. Poi pensò al foulard sotto al cuscino di Goffredo e si convinse che Hester mentisse. Quale donna violentata entrerebbe nella stanza del suo stupratore? Qualcosa non coincideva con quello che affermava.

«Permettete di dubitare della vostre parole, ho visto io stessa rifiutare le attenzioni di donne anche particolarmente belle. Non ha certo bisogno di forzare la situazione. Le donne gli cadono ai piedi.»
Cecilia gemette sconsolata, quelle parole la fecero agitare sulla sedia, nella sua mente apparvero mani di donne lascive che toccavano Goffredo mentre lei stessa cercava di allontanarle da lui. Gli occhi le si infiammarono e le dita le si strinsero a pugno finché non vide fermo su di sé lo sguardo del re, che sembrò sussultare al gorgoglío di una Franca risata.
«Per Giove! Abbiamo un'altra consorte gelosa qui!» tuonò ridendo di nuovo.
La risata gli morì in gola quando lo sguardo della regina lo trapassò da una parte all'altra.

Nel frattempo Hester aveva assunto una posizione sulla difensiva, di nuovo dovette sforzarsi per reprimere un espressione malvagia dal volto. Ma lo sguardo non riuscì a mentire e palesò l'antipatia verso Elisabeth.

Elisabeth si congedò prima della fine del pasto adducendo una stanchezza latente, si scusò con le ospiti e si ritirò nelle sue stanze.
Presto il re l'avrebbe raggiunta e avrebbero parlato a lungo della guerra ancora in corso, delle perdite di uomini valorosi, delle consorti da sistemare, di Goffredo e delle tre donne che stavano ospitando.

Rossa come le fiammeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora