capotolo 24

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La su in cima soffiava una leggera brezza, non dava fastidio, anzi era piacevole.
Il sole spendeva, da quando ero arrivata al campo mezzosangue la mia carnagione bianca latte aveva iniziato a prendere colore e le mie ciocche blu avevano iniziato a schiarisi, ma per il resto non avevo notato altri cambiamenti.
Ero ormai al quasi al centro della ruota, nessuno aveva fatto caso ad una strana ragazzina che si stava arrampicando sullo scheletro di una giostra attiva.
Negli abitacoli delle giostre riuscivo a vedere coppiette felici che vivevano la loro vita tranquilla senza particolari preoccupazioni come salvare il mondo o cose del genere.
Mi fermai per riprendere fiato e mi girai verso il lago.
Le onde si increspavano appena a causa della lieve brezza, ogni tanto affrontavano delle ninfe dallo sguardo annoiato che tornavano subito giù.
Mi fermai per riprendere fiato.
Iniziavo ad avere le mani sudate, le staccai una alla volta e, a turno, le asciugai ai pantaloni.
Ripresi la salita.
Le mani continuavano a sudare e a scivolare dal ferro e i muscoli iniziavano a far male a causa dello sforzo.
Non potevo arrendermi, mancavano solo pochi metri.
Era li davanti a me.
Bastava solamente allungare un po di più il braccio; lo toccavo appena con la punta delle dita.
Si sentì un rumore sordo, come quello di un tappino di bottiglia che rimbalzava a terra dopo essere stato stappato.
La perla di Persefone balzò in avanti ed io mi allungai per prenderla.
La presi, ma caddi nel vuoto.

Io: una comune figlia di AdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora