Capitolo 11

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Kyle

La vedo rientrare nella sua stanza senza accendere la luce, sono quasi le due, non mi ero resoconto di quanto si fosse fatto tardi, ma in realtà non mi importava. Non so che diavolo mi sia preso, anzi no lo so, ero così incazzato dopo averli visti insieme, che non appena sono entrato nella sua stanza e l'ho trovata esattamente lì dove speravo, non ci ho pensato due volte a portala lì dove per anni mi sono sentito al sicuro.
Andavo sempre lì quando mi sentivo solo, triste, arrabbiato, perché a casa non mi era permesso esternare nessun tipo di sentimento, per mio padre anche solo piangere è sinonimo di debolezza.

La morte di mia madre credo lo abbia reso più cinico, non che ricordi granché di come fosse prima, ero piccolo e ricordo ben poco specie di mia madre, di lei vorrei ricordare di più. È come se la mia mente avesse oscurato ogni ricordo di lei.
Ricordo che le somigliavo, avevamo lo stesso colore degli occhi e dei capelli, e ricordo che sorrideva spesso, di mio padre invece ho più ricordi degli anni avvenire, e proprio per questo preferisco starmene per i fatti miei. In passato la rabbia era quella che più di tutto mi accecava costantemente,  reagivo di impulso e mi ritrovavo coinvolto in più risse di cui ho perso il conto, mio padre insisteva perché andassi da uno psicologo, ma onestamente anche se sono passati diversi anni, quell'ombra che gravita su di me la sento ancora. Con gli anni ho smesso di pensare, di farmi domande, di chiedermi perché mia madre. E l'altra sera, quando ho guardato Kitty negli occhi..quegli occhi. Sembrava racchiudere lo stesso sguardo che avevo io tanto tempo fa, non so perché mi abbia dato l'impressione nascondesse qualcosa, non ne avrebbe motivo, non con me poi.

E stasera, quando ero riuscito a sapere dove sarebbero andati Kitty e quell'idiota, avevo chiamato Sid con la scusa di uscire e portarla nello stesso locale. Ovviamente non mi sarei mai aspettato un tale risvolto tra lei e Kitty, ma non posso dire di esserne sorpreso. Diamine era stato così eccitante vederla alterarsi in quel modo, non credevo nemmeno l'avrebbe considerata, conosco Sid praticamente dal primo anno di liceo, non ci siamo mai davvero frequentati e a parte per del sesso occasionale, lei sa benissimo che non può aspirare ad altro da me, ho idea  però che questa cosa non l'abbia mai accettata. Ma non è lei, sono io, le relazioni, impegnarsi con qualcuno, preoccuparsi costantemente di qualcuno al di fuori di me, avere il costante timore di perderla...
E solo perché le sto intorno e insisto sempre per riaccompagnarla a casa, non vuol dire mi preoccupi..

E le ho detto anche quella cosa..ma non ce la facevo a trattenerle sulla punta della lingua, non so perché l'ho detto. Mi aveva detto che le stavo attorno solo per un motivo

Ed è così cazzo, e allora perché le ho detto quelle parole? "Perché le pensavi idiota" la mia coscienza dovrebbe tacere
Le pensavo..penso a lei..i suoi occhi, le fossette sulle guance quando trattiene un sorriso, la sua lingua lunga sempre pronta a inveire, il suo restare sempre sul vago..mi attrae, ma non vuol dire altro.

Spengo la luce e me ne vado a letto ripetendomi mentalmente che non voglio altro da lei..e me lo ripeto all'infinito cosicché finisca per crederci.

La sveglia suona troppo presto, o sono io che ho dormito troppo poco. Mi alzo svogliato come al solito e nel tragitto verso il bagno intercetto la finestra della mia vicina, intravedo la sua figura specchiarsi in un battito di ciglia prima di dirigersi fuori dalla stanza

Cazzo quanto è bella

Mi strofino gli occhi per cercare di risvegliarmi e riprendere coscienza di me, questa situazione non può andare oltre.
Corro in bagno a fare una doccia e cercare di prepararmi prima che mio padre rompa le palle su quanto sia importante preservare le giuste ore per il sonno.
Scendo di sotto dove trovo solo il silenzio ad accogliermi, deve essere già uscito e il fatto che non si sia accertato mi svegliassi può voler dire solo che sa di ieri e che mi aspetta una strigliata del cazzo al mio ritorno.
Prendo lo zaino e mi dirigo alla mia moto quando noto una figuara fasciata da jeans neri così stretti da sottolinearne le curve, superare il marciapiede per dirigersi a scuola. Non mi nota subito, ma quando lo fa mi lancia un saluto di sfuggita continuando a camminare, roteo gli occhi e con passo lento la raggiungo

Never without youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora