Parte 4 - Incubi

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Suo padre glielo aveva chiesto più di una volta, nell’ultimo anno: Sei sicuro di farcela? Quelli come Manuel ti fanno toccare una felicità che mai più proverai nella vita, ma sono capaci anche di farti toccare il fondo più di chiunque altro. E io non voglio vederti sprofondare.

Simone lo aveva sempre mandato indirettamente a fanculo, quasi a volergli dire Ma come ti permetti di parlare così di lui?

In realtà Dante, quel padre un po’ impiccione ma dal cuore d’oro, è sempre e solo stato spaventato per suo figlio.
Con l’espressione Quelli come Manuel non intendeva giudicarlo come cattivo ragazzo, anzi, ma voleva semplicemente ricordare al suo bambino, ormai cresciuto, che farsi carico di alcune situazioni e alcuni problemi non è facile come nei film.

Poi sorrideva ogni volta, appena Simone si mostrava sicuro del fatto che niente e nessuno avrebbe mai potuto frenare il suo amore per Manuel e soprattutto che mai niente e nessuno gli avrebbe impedito di stargli vicino, a costo di sbatterci la testa milioni di volte.

Stasera, però, dopo la sceneggiata e il litigio, le sue certezze iniziano a barcollare. Si pulisce la guancia da una lacrima nel tragitto verso casa, dopo aver lasciato Marco davanti al portone del suo palazzo. Con lui si era trattenuto, non aveva mostrato il minimo cenno di cedimento.
Gli aveva chiesto scusa, senza lasciare però la minima possibilità che lui potesse dire qualcosa contro il suo fidanzato. Scusa, è in un periodo difficile e mi dispiace che ci sia capitato tu. Non ce l’aveva con te

A quella frase, Marco aveva provato a commentare con un po’ di stizza: Beh, Simò… a me non sembra tanto normale

Tu non ti preoccupare, non sono cose che ti riguardano. Chiudiamola qui, ti ho chiesto scusa io al suo posto e ti ho detto che mi dispiace per la situazione imbarazzante, ma Manuel non ti riguarda

Difenderlo gli è sembrata l’unica cosa possibile. Aveva già avuto lui stesso una reazione giudicante nei suoi riguardi, ma un estraneo non avrebbe dovuto permettersi. Nessun altro potrebbe farlo perché nessun altro lo farebbe con il suo stesso intento, senza un giudizio reale nei suoi confronti.

Rientra in casa silenzioso, quasi furtivo. Lo trova rannicchiato sul divano, addormentato, con un paio di fazzolettini caduti a terra e la tv ancora accesa.

Il battito cardiaco si accelera, perché vederlo così lo distrugge.
Manuel, nell’ultimo anno, aveva dormito da solo pochissime volte e quelle poche volte aveva bisogno della tv in sottofondo perché il silenzio tombale lo agitava.

E adesso vederlo lì, pensare al modo in cui si è addormentato, rannicchiato e con il bisogno dei rumori di sottofondo per non agitarsi, lo fa stare malissimo.

Si avvicina lentamente, sedendosi nel poco spazio libero sul divano, all’altezza della pancia di Manuel. Ha rannicchiato anche le braccia e i pugni chiusi vicino al viso.
Simone alza un braccio per sfiorargli il viso e spostargli uno dei ricci che è caduto sulla guancia.

Quel tocco fa sobbalzare l’altro, che si sveglia agitato.

“Sono io, tranquillo…” ora si rilassa e richiude gli occhi per alcuni secondi prima di riaprirli e guardarlo dritto in faccia.
Gli occhi sono gonfi, e Simone può solo immaginare quanto abbia pianto in sua assenza.

“Pensavo non saresti tornato…”
“Avrei dovuto” sospira “Dai, andiamo a letto”

Manuel lo guarda perso. Vorrebbe dirgli qualcosa, ma come al solito non ci riesce.

“Domani ne parliamo” aggiunge, alzandosi definitivamente dal divano per spostarsi in bagno.
Viene seguito dall’altro, che continua a guardarlo con un’espressione di chi vorrebbe martoriarsi giorno e notte.

“Che c’è?” glielo chiede con un tono dolce, quello che gli esce naturale quando si tratta di lui.

“Come fai?”
“A fare che?”
“A non mandarmi mai a fanculo davvero”

Simone lo guarda, mentre si spoglia e sembra pensarci. Poi alza le spalle e sospira, versando un po’ di dentifricio sul suo spazzolino.

“Tu al posto mio lo faresti? Mi manderesti a fanculo per sempre?”

Manuel ci pensa, poi scuote la testa.

“No, non credo. O forse sì, non lo so. Io non sono te”
“No, infatti. Ma spero di poterti chiamare anch’io dall’altra parte del mondo se ne avessi bisogno, anche se tutto questo dovesse finire. E nonostante le tue continue cazzate, penso che prenderesti il primo aereo disponibile, a costo di venderti l’anello ricordo di tua madre”

Manuel ci pensa e crede che sì, lo farebbe anche lui. Farebbe qualsiasi cosa, tolti i momenti di irrazionalità che lo portano a fare minchiate su minchiate.

“Ma non ti ci abituare, perché deve migliorare lo stesso questa cosa qui. Il fatto che io torno sempre da te non prenderlo come una scusa”
“Lo sai che non lo farei mai, almeno non intenzionalmente”

“Lo spero. Comunque vai a letto, che sei distrutto. Ti raggiungo tra un minuto”

Così succede, e quando Simone si infila nel letto prova a mantenere una distanza che subito Manuel vorrebbe distruggere.

“Possiamo dormire abbracciati, almeno? Non voglio fare gli incubi che ho fatto prima”

Non gli serve ripeterlo una seconda volta, perché Simone ha già fatto in modo di formare quella posizione a cucchiaio per stringerlo a sé e proteggerlo da ogni incubo.

La privazione di sonno di Manuel, nell’ultimo anno, è talmente tanta che Simone farebbe qualsiasi cosa per regalargli una nottata tranquilla.
Non cede a un bacio della buonanotte, ma in quella stretta data senza nemmeno una risposta c’è tutto il suo amore per lui.

Ne parleranno il mattino successivo, sì, e avranno tantissime altre cose da dirsi, ma per ora a entrambi va bene quello che hanno.
Un abbraccio caldo nel letto, la posizione preferita del più grande, l’incastro perfetto di due corpi che sembrano essere stati creati per unirsi come un puzzle.

Simone non prende sonno subito, aspetta che sia l’altro ad addormentarsi per primo perché lo conosce e sa che quando è così agitato inizia a sussultare nel letto ad occhi chiusi.
E così succede, ma lui era pronto. Lo stringe e gli lascia un bacio sulla spalla, parlandogli nonostante Manuel sia in dormiveglia.

“Sono qua. Con te. Tranquillo…” un sussurro che probabilmente non viene sentito benissimo, ma è come se Manuel avesse percepito tutto. E si calma, dopo essersi inconsciamente girato nel sonno, spostandosi da quella posizione a cucchiaio e avvinghiandosi a Simone come un animaletto. Il suo viso nascosto tra il cuscino e il collo di Simone, le sue mani strette al pigiama di lui.

Un animaletto che vorrebbe proteggere con tutto se stesso da ogni cosa.

CASADove le storie prendono vita. Scoprilo ora