Parte 14 - Nuova vita

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Sono rientrati in casa da circa dieci minuti con entrambi i bambini addormentati. Cristian, con fasciatura e gesso applicati, in braccio a Simone; Aurora, che in realtà non si è mai svegliata, tra le braccia di Manuel.

Li hanno messi a letto, al centro del materasso, e adesso si preparano per quello che ne rimane della notte, considerando che sono già le tre.

“Mi dispiace per prima. Ero preoccupato e ti ho risposto male” Simone lo guarda, fermo sulla porta del bagno, mentre Manuel spazzola nervosamente i denti. Non ne avevano parlato, ovviamente, ma sapevano entrambi che sarebbe successo.
Non sono mai andati a letto senza fare pace dopo le discussioni, ma se questa volta Simone non gli avesse chiesto scusa, probabilmente sarebbe stata la prima volta.

“No, non mi hai risposto male. Mi hai risposto proprio di merda”
“Ti ho risposto di merda, hai ragione. Mi dispiace, scusa… ero in ansia, e tu eri più in ansia di me, non sapevo nemmeno io cosa fosse successo e ho pensato si fosse aperto la testa a metà e che mio padre non me l’avesse voluto dire per telefono”
“Non mi sembra un buon motivo per alzare la voce, in mezzo alla strada tra l’altro. Fai sempre il perfettone di stocazzo, e poi mi tratti di merda”
“Non ti tratto mai di merda, lo sai. Ero solo in ansia”
“No, appunto. Infatti mi sembrava di vedere una persona completamente diversa da quella che conosco”
“Potresti distinguere le situazioni, per favore? Ho sbroccato perché ero spaventato e tu continuavi a chiedermi cose come se io avessi la risposta. E poi stavi iniziando con la storia dei sensi di colpa”
“Anch’io ero spaventato, non solo tu. Sarebbe bastato che tu capissi la mia paura”
“Capisco le tue paure da dieci anni, per una volta che non sono stato in grado di tranquillizzarti devo prendermi dello stronzo per quanto? Due mesi?”
“Ah, giusto. Ci mancava la parte in cui rinfacci quello che hai fatto per me in questi anni”
“Non ti sto rinfacciando niente, ti sto dicendo che di solito sono sempre lucido e lo sai. Ma i figli sono un’altra cosa, e dovresti sapere pure questo, quindi perché ti stupisci che anche un perfetto razionale come me sia andato in panico? Posso avere anch’io il diritto di smattare, dentro questa casa, o tu sei l’unico giustificato?”
“Ma che cazzo c’entra questo? Se non ti fossi preoccupato sarebbe stato grave, ma trattarmi di merda è grave ugualmente”
“Ancora? Non è che sto qui ogni giorno a trattarti di merda. E smettila di fare così!”
“Così come?”
“Tu lo sai che ho ragione, ma adesso sembri un bambino che deve fare i capricci per non si sa quale motivo. Mi è tremato il culo per mio figlio, esattamente come è successo a te. Pensa se, al contrario, fossi stato lì a farti mille domande mentre eri al telefono”
“Non ti avrei risposto così”
“Ah, davvero? Mi rispondi di merda per molto meno, Manuel. E lo sai”
“Ma che c’entra? Le mie acidate sono per cazzate, questa cosa è diversa. E poi che fai? Non ti lamenti mai e poi iniziano a uscire fuori gli altarini?”
“Non c’è nessun altarino. Non mi lamento mai perché so chi ho sposato, ovvero una persona che quando è girata di palle butta risposte acide a destra e a manca, ma questo non è un segreto. Te l’ho detto mille volte, poi ho smesso perché sei fatto così e non è grave, perché per fortuna esistono mille altre cose in una persona. Evidentemente io devo essere perfetto, però. E ti sto anche chiedendo scusa da dieci minuti, pensa che coglione”
“Ok…”

Manuel prende un grande respiro, prima di avvicinarsi a lui. “Scusa. Hai ragione. Sto facendo il pazzo furioso”
“Sì, lo stai facendo”
“È che mi sono cagato sotto e in quel momento tu eri più vulnerabile di me”
“Forse. Però poi abbiamo sistemato tutto, no? L’avremmo fatto anche se fosse successo qualcosa di più grave”
“Non lo dire nemmeno per scherzo”
“No, infatti. Non è successo niente… sta bene. Quando ero piccolo mi sono spaccato la faccia dieci volte perché correvo ovunque, spericolato…”
“Sapessi io…”
“Appunto. Stai tranquillo…” gli prende il viso tra le mani, e lo bacia dolcemente.
Un abbraccio cura tutto, ed è quello a cui loro ricorrono.
Un abbraccio forte, esattamente come quello che danno ai loro figli nel letto, cinque minuti più tardi.

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