Parte 15 - Famiglia

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“Allora, manca un solo mese a Capodanno…”
Aurora la prende alla larga, mentre suo padre ha già capito qual è il punto.

“Sì, facendo i conti sì…10+ in matematica”
“Non prendermi in giro. Dicevo…”
“Dimmi, dimmi…”
Simone ride, mentre addenta un pezzo di pizza che ha ordinato a domicilio per questa serata tra padre e figlia.

“I miei amici hanno prenotato una casa in campagna per poter mangiare tutti insieme e dormire poi anche lì…”
“Ah, figo…”
“Vero? Solo che ho chiesto a papà se posso dormirci anch’io…”
“E che t’ha detto?”
“Che poteva andare bene, ma che dovevo chiedere a te”
“Sei sicura ti abbia detto che va bene?”
Conosce Manuel come le sue tasche, sa che è, tra i due, il più ansioso. Se tanto gli da’ tanto, il suo ex marito (legalmente ancora marito, a dirla tutta) ha probabilmente risposto qualcosa come “No guarda, ne devo parlare con tuo padre. Ma io non sono d’accordo”.

“T’ha detto di no?” la incalza, perché Aurora ha attuato la faccia da cane bastonato.
“Dai, papà. Ti prego. Convincilo. Non succederà niente, dormiamo lì tutti insieme, siamo dieci persone, c’è anche Lorenzo. Ti prego, ti prego, ti prego! Perché devo essere l’unica a non poter andare?”
“Ne parlo con tuo padre e poi vediamo, ok?”
“Sì, ma tu saresti d’accordo?”

Simone prende un grosso respiro, guardandola dritta negli occhi.
“Sì, ma non prendere questa cosa come un appiglio, perché se lui non si convince vorrà dire che ti verremmo a prendere poi sul tardi”
“Lo so che lo convinci, sei il migliore in questo! Lo chiami ora?”
“Ora?”
“Dai, ti prego…”
“Ma fallo stare in pace, adesso… ha una serata libera, per una volta…”
“Ma no, sai che sta facendo? Sta a casa con la pizza nel cartone, steso sul divano a guardare Matrimonio a prima vista
“Oh, Cristo. Ancora quella roba”
“Eh. Dai…”
“Tu sei il mio incubo.”
“Lo so, sono uguale a lui. Però sono tanto carina!” gli sorride a trentadue denti, e gli passa il suo telefono con già la chiamata in corso.

Carina come lui, pensa.

“Auri”
“No, sono io. Scusa se ti disturbo”
“Che è successo?”
“No, no, niente. Sta bene, sta qua con me. Però è figlia più tua che mia, quando si tratta di rompere le palle, quindi non avevo scelta”
Sente Manuel sbuffare, ma allo stesso tempo ridacchiare.

“Praticamente è venuta a leccarti il culo per Capodanno?”
“Esattamente.”
“Sei in vivavoce?”
“No, no. Ma sta qua come un falco che mi fissa e sembra di avere te quando mi chiedevi i favori”
“Quindi na faccia de cazzo”
“Bravo, esatto”
Sorridono entrambi, e nel frattempo Aurora lo guarda speranzosa.

“Va bene, se tu sei d’accordo ok. Però, Simò…”
“Tranquillo. Ci parlo io”
“Sì, ché ultimamente sembra mi stia sfuggendo tutto dalle mani. Cristian mi risponde di merda dalla mattina alla sera…”
“Ah, beh. Benvenuto nel club”
“No, fidati. Di te ha più strizza, a me mi vede come un suo pari e questa cosa mi manda al manicomio. Io non lo so che devo fare con lui, te lo giuro. Infatti ti avrei chiamato io domani, perché oggi ho avuto la sensazione che mi nascondesse qualcosa”
“Tipo?”
“Non lo so, magari domani se riesci passa e ci parliamo insieme”
“Sì, va bene. Dopo il lavoro passo, sempre se lo troviamo a casa”
“Lo lego con le catene, te lo giuro. Lo butto in convento e lancio la chiave nel Tevere”
“Dai, stai tranquillo… non sarà niente.”
“Sì… allora ci sentiamo domani. Saluta quell’arpia”
“Ti saluta amorevolmente tuo padre”

Aurora ride, avvicinandosi al microfono del telefono: “Lo so che hai detto che sono un’arpia oppure una bestia di Satana. Ti voglio bene anch’io, dormo qua da papà come ti avevo detto! Ho già portato i libri per domani”

CASADove le storie prendono vita. Scoprilo ora