Parte 6 - Promesse infrante

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La chiacchierata con Dante ha creato in Manuel un caos, se possibile, maggiore di quello già esistente.
Il senso di colpa lo divora giorno e notte ormai da una settimana, e tutto ciò a cui riesce a pensare è il fatto che Simone sta mettendo in stand-by la sua vita per assicurarsi ogni minuto che lui stia bene.

Quando lo ha conosciuto era un giocatore di rugby che aveva davanti a sé una buona possibilità di successo, ma da un anno a questa parte ha smesso perfino di allenarsi perché altrimenti non avrebbe tempo. Otto ore di lavoro durante la giornata, e poi la sera corre subito a casa per stare con lui.

Lo sport non gli permetterebbe di pensare al suo benessere, di fargli compagnia, di ricordargli ogni giorno quanto non sia solo.

E gli amici, poi, quegli stessi amici che hanno in comune ormai li vedono raramente, nonostante loro li invitino sempre ad ogni occasione.

Sono uno stronzo egoista.

-Sushi stasera?-
La notifica di Whatsapp distrae Manuel che è a lavoro e sistema uno degli scaffali del supermercato. Legge di sfuggita per non dare nell’occhio, nonostante ormai sia diventato vice responsabile del punto vendita e si senta più in diritto di fare pause non accordate.

Gli risponde velocemente con un pollicione in sù, e Simone sa che non è per mancanza di interesse. Quello è il loro modo di comunicare durante la giornata, durante il lavoro che ruba ad entrambi tantissime ore. Troppe, considerando il poco tempo che hanno per stare insieme.

Se Manuel avesse un lavoro d’ufficio come il suo riuscirebbero sicuramente a ritagliarsi più momenti da condividere, ma spesso i turni nel weekend li tengono lontani e non possono far altro che godere di quelle cene a casa da soli, che si concludono sempre con un film sul divano su cui puntualmente Manuel si addormenta.

Lui dormirebbe anche in piedi quando ha sonno, mentre Simone è quello che rimane lì a guardare il film nonostante la stanchezza perché, pensa, è l’unico modo per godermi un po’ di più certi momenti. Anche guardarlo mentre dorme mi piace.

La sua qualità più grande è senza dubbio il fatto di tornare a casa sempre con il sorriso: non importa quanto la giornata lavorativa sia stata pesante, se è arrabbiato con qualcuno, se ha scazzato con un collega o per la mole di scartoffie che ha dovuto sistemare solo perché è l’ultimo arrivato.
Simone rientra a casa, guarda Manuel e sorride a prescindere, lasciandosi tutti i problemi alle spalle.
Manuel no, perché è lì ogni volta a lamentarsi e a raccontare le cose più stupide per il solo bisogno di sfogarsi. Una cosa che all’altro fa sorridere, perché quando Manuel borbotta e gesticola, impegnato ad apparecchiare o a sistemare casa, Simone riesce a vedere solamente quella quotidianità che ha sempre sognato.

“Ti hanno fatto incazzare a lavoro?”
Stasera il problema non è il lavoro, ma Simone non lo sa.
Manuel è nervoso e da una settimana cerca un coraggio che pensa di non avere, perché l’idea di soffrire e di farlo soffrire è troppa.

“Un po’”
“Che è successo?”
“Niente, nun me va de parlà di lavoro”

Strano. Stranissimo.
Manuel ha sempre voglia di parlare di lavoro; Simone è il suo punching ball ogni giorno, quello che rimane lì a subirsi ogni minimo dettaglio della giornata.

“Ok… non c’è bisogno che scazzi” un pezzo di sushi in bocca, e l’inizio di una nuova discussione, sicuro come la morte.

Manuel rimane in silenzio e nemmeno mangia più. Sta cercando di fermare quei pensieri maledetti, ma non sa controllarli. Non ne è per niente in grado, non lo è mai stato.

“Allora, io stasera non c’ho voglia de litigà. Te lo dico. Se stai scazzato, a sto giro te la fai passà e me parli direttamente domattina quando t’è passata”

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