Parte 16 - Resta

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Il giorno dopo si ritrovano tutti e due in camera di Cristian, indecisi sul da farsi. Manuel vorrebbe rovesciare da capo a piedi tutta la stanza in cerca di qualcosa, anche se non sa cosa; Simone placa la sua irrazionalità, invece, come ha fatto per vent’anni.

“Controllo solo il salvadanaio e in quella scatolina delle penne”
“Ma cosa vuoi che ci sia, nel salvadanaio e nella scatolina delle penne?”
“Senti, tu ti ricordi per caso cosa facevo io da ragazzo? Li saprò, i nascondigli perfetti. No?”

Simone sbuffa, con le braccia conserte e la voglia di farlo calmare perché non può sbirciare nelle cose del figlio. Si sono sempre promessi di non essere invadenti fino a quel punto, di chiedere le cose e farsele mostrare dai gemelli. Tutto con il dialogo.

“Va be, vaffanculo il dialogo” cede.
“Oh, bravo. L’hai capito”

Manuel scatta, come se avesse ricevuto un via, e inizia a frugare tra le cose di Cristian.

“Colpo secco. Tiè”
Lancia sul letto una bustina di fumo e un rotolino di soldi. Troppi, rispetto a quelli che dovrebbe avere con la loro paghetta. E soprattutto nascosti.

“Te l’avevo detto che sta facendo il coglione” si agita.
“Ok, dai... calmati. Lo aspettiamo insieme, e quando torna ci parliamo”
“Che cazzo ho sbagliato?” Va in ansia, e Simone gli stringe le spalle con le mani per farlo fermare.

“A parte il fatto che, in caso, se ci fosse qualcosa di sbagliato avremmo sbagliato in due. E poi lo sai come funziona, avrà conosciuto qualcuno e si è messo a fare cazzate. Ha diciassette anni, ci parliamo e risolviamo”
“Io gli tolgo pure l’anima, a partire dal motorino e dal telefono”
“Ok, ci sta. Fai quello che vuoi, io sono con te. Però lo sai, tanto, che se gli togli il motorino sale su quello di qualcun altro?”
“Lo segrego in casa”
“Manu...”
“Che c'è? Sono incazzato nero e soprattutto con me stesso”
Simone si siede sul letto, trascinandolo giù con lui.
“Lo so, ma stai tranquillo. Siamo insieme, io e te. E lui è solo un ragazzino di diciassette anni che sta facendo cazzate”

Sentono la porta d’ingresso aprirsi, e aspettano che quel ragazzino, ormai alto quasi quanto Simone, entri in camera sua.

“Oh, che ci fate qua?”
Lo guardano entrambi, ma prima che dicano qualsiasi cosa Cristian nota quello che c’è sul suo letto. 

“Avete frugato nelle mie cose?”
“Ti sei bevuto il cervello?” Manuel parte in quinta, alzandosi di scatto, con quel suo solito modo di fare che, per quanto sia migliorato nel tempo, rimane sempre quello istintivo di una volta.

“Oh, con te sto parlando. Ma ti pare che ti metti a fare ste stronzate?”
“Non è niente, lasciate stare. Posso stare da solo, adesso?”
“No, non puoi stare da solo. Se magari ci guardassi in faccia sarebbe meglio”
“Ma che vuoi? Vi siete fatti i cazzi vostri per un anno e adesso dovete stressarmi l’anima?”

Simone è ancora lì muto, stranamente muto, che osserva e lascia parlare Manuel che sì, è sempre l’istintivo di sempre, ma con gli anni ha imparato a gestire tante sfaccettature del suo carattere.

“Ci siamo fatti i fatti nostri? E per cosa? E comunque modera i termini, che non siamo tuoi fratelli”
“Da un anno voi pensate a stare bene, e sticazzi di noi. Un giorno qua, un giorno di là, sballottati come due cretini. E solo adesso vi ricordate di me?”
Si bloccano entrambi, guardandosi per un attimo.

“Ma che stai dicendo, che stai sempre qua”
“Sì, e perché? Perché così è stato deciso. Perché tu da solo non riesci a starci altrimenti ti viene un attacco di panico e non abbiamo nemmeno potuto decidere con chi vivere tra i due. O forse perché tu” ora indica Simone, con una rabbia addosso che solo un adolescente potrebbe avere in quel modo “Tu devi rifarti una vita con quello nuovo con cui t’ha visto Aurora. Complimenti, sempre bello sapere le cose dagli altri”

CASADove le storie prendono vita. Scoprilo ora