Parte 18 - Vigilia

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Aurora e Cristian si erano organizzati bene nei giorni precedenti per l’acquisto dei regali di Natale: avevano chiesto ad entrambi i genitori i soldi per fare il regalo all’altro, come se non avessero una loro paghetta da cui attingere.
Sia Manuel che Simone, comunque, avevano ceduto subito consegnando loro i soldi.

E poi si erano messi d’accordo insieme, per fare il regalo ai gemelli. Un po’ per abitudine, perché non l’avevano mai fatto separati, e un po’ per la paura di comprare cose identiche dopo averci pensato per giorni. Il rischio era elevato.
Manuel gli aveva scritto disperato: -SOS regali gemelli. Dimmi che li facciamo insieme-

Simone aveva risposto subito, divertito dal panico dell’ex marito: -Li facciamo insieme, ovvero devo pensarci io?-
-Sei più bravo, te prego. Però ho pensato per Cristian alle scarpe che voleva-
-Ti chiamo-
Così aveva fatto, l’aveva chiamato mentre era ancora in ufficio, approfittando per fare una pausa.

“Le scarpe vanno bene, anche se a me quelle fanno schifo, Manu”
“Le ha fatte vedere pure a te? Non è che fanno schifo, so proprio du piotte buttate nel cesso”
“Sì, concordo. Ma che dobbiamo fa?”
“Eh, niente. Se gli piacciono… ok, fuori uno. Il problema è Aurora”
“No, tranquillo. Ci sono i biglietti per Harry Styles”
“Non so finiti?”
“No, ma penso finiranno nel giro di due ore. Glieli prendo adesso. Poi se ci vuole andare con un’amica o con Lorenzo ok, altrimenti ce vai te”
“Io?”
“Eh, te. Che ce devo andà, io?”
“Va be, ce vado io. Spero che Lorenzo si renda utile nella sua inutile vita, per una volta”
“Manuel!”
“Eddai, sto a scherzà. Beh, quindi abbiamo fatto, no?”
“Abbiamo?”
“Oh, un’idea ce l’ho avuta io e una tu. Pari!”
“Certo, come no. Ok, poi dopo lavoro vado a trovare quelle scarpe al centro commerciale.”
“Grazie, dal profondo del cuore. Non avevo la forza psicofisica di farlo”
“Che c’hai?”
“Niente, Simò… so stanco morto. Ho fatto doppi turni per una settimana, non c’ho più le forze”
“Smetti di farli, che poi non ci rimani niente”
“E poi me li dai tu i soldi per campà?”
“Sì, se dovesse servire”

Simone era serio. Lo  è sempre stato, ogni volta che si parlava di questo. Manuel non si è mai fermato, ha sempre cercato di fare il possibile a costo di sentirsi male. Perché voleva contribuire in tutto e voleva non essere un peso per nessuno; adesso, invece, lo fa perché Simone paga un affitto tutto suo e non ha intenzione di chiedergli soldi.

“Oddio, non ricominciamo! Te saluto, te voglio bene e ce vediamo il 24”
“Cretino!”
“Da che pulpito. Ciao Simò, grazie. Aggiornami, se trovi le scarpe”
“Ciao Manu”

Dopo quella chiamata, Simone aveva comprato i regali da solo. Quella tradizione, a differenza delle altre, si era rotta. Non erano andati insieme al centro commerciale per comprarli, e un po’ ne aveva sentito la mancanza.

“E adesso aprite voi i vostri regali! Sono da parte nostra, con la gentile concessione dei soldi di entrambi”
Aurora parla anche al posto del fratello, mettendo davanti ai genitori due pacchi.
I biglietti per Harry Styles e il paio di scarpe sono stati perfetti e azzeccati, come regali, ma Aurora sembra più entusiasta per quello che lei e suo fratello hanno fatto ai papà.

“Al mio tre scartate insieme”
“Ah, quindi sono uguali. Manco lo sforzo, bravi. Cornuti e mazziati…” Manuel sorride, mentre lo dice, e guarda Simone aspettando il via di Aurora.

Scartano il pacchetto che non è molto grande, e dentro trovano entrambi una seconda busta, quella di un negozio di gioielleria.

“Ah, no. Aspettate. C’erano prima i bigliettini”
Glieli porge, e Simone aspetta prima di leggere il suo. “Pure questi sono uguali, o almeno la fantasia per le parole ce l’avete avuta?”
“Eddai, è tutto uguale, ma perché ha un senso”

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