Parte 21 - Capodanno (Can't help falling in love)

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Non si vedono e sentono da giorni. Oggi è la vigilia di Capodanno, è pomeriggio e Simone pensa e rimugina da giorni su quello che si sono detti.
Ha pensato che Manuel, tra i tanti motivi per cui si è mostrato in quel modo, avesse paura anche per Aurora e Cristian.
Si è reso conto di non averci pensato, come se fosse ancora un ragazzino stupido. Invece quei casini di cui parlava Manuel si riferivano anche a questo: non può fare ciò che vuole con leggerezza, deve prendere una decisione che sia concreta e definitiva.
I ragazzi ci hanno messo mesi per metabolizzare la separazione e hanno sperato fino all'ultimo di rivederli insieme. Anzi, ci sperano tutt'ora. Illuderli di qualcosa non sarebbe giusto, così come non sarebbe giusto fargli avere davanti agli occhi un'incertezza barcollante.

"Marco, senti... ti dovrei parlare"
Lo raggiunge in camera da letto, dove l'altro sta facendo la prova camicia per il cenone a cui dovrebbero partecipare.
Anche loro, da giorni, sono più estranei di quanto lo fossero già, ma Marco ci tiene davvero e si lascia scivolare tutto di dosso, pur di avere quello che vorrebbe.

"Quando qualcuno inizia così, non è mai una buona cosa..." è stranamente calmo, come se aspettasse solo che questo momento arrivasse.
Come se fosse scontato, ma avesse sperato fino all'ultimo che non succedesse.

"Avanti... che c'è?" Si siede sul letto, batte anche una mano sul materasso accanto a lui, ma Simone scuote la testa.
Ora è troppo agitato anche solo per sedersi.

"Non mi stai lasciando prima del cenone di Capodanno, vero?" è quasi una supplica, la sua.
"Mi sento una merda, perché non trovo nemmeno le parole. E io ho sempre le parole giuste"
"Lo stai facendo?"
"Mi dispiace, te lo giuro. Ci ho provato, e quando ti dicevo di non preoccuparti, che non ti stavo usando, io lo pensavo davvero. Non l'ho mai fatto. Ci ho provato davvero con tutto me stesso, ma non ce la faccio più. Mi sembra di vivere a metà, mi sento un bambino incapace di dormire tranquillo la notte. E non è giusto per te, prima che per me"

Marco sorride amareggiato, ma stranamente tranquillo rispetto a ciò che si aspettava Simone. La verità è che in quei giorni l'aveva già metabolizzata, una scena simile.
Aveva pianto, da solo, alla sola idea, ma era arrivato a pensare che in fondo, se fosse successo, sarebbe stato meglio adesso e non tra mesi.

"Quindi lo puoi dire, che non ero pazzo ad essere geloso"
"Non c'è stato niente tra me e lui, se lo vuoi sapere. Non ti ho tradito, quello che ti ho sempre detto è sempre stato vero. Manuel è sempre stato al suo posto, sono stato io a non riuscire ad andare avanti"
"Ma io non ero geloso del fatto che potessi tornarci a letto, Simò. Io ero geloso di tutto il resto, di quello che lui rappresenta per te. Tu forse nemmeno te ne accorgi, ma lo nomini almeno dieci volte al giorno in momenti assurdi, anche mentre cucini."
"Lo so... mi dispiace, è una cosa ancora troppo grande, da poter accantonare. Non so nemmeno se sto per andare incontro a una porta in faccia grande quanto una casa, ma non è giusto che io continui questa cosa con te."
"Sai cos'è che mi fa incazzare? Che io non riesco nemmeno a mandarti a fanculo, adesso, perché te lo meriteresti tantissimo. Però va bene, che ti devo dire? Avanti il prossimo, anche se speravo fossi l'ultimo"

Simone sorride, scuotendo la testa.

"Mi hai idealizzato secondo me. Lo sai, sì?"
"Nah. Il tuo unico difetto, ad oggi, è quello di essere ancora completamente innamorato di tuo marito. Per il resto, non ti ho idealizzato. Sei un bravo padre, bravissimo... sei generoso, sei simpatico, intelligente... sei pieno di vita, nonostante tu sia anziano"
"Anziano ce sarai te"
"Ho quattro anni in meno. Sei te!"
"Ok, l'accetto"
Si alza dal letto, andandogli vicino. Una mano sul suo viso, mentre lo guarda in ogni angolo del suo viso.

"E sei bello, mortacci tua"
Nonostante Simone sia in totale crisi e in ansia, quelle ultime parole lo fanno sorridere sinceramente.

"Mi dispiace davvero..."
"Anche a me. E se vuoi venire lo stesso al cenone, per me va bene..."
"Mi sa che devo risolvere un po' di cose..."

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