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- Vieni con me.
Harry si ritrovò a fissare la schiena di Wynter mentre si allontanava veloce sul marciapiede.
Lo faccio?
Lei si girò, dopo qualche falcata. I suoi occhi glaciali si piantarono nelle sue iridi verdi sconvolte.
Harry cominciò a sentire un dolore sordo al petto per la durezza di quello sguardo, almeno finché un piccolo sorriso non addolcì le sue labbra. - Vieni, Harry.
Lui la seguì senza più nessuna esitazione.

Wynter sedeva sulla poltrona, una tazza viola piena di té caldo tra le dita fredde. Le sue iridi cristalline erano fisse ad ammirare la figura del ragazzo sdraiato sul sofà davanti a lei. Harry stava dormendo da circa sei ore, e aveva il presentimento che non si sarebbe svegliato per altre tre. Con un sospiro Wynter appoggiò la tazza ormai vuota per terra, raccogliendo i capelli in una coda; afferrò il libro posato sulle sue cosce, andò a pagina trecentonovantaquattro e ricominciò a leggere mentre lentamente la luce calava inondando la stanza di piccole ombre.
Aveva previsto giusto; solo verso le sei di sera Harry riaprì gli occhi sentendosi come se gli fosse passato un camion sopra.
Si gelò, dopo i primi istanti di beato limbo, quando rammentò dove e con chi era.
Le sue iridi accarezzarono la figura di Wynter, mentre un forte dolore gli stringeva il petto. Lei si accorse che si era svegliato solamente dopo qualche minuto. Le labbra morbide si sollevarono, sforzandosi di curvarsi in un sorriso che apparve però pieno di sofferenza.
L'unica cosa che provava Harry era senso di colpa.
Wynter si alzò dalla poltrona, stringendosi il libro al petto. Era così a disagio...
- Penso che tu debba andare, Harry.
Il suo cuore rimabalzò tra le costole sentendola pronunciare il suo nome.
- Aspetta.
Harry prese il suo cellulare, aveva il 9% di batteria. Andò nel lettore musicale, selezionando quel brano. Lo fece partire, e le pupille di Wynter si allargarono mentre schiudeva sorpresa le labbra.
La melodia al pianoforte che proveniva dal cellulare di Harry era la stessa che lei aveva suonato davanti a lui; era il suo brano, la sua composizione. Wynter crollò sulla sedia, e Harry si alzò di scatto, procurandosi le vertigini a causa della rapidità del movimento brusco; si avvicinò a lei, che aveva le lacrime agli occhi e le cui mani tremavano decisamente troppo.
E infine, mentre Harry la sovrastava e la fissava con le sue iridi verdi colme di rimpianto, la melodia sfumò e il suono dei loro respiri mescolati e ansimanti sostituì le note veloci, allo stesso ritmo appassionato. Wynter si prese il volto tra le mani, per impedirgli di vedere le lacrime copiose; ricordava a memoria quel bacio.
Il loro primo bacio che aveva rischiato di essere l'ultimo.
- Fuori - gemette spezzata, scivolando giù dalla poltrona e singhiozzando. L'amore verso Harry ardeva ancora bruciante e doloroso nel suo petto; l'aveva consumata e lo stava facendo ancora. - Fuori.
Harry si morse il labbro, inginocchiandosi davanti a lei. Le scostò le mani tremanti dal volto, con dolcezza inaudita, e le baciò la fronte, accarezzandole i capelli. - No - disse piano - ti sei presa cura di me, ora lo farò io. Anche se avrei dovuto farlo prima.
La strinse. La strinse forte mentre quei suoni registrati ripartivano da capo lacerandole l'anima. E Harry poté solo sperare che un giorno non l'avrebbero più fatto.

Era il turno di Wynter di dormire, e dopo averla deposta tra le lenzuola chiare del suo letto si girò per uscire dalla stanza.
Ma vide dei fogli scritti a mano sul comodino. E il suo cuore saltò un battito scorgendo le prime lettere.
Caro Harry.

Dear Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora