Finalmente libera

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*Diverse battute sono quasi le stesse della scena simile a questa dell'episodio di "Cold case" a cui è ispirata la fanfiction. Le ho modificate un po', però, non è che io abbia fatto copia e incolla.
*Ho ovviamente inventato io Arthur, il cugino di JJ, perché le sarebbe servita la forza fisica di un uomo per fare quello che avrebbe fatto in questo capitolo.
*COSA MOLTO IMPORTANTE: Questo capitolo è stato difficile per me da scrivere a livello emotivo, quindi se per voi è difficile leggerlo, lo capisco.
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La notte tra il 21 e il 22 novembre 1963 fu piena di paura per Jennifer.

Il giorno prima, l'infermiera Pauline Leonard era andata a trovarla a scuola e le aveva chiesto di aiutare Emily, cosa che lei aveva accettato di fare, ma ciò significava sgattaiolare fuori di casa di notte.

Sapeva che se suo padre si fosse svegliato e l'avesse vista andare via, lei avrebbe passato un brutto quarto d'ora, ma con suo grande sollievo, ciò non accadde.

Suo cugino Arthur, che aveva 21 anni e possedeva un'automobile, aveva accettato di aiutarla a raggiungere l'ospedale Brockview quando lei glielo aveva chiesto, e durante tutto il loro viaggio di meno di un'ora verso Philadelphia, Jennifer era molto preoccupata.

Le sue preoccupazioni non riguardavano il fatto che i suoi genitori avrebbero potuto svegliarsi e accorgersi che lei non era più in casa, però, sua madre e suo padre erano lontani dai suoi pensieri.

Ciò che la spaventava era rivedere Emily.

Oltre a sentirsi ancora in colpa per ciò che le aveva fatto il suo ultimo giorno di scuola, aveva paura di scoprire in che stato fosse la sua amica.

Tutto ciò che l'infermiera le aveva detto era "Non sarà bello da vedere", e in quel momento Jennifer lo aveva semplicemente accettato, ma mentre andava al Brockview, era estremamente agitata all'idea di quello che avrebbe potuto vedere.

Quando arrivò davanti alla porta della stanza di Emily, per qualche secondo pensò semplicemente di voltarsi e andarsene, ma quell'idea durò solo un momento.

Non poteva abbandonare di nuovo la sua amica, quindi fece un respiro profondo, poi aprì la porta ed entrò nella sua stanza d'ospedale.

"Emily, forza, sono venuta a tirarti fuori di qui. Andiamo!" esclamò eccitata, sperando che Emily si alzasse dal letto su cui era sdraiata e la seguisse.

Emily, però, non si mosse di un centimetro.

Non emise neppure un suono.

Rimase rannicchiata sotto le lenzuola e non guardò nemmeno Jennifer.

Così la ragazza si avvicinò al suo letto, e solo in quel momento capì che cosa intendeva Pauline Leonard con "Non sarà bello da vedere".

Emily sembrava esausta, come se non dormisse da giorni, e anche spaventata, e i segni rossi sulle sue tempie erano segni evidenti di quello a cui l'avevano sottoposta.

E quando Jennifer le tolse il lenzuolo dal corpo per vedere se avesse delle ferite lì, vide che cosa indossava Emily e la sua incredulità non fece altro che crescere.

La sua amica indossava un elegante vestito nero e anche lei aveva lo smalto sulle unghie e il trucco in faccia.

Ai loro occhi, le persone che erano stata responsabili di lei in quel posto probabilmente avevano avuto successo.

Per loro, avevano finalmente trasformato Emily in una "vera donna", ma tutto ciò che Jennifer riuscì a dire quando vide la sua amica in quello stato fu un debole "Oh, mio Dio!".

Sapeva che non poteva restare lì senza far nulla, però, quindi si sedette sul letto di Emily e la aiutò gentilmente a sedersi, sorreggendola mettendo le mani sui suoi fianchi.

"Ehi, Emily, so che qualsiasi cosa tu abbia può essere curato" le disse poi, prendendola tra le braccia e stringendola forte a sè "Torna da me, per favore. Io ti ho tradita, lo so, ma ora sono qui. Sono qui per portarti a casa. Ricordi che cosa mi hai detto quella notte? Al lago. Che avresti sempre voluto essere te stessa e che avresti preferito morire piuttosto che cambiare. Ricordi?".

Per probabilmente solo un minuto che a Jennifer sembrò durare un'eternità, Emily non disse nulla, ma poi, guardando la sua amica per un breve momento, mormorò un debole "Per favore, uccidimi".

Quando sentì quelle parole, Jennifer non riuscì a non scoppiare in lacrime.

Non poteva nemmeno immaginare di fare una cosa del genere ad una dei suoi più cari amici, soprattutto dopo i modi in cui l'aveva già ferita meno di un mese prima.

"No. No, non posso. Non lo farò" rispose, scuotendo la testa "So che sei ancora lì, Emily, e so anche che guarirai. E tua madre e tuo figlio? No, non posso fare una cosa del genere né a loro né a te".

"Sono bella adesso?" le chiese debolmente Emily qualche secondo dopo, cercando senza riuscirci di alzare la testa per guardare di nuovo Jennifer negli occhi.

Ormai singhiozzando, Jennifer posò delicatamente la mano sulla guancia di Emily e le rimosse il rossetto dalle labbra con il pollice.

"Sì, adesso lo sei" le disse poi dolcemente, baciandola sulle labbra per quella che sarebbe stata la loro seconda ed ultima volta.

Poi, quando interruppe il bacio, rimise delicatamente Emily sul letto, prese il cuscino dal letto accanto al suo e, senza guardare, lo mise sul viso di Emily e la soffocò.

Ci vollero soltanto cinque minuti perchè la ragazza lasciasse questo mondo.

E mentre Jennifer e Arthur, che stava portando in braccio il corpo di Emily, uscivano lentamente dall'ospedale pochi minuti dopo, stranamente la ragazza non si sentì in colpa per ciò che aveva appena fatto.

Si era comportata esattamente come Emily le aveva chiesto di fare e aveva esaudito i suoi ultimi desideri.

La sua amica era finalmente libera, e lei non avrebbe potuto esserne più sollevata.

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