4: Il mercato

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Cork, Irlanda, 1929

BRIAN

Brian si era rallegrato troppo in fretta dell'assenza di Clementine Rosenfer. La nuova moglie del padre aprì il portone principale e li squadrò con impazienza, avvicinandosi con passo rapido e interrompendo la loro discussione sulla biblioteca.

-Buongiorno, siete pronti? Dobbiamo andare in centro, al mercato!-, esordì Clementine, con voce severa, lisciando con le mani le pieghe dell'abito finemente ricamato. Aveva, come sempre, un aspetto curato, tipico delle signore di buona famiglia. L'ombretto chiaro che le copriva le palpebre, tuttavia, sembrava soltanto metterle in risalto lo sguardo glaciale.

Quella, probabilmente, era sì e no la decima volta che Mrs Rosenfer si rivolgeva a lui. Era quasi strano sentire la sua voce, quando la maggior parte del tempo si limitava a tenere le labbra rigidamente serrate, guardandosi intorno con aria scettica, quasi stesse trattenendo centinaia di commenti negativi.
Clementine ormai viveva nella loro villa da più di un anno, ma si degnava raramente di guardarlo in faccia. A nulla erano valsi i tentativi di Brian di scambiarci quattro chiacchiere: li aveva ignorati tutti.
Non era crudele nei suoi confronti, ma era sufficientemente distaccata da irritarlo.

Che lui esistesse o meno, per Mrs Rosenfer probabilmente non avrebbe fatto alcuna differenza.

Brian, in fondo, era sempre stato abituato all'assenza di una madre: ormai la sua non era niente di più una vecchia fotografia sbiadita, una fittaall'altezza del petto quando gli chiedevano se gli dispiacesse non averla maiconosciuta. Ma inizialmente, una parte di lui aveva sperato che Clementine potesse comportarsi come tale, farlo sentire a casa nel luogo dove si era ritrovato a crescere, o riscuotere nel padre una nuova felicità.

Purtroppo, però, Clementine non aveva fatto altro che trascinare ulteriormente Stephen negli impegni, distante da qualunque forma di affetto. Brian ricordava bene il sorriso tirato del padre nel giorno delle nozze, o il modo in cui aveva annunciato l'evento con fare impassibile, quasi parlasse di un contratto appena stipulato. E spesso, si sentiva così solo da credere che solo tuffandosi nel mare d'inchiostro dei libri potesse ancora percepire qualcosa, diventare diverso da loro.

-Andiamo in città?- ripeté Brian, sgranando gli occhi, stupito dal cambio di programma.

-Precisamente, era stato già confermato. Mi rifiuto di credere che ti sia passato di testa anche questo, Brian. Abbiamo un impegno importante. Prima o poi dovrai porre più attenzione alle tue responsabilità, se vorrai lavorare con tuo padre.- osservò Mrs Rosenfer, squadrandolo da capo a piedi con malcelato disappunto.

A Brian, ovviamente, era passato di testa. Cercò di nascondere la sorpresa e l'entusiasmo, scuotendo il capo. Gli piaceva mettere il naso oltre il perimetro di villa Rosenfer. Quell'idea lo rese talmente felice da fargli dimenticare i brutti pensieri di poco prima.

-Appunto, andiamo al mercato, quindi cerca di apparire presentabile. Vorrei evitare di far credere che mio figlio sia un accattone. - le diede manforte Stephen.

Brian corrugò il labbro in una smorfia stizzita, e si rassettò i capelli con le dita, giusto per non dover discutere ulteriormente.

Stephen e la moglie lasciarono l'abitazione con passi rapidi, addentrandosi nel giardino.

Brian si mantenne a qualche passo di distanza da loro, volendo godersi il privilegio di osservare la fioritura primaverile. L'aria era impregnata degli odori della terra bagnata e dell'erba appena tagliata, un profumo ormai impresso nella sua menteche rievocava spesso ad occhi chiusi, specialmente nei giorni più tediosi passati all'interno dell'abitazione.

Il ragazzo allungò una mano sul tronco di un alberello. Era pallido, fin troppo esile, come se crescesse a stento. Persino il giardino, in quella villa, era curato fino allo stremo. E si sa che la troppa apprensione finisce per soffocare i germogli più delicati.

Silver Soul Libro 1: Gli IncantatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora