23: Due vecchi amici

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Terre di Alaron

ALARON

Dall'alto dei monti di Nispen, Alaron Lebrow si godeva la vista dell'isola, le ali scarlatte richiuse sulla schiena e gli occhi colmi di nostalgia.

Il mare di Theralin, osservato da quell'angolazione, aveva la stessa sfumatura degli occhi della sirena di cui portava il nome. Alaron sospirò malinconicamente, lasciando scorrere lo sguardo sui petali dei fiori che lo circondavano, dispersi nel vento come coriandoli smarriti.

Anche la terra più bella del mondo, di tanto in tanto, gli appariva vuota senza la presenza dell'amata.

Con grande fatica, si sforzò di sorridere. Almeno l'isola era gioiosa e al sicuro, come sempre. Presto Iskender sarebbe tornato dalla Terra, distogliendolo da quei pensieri dolorosi e aggiornandolo sulla situazione di quel luogo lontano. Si sedette sul prato, le ginocchia strette al petto, lasciandosi accarezzare dalla brezza leggera. Si assopì per qualche minuto, perché dopo millenni e millenni di vita, il sonno di tanto in tanto era l'unica piacevole tregua.

C'era soltanto una figura a fargli da compagnia, in quel momento: la celebre statua di Felicity, un'incantatrice leggendaria il cui ricordo era stato cancellato da Evan dopo l'ultima guerra sull'isola. Le Terre di Alaron erano disseminate dalle sue statue, e numerose piazze portavano il suo nome: si diceva che aveva protetto il confine per un'ultima volta dagli attacchi dei nemici, sacrificando la sua stessa vita. Ma chi fosse realmente, come avessero fatto a conoscersi e quando avessero parlato, né Alaron né altri ormai lo ricordavano, purtroppo.
Aveva sorpreso molte volte Iskender piangere di fronte alle sue statue, ma neppure lui aveva saputo ricordare chi realmente fosse. Le lacrime gli rigavano le guance d'istinto, quando incontrava lo sguardo di pietra della statua, a suo dire.

"Probabilmente, eravamo buoni amici. Quando la guardo, mi sento così triste che potrei scoppiare. Eppure non riesco nemmeno a ricordare il suo volto", gli aveva confessato Iskender, una volta, rendendolo ancora più insofferente nei confronti di Evan. Non era stato già abbastanza uccidere quella ragazza, c'era davvero bisogno di cancellare la sua memoria? In segno di rispetto, Alaron aveva lasciato le sue statue e sparso la voce del suo sacrificio, ma soffriva spesso al pensiero che nessuno potesse raccontare altro su di lei.

-HOP HOP HOP! VOSSIGNORIA A RAPPORTO!-

Improvvisamente, Iskender si materializzò di fronte a lui, distraendolo da quei pensieri. Aveva le ali dischiuse, quella vera color ocra e quella artificiale grigio metallico. Schioccò le dita, poi arricciò le labbra nella sua consueta smorfietta. Alaron si alzò in piedi, colto di sorpresa, mentre Iskender si sollevava sulle punte dei piedi, tentando di raggiungere la sua altezza. Sforzo inutile: gli arrivava a malapena al petto.

-Diamine, diamine e diamine! Mi chiedo ancora perché non mi decida a costruirmi dei trampoli ... -, sbuffò Iskender, e si sistemò la giuntura di metallo del ginocchio con un rapido movimento della mano. Non si era mai lamentato di tutte le malformazioni che aveva alle gambe, alle ali e al corpo. Semplicemente, le aveva sistemate con un po' di meccanica, così come faceva con i macchinari per cui andava pazzo. –La tua altezza mi mette in soggezione, di tanto in tanto, Alaron.-

Alaron lo osservava con gli occhi enormi e pieni d'apprensione.

-Sì, sì, giusto ... Beh, Iskender! Ci sono novità? Sulla Terra, voglio dire..-

-Oh, andiamo! Lasciami il tempo di riprendere fiato ...- - Si aggiustò la bombetta sui capelli, poi prese a frugarsi nelle tasche dell'enorme giaccone. -Certo che ce ne sono. Per cominciare, ho trovato il libro con gli incantesimi di Jehan: lo aveva sua figlia!-

Gli porse il tomo scuro, e l'iscrizione sulla copertina, "Incantesimi, barriere e l'alba delle terre di Alaron", brillò come un lampo. Alaron lo prese con estrema cura, sfogliandone le pagine.

Silver Soul Libro 1: Gli IncantatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora