27: I nemici

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Cork, Irlanda, 22 Aprile 1929

BRIAN E IVY

-Sono il pino di montagna più bello del mondo. E che pino!-

Brian si osservò le braccia cosparse di piccoli rami, fronde e aghi, e girò su se stesso, come incantato dall'essere totalmente ricoperto di vegetazione.

Ivy rise, scostandosi una foglia d'edera dagli occhi.

-Ce la fai a camminare?-

Brian aggrottò la fronte in una buffa smorfia, e mosse i primi passi verso la porta, mentre Ivy era ancora concentrata su di sé, guidando con una mano alcuni ramoscelli sulle vesti.

-Più o meno. Mi sento un tantino ... impacciato. Oh, Dio! Ora capisco perché gli alberi stanno sempre fermi ... -, commentò Brian, cercando di muovere la mano bloccata da germogli per aprire la maniglia.

Ivy lo osservò con una certa soddisfazione: visto da dietro, mascherato a quel modo, avrebbe potuto tranquillamente confondersi con la boscaglia. E se c'era qualcosa che riusciva a calmare, almeno un poco, il battito irregolare del suo cuore e l'ansia dovuta all'attesa, era sapere Brian al sicuro.

-Allora, arrivo! Gli alberi cavallerizzi sono pronti!-

Raggiunsero la stalla di corsa. Erano già le nove di sera, e il vento soffiava forte, inclemente, facendo frusciare le fronde che i due ragazzi avevano indosso.

Brian saltò sulla sella con l'agilità di chi era abituato ad avere a che fare con cavalli e lunghe passeggiate in campagna. Ivy non aveva metà della sua dimestichezza, impiegò decisamente più tempo e mollò per sbaglio un paio di calci al povero animale, che nitrì per protesta.

-Scusami!- esclamò a denti stretti, quando finalmente riuscì a sedersi e ad afferrare le briglie –Sto rallentando tutto e uccidendoti il cavallo ... -

Brian rise, facendole cenno di seguirla. –Devi chiedere scusa al cavallo! Vieni, seguiamo le scorciatoie. Papà ... ehm, Evan era diretto in città. Con quella carrozza non può essere andato tanto lontano.-

Ivy fece più in fretta che poté, cercando di calmare il respiro, sentendosi a disagio in groppa all'animale. Andava bene correre, arrampicarsi sugli alberi, ma in quel caso ... si sentiva la persona meno atletica del mondo.

-Certo che un alieno cattivo che va in missione in carrozza ... sembra quasi uno scherzo.-

"Beh, parlo proprio io che vado in missione con un cavallo che non so guidare e travestita da albero ... " stava per aggiungere, ma si trattenne.

-Già. Mio padre è sempre andato in carrozza ovunque.- Replicò Brian, imboccando un sentierino laterale, e tendendo le orecchie più che poté. Ivy lo seguì con qualche manovra impacciata, pregando che Evan si trovasse a poca distanza e non sentisse tutti i nitriti del povero cavallo.

-Non ha mai usato una macchina? Ricco com'è?-

-Mai.- Brian si fermò con un brusco scatto, tanto che l'amica quasi gli andò a sbattere contro.

-Ehi, che succ..?!.-

-Odore di fumo.- Brian inspirò lentamente, chiudendo gli occhi. –Fumo, fuoco e temporale.-

Per un attimo Ivy credette che tutti quei cambiamenti gli avessero spappolato il cervello. Annusò l'aria, ma non fiutò nulla. Poi ricordò, e sgranò gli occhi.

-L'ultima volta che hai detto una cosa simile è apparso Iskender. Pensi che sia tornato?-

-No ... no, questa volta è diverso, lo sento. Sento anche ... - scese dal cavallo, procedendo a piedi, cautamente. –Sento dolore ... - guardò Ivy negli occhi, scuotendo la testa.

Silver Soul Libro 1: Gli IncantatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora