25: Il piano

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Cork, Irlanda, 22 Aprile 1929

BRIAN

Quella sera fare lezione con il padre, dopo aver scoperto la sua vera identità, fu per Brian decisamente difficile. Stephen Rosenfer, alias Evan Lebrow, gli stava spiegando i logaritmi, e sembrava lo stesso di sempre: gli occhi seri puntati sul quaderno, l'espressione impassibile e la voce irritata.

A Brian risuonarono in testa le parole di Iskender: "Dovete trovare Evan Lebrow, che ora si fa chiamare Stephen Rosenfer." Lo guardò con la coda dell'occhio, mentre con una matita tracciava un grafico sul foglio e correggeva i suoi esercizi. "I vostri genitori progettano di sfruttarvi per arrivare all'isola. Vi hanno cresciuto come normalissimi umani, per far sì che il vostro cuore rimanesse incontaminato. Ma conoscono bene la vostra natura, e contano di ... servirsene."

Suo padre non era simpatico. Non lo era mai stato, con i suoi modi di fare così severi, i suoi continui rimproveri, che lo facevano sentire incapace e inadeguato solo perché seguiva passioni e desideri propri. Non sopportava il suo volerlo rendere perfetto, adeguato alla società, uguale a lui.

Ma da lì a pensare che fosse un alieno, che lo stesse sfruttando per una missione per impadronirsi di un'isola..! Lanciò uno sguardo alla finestra. Il cielo si era rabbuiato. Il sole era dileguato dietro alle colline, lasciando di sé solo un fragile bagliore scarlatto. "Seguitelo! Parte da villa Rosenfer, e fa riunioni con gli Incantatori ogni notte ... anche questa ..."

Ormai mancava così poco! Il cuore di Brian batteva all'impazzata, gli martellava così forte nel petto che temeva che Evan stesso potesse sentirlo. Se già era stato difficile scontrarsi con una sola Incantatrice, chissà come se la sarebbero cavata lui e Ivy!

-Beh, puoi andare, ora. Ho da fare ... -

Brian non se lo fece ripetere due volte. Riportò i libri in camera, e restò ad osservare il giardino dalla finestra. Ivy era un piccolo puntino in mezzo al verde, circondata da attrezzi da giardino e in continuo movimento. Avrebbe voluto andare da lei, ma era meglio non attirare troppo l'attenzione di suo padre.

Mentre guardava il paesaggio, si rese conto, con una stretta al cuore, che quella era forse l'ultima volta che vedeva l'Irlanda. Se la missione fosse andata a buon fine, non avrebbe mai più dormito in quella casa, rivisto i verdi boschi dov'era solito correre, le strade di Cork, il suo profumo di salsedine, le bancarelle dei libri...

Non si era mai reso davvero conto di quante cose amasse di quel posto prima di quel momento.

Scese in salotto, dove il pianoforte a coda era chiuso e gli spartiti ancora sparsi sul tavolo. L'aveva suonato innumerevoli volte, così come il flauto di legno. Ivy non sapeva suonare nulla, nessuno glielo aveva mai insegnato, ma in compenso aveva una bella voce e conosceva moltissime ballate popolari irlandesi.

Brian si sedette al piano, lasciando che le dita componessero diverse sequenze musicali, avventurandosi tra la bicromia dei tasti.

Gli occhi erano puntati sul giardino. Era primavera: una bella stagione da ricordare. Cercò di imprimersi bene in mente quelle immagini, mentre socchiudeva gli occhi e si lasciava andare alla musica.

Ivy entrò in casa pochi minuti dopo, accostando silenziosamente la porta alle spalle, e poi corse verso di lui, fermandosi di fianco al piano. I riccioli biondi erano intrecciati sotto a un cappello, indossava il grembiule da lavoro, aveva le mani sporche di terra e il sorriso più rassicurante che Brian conoscesse.

Il ragazzo le sorrise a sua volta, e con il piano prese ad eseguire una melodia che entrambi conoscevano molto bene: "The Star of County Down". Era una famosa ed antica ballata popolare, che sia Brian che Ivy avevano sentito nelle rispettive città, in diverse versioni. Brian l'aveva riadattata con il pianoforte, e le aveva infuso un ritmo vivace ed incalzante. Ad Ivy veniva istintivo cantarla, specialmente se l'amico univa la propria voce alla sua. Non si azzardò a sedersi in salotto, onde evitare di riempirlo di terra, ma posò un gomito sul ripiano del pianoforte, unendosi a quel canto.

"Near Banbridge town in the County Down

one morning last July

from a boreen green came a sweet colleen

and she smiled as she passed me by." (*)

Vicino alla città di Banbridge nella Contea di Down

una mattina dello scorso Luglio

da una verde collina scese una dolce fanciulla

e sorrise mentre mi passava accanto"

Cantò Ivy, e poi toccò a Brian, finché non ripresero a cantare insieme, nel ritornello, con un entusiasmo tale che Ivy iniziò ad accompagnare la voce con il battito delle mani, mentre Brian dondolava sul posto. Ci mancava poco e sarebbero scoppiati entrambi a ridere, ma a nessuno dei due piaceva lasciare le canzoni a metà.

"From Bantry Bay up to Derry Quay

and from Galway to Dublin town,

no maid I've seen like the brown colleen

that I met in the County Down". (**)

Dalla baia di Bantry fino ai moli di Derry

e da Galway alla città di Dublino

non ho mai visto nessuna fanciulla

come la ragazza castana che ho incontrato nella Contea di Down"

Era buio, ormai. Ma nulla avrebbe fermato quell'ultimo momento di quell'ultimo giorno in Irlanda. A Brian sarebbe rimasta solo Ivy, e ad Ivy solo Brian, ma l'ultimo ricordo che volevano portarsi via di quel primo spicchio di vita doveva essere buono.

Ivy guardò Brian assorto sulla tastiera, con i capelli color cannella che gli ricadevano sugli occhi verdi. Il suo sguardo rifletteva preoccupazione, e al contempo una scintilla di decisione, di coraggio. Non aveva mai dubitato che fosse il tipo da sottrarsi alle avventure, ma era comprensibile che soffrisse per l'imminente partenza. Lei stessa ne soffriva, per quanto fosse restia ad ammetterlo.

"No pipe I'll smoke, no horse I'll yoke

Till my plough it is rust - coloured brown

Till a smiling bride, by my own fireside

sits the Star of the County Down"

"Non fumerò la pipa, non metterò nessun cavallo al giogo

finchè il mio aratro non sarà marrone di ruggine

finchè non siederà al mio focolare la sorridente fanciulla ,

la stella della Contea di Down "

Ivy finì di cantare, poi diede un'amichevole pacca sulla spalla di Brian, chinandosi per sussurrargli all'orecchio: -Tuo padre è ancora qui. Ha comandato al cocchiere di preparargli la carrozza.-

Brian annuì, allarmato.

-Come facciamo a seguirlo a piedi?!? ... Aspetta! Perché mai dovremmo seguirlo a piedi?-

–Non lo so, l'hai detto tu! Potremmo infilarci nella carrozza di nascosto. Ma tuo padre non è stupido, penso che se ne accorgerebbe!-

-Mica abbiamo solo la sua carrozza!- Brian sorrise furbamente. –Sai andare a cavallo?-

Ivy annuì.

-Non sarà il metodo di fuga più silenzioso ed efficace del mondo, ma ... ehi, pensi di riuscire a foderare gli zoccoli dei cavalli con qualche pianta? A camuffare i cavalli?-

Ivy lo fissò con gli occhi fuori dalle orbite. –Cosa?-

-Sono certo che mio padre non conosce tutte le mie scorciatoie nei boschi. Se io e te ci camuffassimo da vegetazione e i cavalli sembrassero piante, sarebbe meno probabile che ci potesse notare!-

Ivy lanciò uno sguardo oltre la finestra, e intravide la carrozza già pronta, il cocchiere seduto al suo posto e lo stalliere che spazzolava il pelo degli animali. Evan sarebbe arrivato a momenti.

-Non sono tanto sicura che il capo degli alieni cattivi non noterà due alberi ambulanti a cavallo di altri alberi ambulanti...! Ma fino ad ora non mi sembra ci siano piani migliori!-, riuscì a sorridere, nonostante tutto.

-Seguimi: vedo se riesco a farti diventare un bel pino di montagna!-

Silver Soul Libro 1: Gli IncantatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora