1. Un incontro dal boss

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Il silenzio di quella mattina in casa di Chuuya Nakahara era un qualcosa di tombale. Le prime luci del mattino sono state l'unica cosa che sembravano  rompere quella quiete. E ancora una volta il rumore assordante della sveglia ha interrotto l'amato sonno del ragazzo che quando aveva il giorno libero se ne stava a letto fino a mezzogiorno.
Si mette a sedere sul letto con gli occhi ancora chiusi e con ogni giorno meno voglia del giorno prima. Si infila le sue ciabatte pelose a forma di volpe,dello stesso arancione dei suoi capelli. Si tira in piedi barcollando, probabilmente a causa del sonno che ancora gli percorreva il corpo. Si dirige verso la cucina dove, essendo troppo basso, utilizza uno sgabello per arrivare alla credenza più alta dove il teneva le tazze: si prepara un buon caffè accompagnato da due fette biscottate secche per cercare di svegliarsi. Ripone la tazza -che avrebbe lavato più tardi- nel lavandino e va verso il bagno a farsi una doccia fredda che, insieme all’aiuto del caffè, lo avrebbe svegliato. Esce dalla doccia con l’accappatoio legato in vita e i capelli bagnati, gocciolanti sul pavimento, che si affretta ad asciugare per non beccarsi un brusco raffreddore. Una volta asciugati li raggruppa in una coda bassa con il suo solito elastico nero e si dirige ormai asciutto verso l’armadio. Prende dal suo interno gli stessi vestiti che portava praticamente ogni giorno, dei quali aveva infinite copie.
Una volta sveglio e pronto varca l’uscio di casa non prima di aver indossato il suo amato cappello, ed essersi assicurato di averlo messo per il verso giusto.
Sulla strada verso la Port Mafia il rosso, dal marciapiede, nota i bellissimi colori della spiaggia illuminata dal cielo di quel mattino. Il mare si tingeva di tantissimi colori pastello che variano dal rosa, all'arancione, al celeste. Tutte le strade di Yokohama in realtà quella mattina sembravano più colorate del solito; ma forse non era solo quello il dettaglio che le distingueva dalle altre mattine, c’era un qualcos'altro di particolare che quella mattina faceva sembrare la propria città diversa.
Poco dopo sempre su quel marciapiede Chuuya scorge una figura che conosceva perfettamente. Questa lo saluta da lontano alzando la mano e cominciando a muoverla a destra e sinistra con un sorriso felice stampato in faccia. Ah ecco, ora capiva il motivo di quella strana sensazione: c'era troppo silenzio; o semplicemente il suo compagno di avventure non si era ancora fatto vivo. Aveva fatto tardi quella mattina? Sì, molto probabile, ma non è molto da lui fare tardi quando si trattava di infastidire il minore.
«Heii Chuuya-kun!!!» lo saluta il maggiore mentre si avvicina sempre di più a lui; dopotutto stavano andando nella stessa direzione, quindi perchè non farlo insieme?
L’unico problema era che a Chuuya ha sempre dato particolarmente fastidio la presenza del castano, il quale si impegnava al massimo per importunarlo come meglio riusciva.
Entrambi si dirigono verso il loro luogo di lavoro, parlando del più e del meno durante il tragitto, che per di più era fatto da Dazai che prendeva in giro il rosso per la sua bassa statura. Odiava quando gli ricordava di essere così basso.
Presto i due si ritrovano faccia a faccia con l’altissimo edificio pieno zeppo di vetri tutti completamente neri che ricoprono la facciata principale della Port Mafia. Entrano nell'androne principale del luogo dove tanti altri dipendenti erano già occupati a fare qualcosa.
Stamattina entrambi i ragazzi, che poco prima sono entrati insieme, erano stati convocati dal Boss nel suo ufficio che per loro sfortuna si trovava al piano più alto.
Salite le migliaia di scale Dazai aveva il fiatone a differenza del suo compagno Chuuya che, avendo sfruttato la sua abilità, non era particolarmente stanco.
Arrivati davanti alla porta, che conduceva all'ufficio del Boss, i due si tirano un’occhiata e iniziano a giocare a sasso, carta, forbice per estrarre chi avrebbe bussato alla porta.
«Sasso, carta, forbice» gridano silenziosamente i due con aria di sfida.
«Si! Vinco sempre io!» ride Dazai puntando il dito contro Chuuya come a indicare che adesso la prossima mossa toccava a lui.
Il rosso affranto tira un lungo sospiro e avvicina il pugno alla porta, ma prima di sbatterglielo contro afferma
«Comunque tu secondo me bari, è impossibile che vinci sempre tu» dice quasi sussurrando con voce secca e irritata al compagno che intanto rideva dietro di lui.
In seguito si decide a bussare a quella terrificante porta che divideva un silenzioso e tranquillo corridoio da una terrificante e gigantesca stanza con all'interno un uomo sulla quarantina dai capelli neri come le notti senza stelle e l’area spaventosa.
L’uomo li invita ad entrare facendoli fermare al centro della stanza. Lui se ne sta comodo dietro la sua scrivania, i gomiti appoggiati su essa, le mani intrecciate e la testa poggiata su queste.
«Ho una missione per voi ragazzi. E’ una cosa abbastanza pericolosa, ma per voi, il Doppio Nero, sarà come rubare le caramelle ad un bambino.» e dopo aver dato loro le informazioni più importanti li invita a cominciare la loro missione.

★NDA★
Hello, speriamo che il primo capitolo vi sia piaciuto. Apparte il fatto che sono follemente innamorata delle ciabatte di chuuya, chiederò al bro con cui scrivo la storia di regalarmene un paio per natale.
bye loves <3

Un amore non curante del pericolo ~soukoku~ -bl hard-🔞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora