8. Non puoi morire così

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Un passo dietro l’altro, con un po’ di fatica Chuuya raggiunge il castano e si accascia di fronte a lui. Quest’ultimo ancora vivo tocca la caviglia del minore evitando che la sua abilità lo consumasse
«G-grazie…Chuuya-ku..n…» lo ringrazia con un filo di voce tremante. Poi chiude gli occhi. E da lì, il buio.
Chuuya, ripresosi dal suo stato di praticamente incoscienza, si inginocchia, solleva la testa del compagno e la poggia delicatamente sulle proprie cosce. Avvicina il proprio orecchio alla bocca dell’altro per controllare il respiro: c’è. Poi gli prende velocemente il polso per controllare il battito cardiaco: c’è anche quello! E’ un po’ più lento del normale, significa che probabilmente il proiettile non ha colpito il cuore in pieno, ma lo ha comunque danneggiato in parte.
La prima cosa che pensa di fare in seguito è estrarre il corpo estraneo. Lo fa con l’aiuto della propria abilità stando ben attento a non ferire ulteriormente il castano.
Tolto il colpo Chuuya si sfila il cappotto, ne strappa una manica e la avvolge al petto del ferito per fermare l'emorragia. Si carica il compagno sulle spalle e ne alleggerisce il peso con l’aiuto di Corruzione.
Durante il cammino fuori dal molo, il rosso si rende conto di non avere la minima idea di dove star andando. Andare in ospedale sarebbe rischioso, ma lui non sapeva come prendersi cura di una tale ferita, rischiava di farlo morire e questo non se lo poteva proprio permettere, lo avrebbe avuto per sempre sulla coscienza, avrebbe avuto sulla coscienza la morte della persona a lui più importante, la morte dell’unica persona a cui era riuscito a voler veramente bene, la morte dell’amore della sua vita. “No, no, no, no! Non posso è troppo importante. Ho paura. Ho paura, paura paura” continuava a ripetersi nella testa. Decide quindi di portarlo, pur se con tanti rischi, nell’ospedale più vicino al molo.
Le strade di Yokohama sono gelide, vuote. A quell’ora della sera non passava nessuno. Forse un bene, poichè i passanti che li avrebbero visti in quelle condizioni sicuramente avrebbero voluto dargli una mano.
Continua a camminare con la costante speranza che il ragazzo sopra di lui si possa svegliare e comunicargli che sta bene, che potevano tornare a casa. Ma quell’attimo sembrava non voler proprio arrivare.
Dopo qualche altro passo sulla strada Chuuya intravede due figure che gli venivano incontro: un uomo, giovane, alto forse un po’ più di Dazai e una donna, alta circa un metro e sessantacinque, forse un po’ di più o giù di li, indossa una gonna scura e porta i capelli a caschetto con una spilla tra essi. Il rosso entra nel panico non sapendo cosa fare , non era affatto il momento di incontrare gente. Se l’era gufata, mannaggia ai suoi pensieri. “Ma è mai possibile che non c’è una stradina o un vicolo dove deviare!?” pensa infastidito. Niente da fare, è costretto a proseguire dritto e andare incontro ai due ragazzi. Mentre gli passa di fianco cerca di guardare ovunque tranne che nella loro direzione, ma questi sembrano leggergli nel pensiero
«Tu sei Chuuya Nakahara della Port Mafia giusto?» domanda l’uomo. Cosa? Come conoscevano il suo nome? Come conosceva la sua identità?
Inizialmente Chuuya non sapeva se rispondere dicendo una verità o una bugia. Non sapeva neanche se rispondere a questo punto.
Dopo un’attimo di silenzio si decide dare una risposta veritiera all’innocente domanda dell’uomo dai capelli che si riflettono di un verde pastello sotto la luce del lampione che illumina la strada.
«Si. Come fai a saperlo?» aggiunge alla sua affermazione per provare a capirci qualcosa di più.
«Il ragazzo che hai sulle spalle, è ferito. Lei ha l’abilità di curare le ferite mortali. Venite con noi, ci penserà lei a lui.» risponde l’uomo deviando il discorso. Il rosso non sa se fidarsi, ma la ragazza aveva lo sguardo molto preoccupato, e anche le parole del verdino sembravano sincere.
In quel momento la disperazione, la paura e i sentimenti prendono il sopravvento sul minore, che accetta la proposta e segue i ragazzi fino ad un palazzo.
Guidato dalla ragazza, Chuuya raggiunge una stanza che sembra quella di un ospedale, appoggia delicatamente il corpo sofferente dell’amato e viene poi invitato, che per lui era più una costrizione, ad uscire dalla stanza. Si accomoda su una poltrona subito fuori dalla porta mettendo i gomiti sulle ginocchia e affondando la testa fra le mani.
★NDA★
Finalmente il combattimento è finito. Povero Chuuya, ora sì che esce il vero lui. Pensavamo di fare il prossimo capitolo proprio strappalacrime, non vogliamo fare soffrire Chuuya da solo
bye loves <3

Un amore non curante del pericolo ~soukoku~ -bl hard-🔞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora