Vita terrena

1K 35 10
                                    

Oggi le lezioni in università sembrano essere più noiose del solito: i professori spiegano, noi facciamo (forse anche troppo spesso), le nostre "pause caffe" e il tempo sembra non scorrere mai.

Finita la lezione di inglese, io e il mio gruppo ci dirigiamo verso l'aula studio, avendo ben poco da fare prima della prossima lezione.
?: "y/n ma per caso dopo potresti darmi un passaggio alla stazione? Se aspetto il pullman rischio di perdere l'ultimo treno e poi col cazzo che torno a casa".
Gabriele era solito chiedermi passaggi, venendo io spesso con la macchina in università. E questo mi fa subito pensare ad un modo per prenderlo un po' in giro.
Y/n: "Certo Gab, però mi paghi la benzina, ormai il posto del passeggero ha il tuo nome, cazzo!" Ridacchio, cercando di non essere troppo rumorosa.
G: "Al massimo ti pago lo schifosissimo caffè delle macchinette".
Ad questa affermazione nessuno ci ferma da una fragorosa risata e subito dopo ci cacciano dall'aula studio.

Usciti dall'aula, dirigendoci verso il primo piano, dove avremo avuto l'ultima lezione, mi viene spontaneo pensare a quanto fosse noioso questo posto.
Y/n: "Cazzo ragazzi... peggio di una biblioteca!"
?: "Non vedo l'ora sia febbraio, così tra due mesi ci laureiamo e possiamo dar fuoco a sto posto di merda"
Io, Gabriele e Francesca ci saremo laureati a breve, mentre altri due ragazzi del nostro gruppo si sarebbero laureati quest'estate, poiché in Erasmus.
G: "Mi mancano quelle merdine di Antonio e Emanuela, chissà com'è la loro vita di coppia lontano da tutti".
F: "Sicuramente scopano più di tutti noi messi insieme". Scoppiamo tutti a ridere a quell'affermazione, anche se la mia è più una risata falsa che altro.
Loro non sanno, nessuno sa nulla.
Forse è meglio così, non voglio suscitare pietà a nessuno.
F: "Tutto ok y/n?"
Avevo completamente cambiato espressione: gli occhi tristi, un piccolo musetto e sguardo basso. Quando però mi accorgo di stare per avere un attacco di panico, corro in bagno.

"Sei un cazzo di fallimento"
"L'orrore della famiglia"
"Sei buona solo come bambolina"
Non ce la faccio, sto scoppiando

Vomito
Piango
Non respiro
Sto morendo
No, non ancora
È solo un altro attacco di panico, starò bene

Sistemo i capelli, mi do una sciacquata e torno dagli altri.
Non volevo farli preoccupare, quindi ho inventato una scusa dopo gli ennesimi "che cosa è successo?" con i quali mi stavano assillando.
Y/n: "Sto bene ragazzi, ho solo bevuto troppo di quel caffè... Mi stava venendo seriamente da vomitare" guardo l'orologio... 17:57. "Comunque dovremo andare, Di Maria avrà già iniziato e non mi va di prendermi una sgridata da lei proprio alla fine".
G: "Quella ci fa il culo e ci boccia se non ci muoviamo".

Finite le lezioni accompagno Gab alla stazione, mi accendo una sigaretta e guido fino a casa mia, a circa un'oretta dall'università.
Guidare mi ha sempre rilassato, anche se preferisco le moto alle macchine.
Ho da poco comprato una Honda CBR600, una SIGNORA moto, che mi rende estremamente felice.

Appena arrivo a casa, sprofondo nella silenziosa solitudine, che ogni giorno mi mangia sempre di più.
Mi sono trasferita lo scorso anno, casa mia era abbastanza uno strazio: genitori approfittatori, parenti stronzi e l'unica cosa che mi faceva restare in quelle mura era il mio fratellino, di cinque anni più piccolo di me.
Mio fratello è sempre stato il mio principe, la luce dei miei occhi.

Faccio per farmi una doccia, ma l'acqua ancora non esce calda... caldaia del cazzo.
Mi lavo con acqua congelata e mi sistemo.
Prendo la moto.
Y/n: "Vengo a trovarti, ci vediamo tra poco fratellino".

Dopo una ventina di minuti sono arrivata.
Non lo andavo a trovare da tanto, vorrei tanto sapere come se la passa e come sta.
Mi avvicino, ma appena lo vedo, come ogni volta, scoppio in un pianto straziante.
Sapere che, a causa mia. adesso lui si trovo sotto una lapide, mi uccide.
Y/n: "scusami Lori... ti prego perdonami... i-io non volevo... i-io volevo solo... mi dispiace".

Torno a casa, ma cos'è "casa"?
Casa è il luogo in cui possiamo godere dei nostri spazi, dove ritrovare il tempo di fare quello che ci rende felici, dove tornare ogni sera perché ci si sente al sicuro. Dove sentirsi se stessi, in compagnia di chi amiamo di più.
Io non ho una casa.
Ho quattro mura che mi circondano, ma non ho una casa.
Sono sola, fottutamente sola.

Sono inutile
Hanno ragione
Ho rovinato tutto

Attacco di panico
Mi giro, cerco qualcuno che possa aiutarmi
Sono sola
Ho paura
Me lo merito
Sono una persona orribile

La stanza comincia a girare, non riesco a calmarmi.
Cerco di aggrapparmi a qualcosa, di sentire il mondo reale. Non riesco.
"Avrei dovuto abortire quel giorno, invece che dare alla luce un essere come te"

Vedo tutto nero, cosa sta succedendo?
Y/n: "Aiuto...".
Svengo.

Ombre del passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora