Capitolo 6

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La sveglia suonò.
Aprii lentamente gli occhi e scostai le coperte. Mi misi seduta sul letto per poi realizzare che fosse lunedì.
Sbuffai e, con poca voglia, mi alzai dal letto. Appena mi tirai in piedi sentii una fitta fortissima sul fondo della schiena. Mi lasciai ricadere sul letto per il dolore.
Ma che cazzo?-
Tentai di alzarmi più lentamente e andai verso lo specchio. Alzai la maglietta scoprendo un enorme livido di colore violaceo.
Che diavolo è?!
Pochi secondi dopo capii cosa fosse successo: era stata la botta che avevo preso contro il bancone del bar per via di quell'uomo.
Restai immobile a fissare il livido per qualche secondo, poi decisi di stringere i denti e cambiarmi o sarei arrivata in ritardo a scuola.

Tirai fuori dall'armadio dei pantaloni neri, una maglietta attillata dello stesso colore a maniche lunghe e un'altra maglietta bianca più larga sopra.
Mi cambiai a fatica, tentando di respingere il dolore alla schiena.
Uscii da camera mia zoppicando leggermente e andai a svegliare Nick e Kyle.
"Forza ragazzi! In piedi!"
Entrambi sbuffarono ma alla fine scesero dal letto.
Scendemmo di sotto insieme e iniziai a preparare i pancake.
Scendere le scale fu, diciamo, un'impresa ardua...

Portai i piatti in tavola e mangiammo tutti insieme.
"Cloe cos'è successo ieri sera?" mi chiese all'improvviso Nick.
"Che intendi?"
"Non lo so, mi sembrava di aver sentito Mike tornare a casa eppure non c'è... e in più verso mezzanotte ho sentito delle urla sotto casa..."
Sospirai e mi grattai il naso. Lo faccio sempre quando sono in ansia o non a mio agio.
"Sì, beh io e Mike abbiamo litigato ieri sera"
"E ora dov'è?" s'intromise Kyle.
"Oh non preoccupatevi, è tornato da Millie. Vedrete che quando gli passerà tornerà da noi in un attimo"
I ragazzi mi guardavano con occhi tristi e preoccupati. Vogliono bene a Mike, come gliene voglio io, ma questa volta ha esagerato.
"Bene prendete lo zaino e mettetevi la giacca e le scarpe, io intanto sparecchio".
I ragazzi fecero come avevo detto e mi aspettarono davanti alla porta.
Mi alzai a fatica dalla sedia, misi i piatti e le posate nel lavandino e andai verso l'uscita.
Infilai giacca, scarpe e, molto lentamente, mi misi lo zaino in spalla.

Uscimmo tutti e tre di casa e ci incamminammo verso scuola.
Certo non era una delle giornate migliori per non avere un passaggio dato che ad ogni passo le fitte alla schiena diventavano sempre più dolorose...

Dopo circa 10 minuti di tortura arrivammo davanti alle scuole.
Salutai i ragazzi che insieme andarono nelle loro classi.
Raggiunsi a fatica la mia classe, mi feci strada tra i banchi e mi sedetti in quello infondo. Non mi piaceva essere al centro dell'attenzione...
Alle prime due ore avevo fisica... non serve neanche dire che mi addormentai dopo 5 minuti.

La campanella della fine della seconda ora mi svegliò. Mi alzai dalla sedia lentamente, presi lo zaino e uscii in corridoio. Andai verso il mio armadietto e ci poggiai dentro lo zaino. Stavo per andare in cortile a fumare una sigaretta che vidi tutti i ragazzi ammassarsi intorno a qualcosa o qualcuno.
Mi avvicinai camminando lentamente e mi feci spazio tra la massa.
Al centro del cerchio che si era ormai formato c'erano Jackson, una testa di cazzo che ci prova con me dalla prima media, e i suoi amici che stavano per pestare un ragazzo... non vedevo bene chi fosse, sicuramente uno sfigatello... poverino.

Lo buttarono a terra come un sacco di patate e tutti se ne stavano lì a ridere e a guardare, senza fare niente.
"Ok adesso basta!" disse qualcuno intromettendosi.
Finalmente un ragazzo che fa l'uomo, pensai.
Quando, però, vidi in viso il ragazzo rimasi come pietrificata.
Cosa cavolo pensa di fare?
Un piccolo Ian Gallagher si era appena messo contro 6 bestioni dell'ultimo anno.

"Oh guardate qui... Il piccolo Gallagher si è fatto avanti" gridò Jackson. Tutti i suoi amici risero.
"Sparisci, o ti farai male" sbottò poi.
"Jackson la devi smettere di prendertela con chiunque" disse Ian.
L'unica cosa che mi risuonava in testa era: adesso lo ammazza, adesso lo ammazza, adesso lo ammazza...
Non sapevo che Ian Gallagher fosse così attratto dal rischio di essere ucciso...
Jackson guardò Ian negli occhi. Era abbastanza incazzato.
"Senti Gallagher" disse a denti stretti avvicinandosi a lui e puntandogli un dito contro; "Vedi pure di tornare a casa tua a fare il frocetto oppure a succhiare cazzi!".
Gli amici di Jackson iniziarono a ridere mentre notai Ian stringere i pugni.
"Oh no, hai ragione" disse di nuovo il pezzo di merda; "A fare quello ci pensa già la tua sorellona".

Non fece nemmeno in tempo a scoppiare in un'enorme risata che Ian gli tirò un gancio destro dritto sulla mandibola.
Jackson cadde a terra e tutti rimasero con la bocca aperta.
Uno della mandria dei coglioni si lanciò contro Ian che però lo stese come se niente fosse.
Ok che ha degli addominali pazzeschi... ma questo non me lo aspettavo minimamente.
Dopo due ragazzi a terra, gli altri gli si fiondarono addosso tutti insieme tenendolo fermo dalle braccia e dal busto.
Cazzo...
Jackson si alzò in piedi ancora più furioso di prima.
"Tenetelo fermo" disse mentire si toccava la mandibola per il dolore.
La mia ansia salì.
"Te la sei cercata ragazzino"
In quell'istante Jackson tirò un pugno dritto sul naso di Ian.
Il rosso cadde a terra e tutti i ragazzi intorno rimasero a guardare ridacchiando.

Devo fare qualcosa.
Mentre alcuni dei ragazzi iniziarono a filmare la scena uscii dalla mischia e mi buttai tra i due.
"Jackson smettila!" urlai mettendomi davanti a Ian.
"Uh, ciao Cameron"
"Lascialo stare, non sto scherzando"
Lui ridacchiò; "Oh, tesoro tranquilla non gli farò tanto male... forse"
"Ti ho detto di smetterla".
Lui cambiò espressione in un lampo;
"Togliti dalle palle troietta"
"Jackson sparisci!"
Mi si avvicinò di un paio di passi.
"Te lo dirò un'ultima volta: vattene via"
Mi avvicinai a mia volta.
"Ti ho detto di lasciarlo in pace" dissi a denti stretti.
Jackson si infuriò e tentò di afferrarmi per i capelli ma prima che ci riuscisse gli presi la testa, la abbassai e gli tirai una ginocchiata dritta sul naso facendolo cadere a terra.
Era abbastanza stupito e il suo naso grondava sangue.
I suoi amici lo alzarono e scapparono via per la vergogna... diciamo che venire pestati da una ragazzina davanti a tutta la scuola non è proprio una cosa bellissima...

Mi voltai e vidi Ian a terra: mi guardava e il naso gli sanguinava.
Guardai tutti i ragazzi che hanno assistito alla scena senza dire niente, proprio come se non esistessero.
"Avete intenzione di restare a fissarci tutto il giorno o volete entrare nelle vostre fottutissime classi del cazzo?!" gridai fregandomene del fatto che stettero registrando tutto.
Tutti mi guardarono male e se ne andarono, lasciando me e Ian da soli in mezzo al corridoio.
Mi accovacciai accanto a lui, ancora a terra.
"Come stai?" gli chiesi guardandolo in viso.
Lui rimase in silenzio a guardarmi, sempre con quegli occhi bellissimi.
"Perché l'hai fatto?"
Non capii.
"Perché ho fatto cosa?"
"Perché mi hai difeso?".
Sorrisi alla sua domanda.
"Non ho dimenticato quello che hai fatto ieri, Gallagher" dissi scompigliando i suoi capelli rossi.
Lui mi sorrise "Grazie"

"Forza, alziamoci"
Gli diedi una mano e si alzò in piedi.
"V-vuoi che ti accompagni in infermeria?"
"No, tranquilla non è nulla" mi disse sorridendo guardandomi negli occhi.

Maledetti quegli occhi color smeraldo!




















scusate, sto facendo dei capitoli troppo lunghi... vi giuro che la smetterò...

~betta

Emerald eyes || Ian Gallagher Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora