Capitolo 1

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Avete presente quando la mattina fate fatica ad alzarvi? Ecco io no, ma oggi era uno di quei giorni. Mi ero rigirata e rigirata nel letto tutta la notte, non avevo chiuso occhio.

Brutti pensieri mi offuscavano la vista e mi riempivano la mente, non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, e non era un bene. Mi girai per l'ennesima volta e puntai lo sguardo sulla finestra grande della mia camera, l'alba stava sorgendo e non c'era cosa più bella che svegliarsi e restare ad ammirarla. La guardavo ogni mattina, non potevo farne a meno. Mi faceva sentire in...pace.

Voltai lo sguardo verso la sveglia e notai che erano appena le sette di mattina, ma dovevo sbrigarmi oppure avrei fatto tardi il mio primo giorno di scuola. Scostai le coperte dal mio corpo, mi alzai con il busto e poggiai i piedi sul pavimento freddo. Con la mano mi stropicciai un occhio e notai, che avevo dei residui di trucco sul dito. Cavolo, non mi ero struccata. Che palle.

Mi alzai dal letto svogliatamente, mi guardai intorno e notai subito il casino che c'era nella stanza, era piena di vestiti buttati per terra, collane, orecchini... Dio mio che disastro. Camminai a piedi nudi verso l'armadio, lo aprì e iniziai a guardarci dentro per decidere cosa indossare. Possedevo tantissimi vestiti, e di tutti i colori possibili. Però il mio colore preferito era il nero.

Vagai con lo sguardo e presi un vestito color blu scuro, corto e abbastanza coperto. Era il mio preferito.  Corsi subito in bagno, chiusi la porta e feci qualche passo lento e mi ritrovai di fronte lo specchio. Sconcertata presi a toccarmi il corpo compulsivamente, toccai la pancia non troppo piatta, i fianchi non troppo stretti...Ero orribile.

Feci un respiro profondo e iniziai a prepararmi. Mi sciaquai il viso togliendo i residui di trucco di ieri sera, e dopo mi fiondai in doccia. Adoravo quel momento. Finii la mia doccia e con l'accappatoio ancora addosso, corsi in camera mia. Un leggero bussare alla porta mi fece trasalire.

<<Signorina, suo padre la sta aspettando per la colazione.>>
Era Marlene, la nostra domestica.
<<Scendo tra cinque minuti.>> urlai asciugandomi i capelli frettolosamente.
Dio ero in ritardo...come sempre.

Indossai il vestito, piastrai i capelli e corsi in bagno per truccarmi. In ritardo si, ma struccata mai.

Dopo aver finito di prepararmi, tornai in camera, presi la borsa con i libri, mi guardai un ultima volta allo specchio e uscii chiudendomi la porta alle spalle. Vivevo in una villa molto grande, era piena di stanze grandi, poi avevamo anche una piscina notevole quindi era tutto più che fantastico. Mio padre era uno degli imprenditori più ricchi e famosi della città, quindi potevamo permetterci tutto questo. Per fortuna.

Percorsi il corridoio lungo, e scesi le scale velocemente rischiando anche di rompermi una gamba. Il sorriso che avevo sulle labbra si spense in un batter d'occhio appena entrai nella stanza da pranzo, perché trovai mio padre insieme ad un uomo. O ragazzo. Mi fermai sullo stipite della porta con un enorme punto interrogativo sulla fronte...chi era quello?

Entrambi puntarono gli occhi su di me, e io mi sentii piccola come una formica.
<<Tesoro mio, finalmente sei qui.>> disse mio padre alzandosi elegantemente dalla sedia.
Avanzai di qualche passo <<Chi è questo, papà?>>
<<Questo come lo chiami tu, sarà la tua nuova guardia del corpo.>> disse lui tranquillamente.
Sgranai gli occhi. No per favore no. È un brutto sogno vero? Adesso chiudo gli occhi e tutto finirà. Deve essere così.
<<Cosa? È uno scherzo vero? Io non ho bisogno di una cazzo di guardia del corpo.>>
Ero arrabbiata, furiosa, quasi disgustata. Non volevo un'altra guardia del corpo, non volevo nessuno accanto. La guardia del corpo che c'era prima mi ha lasciato dei traumi non indifferenti, mi trattava malissimo, mi toccava quando non doveva, mi metteva le mani addosso senza il mio consenso...una volta mi ha persino dato uno schiaffo in pieno viso...Dio mio, perché non riuscivo a dimenticare tutto questo? Mio padre non lo sapeva, non sapeva quello che mi faceva, non sapeva nulla di nulla, e da una parte, credo che sia meglio così.

<<Dea, modera il linguaggio. Lui sarà la tua nuova guardia del corpo, che ti piaccia o no. Adesso vieni qua che te lo presento.>>
Cercai di fermare un pianto imminente, e avanzai piano piano verso di loro. Mi fermai, e lo guardai meglio... Era alto, aveva i capelli corti castani, aveva degli occhi scuri da fare invidia...Era bellissimo, cazzo.
<<Tesoro, lui è Ethan James. Da oggi sarà la tua guardia del corpo, starà con te 24h su 24h, non ti lascerà mai da sola quindi non temere.>>

Ma perché a me?

<<Ethan, lei è mia figlia Dea. Ti ho già spiegato tutto, ma te lo ripeto...lei è molto irascibile, fa sempre di testa sua, non è una tipa tranquilla...voglio che tu lo sappia.>>
Alzai gli occhi al cielo <<Grazie papà per parlare così bene di me eh...>>
Il ragazzo di fronte a me restò impassibile, non si mosse per nulla, rimase rigido per tutto il tempo. Bello si, ma faceva paura.
<<Stia tranquillo Signor Davis, sua figlia con me è in ottime mani.>>

Finalmente parlò. Dio mio che voce che aveva...era roca, bassa, intensa... 
Il suo sguardo di ghiaccio si posò su di me, mi osservò lento e cauto. Come una preda forse..stavo impazzendo...stavo impazzendo sicuramente.

<<Bene, adesso facciamo colazione e poi il Signor James ti porterà a scuola. Va bene?>> disse mio padre lasciandomi un bacio sulla fronte.
<<Si...>> Non riuscivo a spiccicare una parola, quell'uomo mi provocava emozioni contrastanti...e lo avevo appena conosciuto.

Io e mio padre ci sedemmo per fare colazione, mentre lui si dileguò e aspettò fuori per almeno dieci minuti. Forse era meglio così.
<<Tesoro, per favore non fare andare via anche lui.. d'accordo? La guardia del corpo precedente è praticamente scappata, e questo solo per un tuo stupito capriccio.>>
Capriccio? È capriccio quando ti mette le mani addosso senza il tuo consenso? È capriccio quando cerca di infilarti la lingua in bocca? È un capriccio questo papà?
Abbassai lo sguardo e annui lentamente. Sperai solo che quell'uomo non sia uguale a quello precedente.

Finii la colazione, salutai mio padre con un abbraccio e uscii chiudendomi la porta alle spalle. La mia nuova guardia del corpo era poggiata sulla limousine nera, avanzai ancora un po', e il suo sguardo scattò verso di me. Mi guardò e senza dire nulla, mi aprì la portiera permettendomi di entrare dentro. Guidò per almeno quindici minuti abbondanti, fino a quando non si fermò davanti la mia scuola.

Andavo in una scuola privata, la migliore di Los Angeles. C'erano tante regole, tra cui quella di indossare la divisa, ma io non rispettavo proprio nulla. Odiavo rispettare le regole. La mia guardia del corpo fece il giro della limousine e mi aprii lentamente la portiera, scesi e mi guardai intorno. L'atrio era pieno zeppo di studenti, c'era chi era fuori per fumare, chi si rivedeva con i vecchi compagni di classe. E poi c'ero io.

Rimasi ferma, immobile a fissare un punto indefinito. Tante voci brutte iniziarono a farsi strada nella mia mente, non riuscivo a farle smettere... Perché a me?

<<Va tutto bene, signorina?>>
Scattai verso la sua direzione e annui col capo velocemente. <<Si va tutto benissimo.>>
<<Vuole che l'accompagni fino in classe?>> disse scrutandomi con lo sguardo.
Sempre con il capo negai. No per favore non accompagnarmi fino a lì, sennò iniziano e non la smettono più.
Gli feci un sorriso rassicurante forse più per me che per lui, e iniziai a camminare lentamente.

Camminai con la testa bassa, ma sentii sulla mia pelle gli sguardi di tutti i presenti. Era all'ordine del giorno ormai, qui mi odiavano tutti. E questo perché? Per mio padre, per il suo lavoro. Ma che colpe avevo io? Continuai a camminare fino a ritrovarmi davanti la mia classe, entrai e mi sedetti velocemente al solito posto.

Mi guardai intorno, per fortuna non c'era ancora nessuno. Cercai di regolarizzare il respiro, feci dei respiri profondi e buttai fuori tutta l'aria che inconsapevole avevo trattenuto. Va tutto bene Dea.

Volevo tornare a casa, volevo tornare a casa dai miei amati libri. Amavo leggere, amavo perdermi tra quelle pagine, amavo stoppare la realtà e vivere un'altra vita. Ero disposta a tutto, pur di non vivere la mia.

La campanella suonò, gli studenti entrarono a poco a poco e finalmente la lezione iniziò. Questa giornata era ancora lunga, avevo ancora delle ore lunghe davanti a me, non vedevo l'ora che tutto finisse così da poter tornare nel mio posto sicuro. Nel posto dove potevo chiudere sia il cuore che spegnere la mente.

Spazio autrice.
Eccomi qui con il primo capitolo della mia nuova storia. Loro sono Dea e Ethan, spero che a poco a poco vi faranno emozionare.❤️‍🩹 A presto con un nuovo aggiornamento. Grazie sempre.🖤✨

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