Capitolo 9

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ATTENZIONE: Questo sarà un capitolo molto forte, quindi se siete sensibili non leggetelo.🫶🏻

Cosa avevo fatto di male nella vita? Me lo domandavo ogni santo giorno, ma puntualmente, non sapevo darmi una risposta. Meritavo di non essere felice? Meritavo tutto il male ricevuto?

Ogni volta era difficile rialzarsi, ero sempre priva di forze, non riuscivo a vivere la mia vita. Oggi era un giorno di questi. Mi sentivo persa, vuota, instabile. Non riuscivo a controllarmi, avevo in mente di fare solo una cosa. Volevo mettere a tacere il dolore, volevo zittire tutte le voci nella mia testa, volevo spegnere tutto.

Ero ancora davanti casa dei Brown, a terra, con le guance rigate dalle lacrime. Lacrime amare che sapevano di veleno.
Mi guardai intorno e in quel momento, decisi di tornare a casa per poter stare finalmente sola. Con me stessa e i miei mostri.

Presi il cellulare con le mani tremanti, chiamai un taxi e aspettai il suo arrivo. Per fortuna non ci mise molto ad arrivare, così con le poche forze che possedevo in corpo aprì la portiera e salì. Dopo poco più di mezz'ora il taxi si fermò davanti casa mia, diedi i soldi all'autista e scesi velocemente. Non avevo tempo da perdere. Con le mani che ancora tremavano, cercai le chiavi all'interno della borsetta, le trovai, aprì la porta e mi chiusi dentro una volta e per tutte.

In casa non c'era nessuno, sembrava che ci fosse un silenzio assordante, solo a casa però, perché dentro la mia testa si era scatenata una vera e propria guerra.

Salì le scale velocemente, aprì la porta di camera mia e mi chiusi dentro. A chiave ovviamente. Mi tolsi il vestito, le scarpe, tolsi praticamente ogni indumento, tranne l'intimo, quello lo lasciai.

Con il corpo tremante e con ancora le lacrime agli occhi, andai verso il mio incubo peggiore. Il bagno. Lasciai la porta aperta, tanto, non sarebbe entrato nessuno, visto che la camera della mia stanza era chiusa a chiave. Mi posizionai davanti lo specchio, non era una bella visione, ero tutta spettinata, avevo il trucco colato sulle guance, e soprattutto, avevo lo sguardo perso. Non stavo ragionando.

Non ragionai quando frugai nel cassetto sotto il lavandino con dentro le lamette, non ragionai quando ne presi una, la più nuova e affilata di tutte. Non ragionai quando mi chinai per terra distrutta e iniziai a tagliare le mie braccia come se fosse carta su cui disegnare, non ragionai quando fiotti di sangue caldo mi colarono lungo il corpo, non ragionai quando iniziai a vedere più la luce che il buio. Non ragionai più.

In quel momento sentii un senso di beatitudine farsi strada dentro di me, mi sentivo come se stessi volando su una nuvola. Sentivo un senso di leggerezza mentre la lama toccava la pelle, più ne sentivo il contatto più stavo bene con me stessa. Una luce bianca mi offuscò la vista, mi sentii quasi felice, era forse il paradiso questo? Io volevo andarci. Non volevo più stare qua a soffrire.

Una vibrazione mi fece tornare alla realtà, posai la lametta per terra, e recuperai il cellulare velocemente. Lo accesi e notai diverse chiamate perse da parte di mio padre, di Mia e poi di...lui. Aveva davvero il coraggio di chiamarmi? Tutte quelle chiamate significavano solo una cosa, cioè che a breve sarebbero arrivati qui. Cavolo.

A fatica mi alzai e mi aggrappai al mobile, il mio occhio cadde su di me e notai solo ora il casino che avevo combinato. Ero ricoperta di sangue, tutto il mio cavolo di corpo era ricoperto di sangue. Avevo le braccia piene di tagli, non taglietti piccoli che ti fai quando cadi, no, erano dei tagli belli grossi. Mi girava la testa, non riuscivo a reggermi in piedi, vedevo sfocato e per un momento non riuscii a distinguere la finzione dalla realtà. Mi ero davvero fatta tutti quei tagli?

Decisi di farmi una doccia veloce prima che gli altri arrivassero, così entrai dentro il box e mi lavai per bene. Lavai ogni singola porzione di pelle, lavai tutto con l'acqua fredda, ne avevo bisogno.

My BodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora