Capitolo 6

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Questa vita non mi apparteneva. Non stavo bene, sentivo che il mio corpo stava quasi per abbandonarmi. Mi sentivo così impotente, così inutile.

Mia nonna diceva sempre "Piccola mia nessuno ti aiuterà a rialzati da terra, devi trovare le forze per farlo da sola." Quanto avevi ragione nonna.

Nessuno mi avrebbe salvata da tutto questo, nessuno mi avrebbe tirata fuori dal burrone, nessuno mi avrebbe strinto la mano assicurandosi che stessi bene. Ero sola. Sola con me stessa, sola contro tutti, sola senza nessuno a cui aggrapparmi.

Cosa accadeva a chi non riceveva le giuste attenzioni? Io mi sentivo così, mi sentivo come se non avessi accanto nessuno. La vita mi stava mettendo a dura prova, stava cercando di vedere il mio stato di sopportazione. Mi stavo lasciando andare, mi sentivo senza forze, non riuscivo nemmeno a respirare per via dei miei attacchi di panico. Non riuscivo più a fare nulla...anche respirare era diventato difficile purtroppo.

Poggiai i piedi sul pavimento freddo, con la mano mi scostai i capelli dal viso e recuperai il cellulare sul comodino. Nessuna notifica. Niente di niente.

Feci leva con le mani sul materasso, mi alzai dal letto e raggiunsi il bagno. Mi posizionai di fronte lo specchio, tastai il viso privo di trucco e mi guardai con riluttanza. Non vedevo nulla di speciale in me, in fondo, ero solo una ragazzina con non pochi problemi.

Sbuffai, cominciai a togliermi i vestiti ed entrai in doccia. L'acqua fredda mi colpì il viso, tanti piccoli brividi spuntarono sulle mie braccia. A volte per non pensare troppo, bastava fare una doccia fredda per schiarirsi le idee. Rimasi lì dentro con i miei pensieri per almeno venti minuti, stavo tremando ormai, così decisi di uscire e asciugarmi.

Tornai in camera ancora gocciolante, lasciai cadere a terra l'asciugamano e andai verso l'armadio per prendere i vestiti. Oggi non dovevo andare da nessuna parte, era venerdì, e a scuola c'era assemblea, quindi era perfetto così. Presi l'intimo tra le mani, nero ovviamente, e lo indossai velocemente.

<<Signorina volevo chiederle se...>>
Mi girai di scatto, davanti a me c'era il signor James con occhi altrettanto spalancati.

<<Cosa diavolo ci fai qui? Non si usa più bussare, per caso?>> Presi l'asciugamano e me lo legai di nuovo addosso. Come si permetteva di entrare senza nemmeno bussare? Idiota.

<<No, io in realtà...>>

<<Tu cosa?>>

Si guardò intorno imbarazzato <<Volevo chiederti se volevi fare una passeggiata...>>

Alzai gli occhi al cielo <<E tu entri nella mia stanza senza bussare, solo per chiedermi questo?>>

<<Mi dispiace non aver bussato, non ho visto nulla giuro.>> Peccato però. Io volevo che mi vedessi stupido.

<<Mmm...va bene. Comunque non me la sento di uscire. Ma grazie lo stesso.>>

Voltai lo sguardo verso il muro davanti a me, guardai quello pur di non guardare lui. Non volevo andare da nessuna parte, volevo solo stare chiusa nella mia stanza. Chiedevo troppo, forse?

<<Perché no? È successo qualcosa? Se hai bisogno io ci sono, lo sai.>> Si avvicinò lentamente verso di me e premette le sue grandi mani sulle mie spalle. Il mio respiro si fece in poco tempo irregolare, la sensazione delle sue mani su di me mi faceva andare su di giri.

<<Non è successo nulla. Voglio solo stare sola.>>

<<A volte fa bene stare soli, va bene non aver voglia di stare con nessuno, va bene voler stare chiusi tra le mura del proprio posto sicuro. Ma altre volte, fa bene anche andare fuori e vivere. Vivere davvero piccola Dea. Tu non stai vivendo, ti sei chiusa in questa bolla del cavolo.>>

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