Capitolo 9

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Capitolo 9

-Il diario della Cenerentola alla ciliegia-

Il bambino camminava spostando sassolini sul sentiero che portava ai boschi. Doveva assolutamente risolvere un problema. Suo padre era stato chiaro: dovevano tornare a casa; nonostante lui e sua madre avevano provato in tutti i modi nel convincerlo a restare. Ma lui non si arrendeva, non poteva rinunciare a LEI. Ormai non poteva rinunciare ai dolci occhi verde acqua che vedeva tutti i giorni. Da quello che sapeva, sarebbero partiti fra due giorni. Normalmente, una persona che sapeva di dover tornare, avrebbe detto: "Beh, passerò due giorni stupendi", ma lui non si arrendeva. Non era il tipo. Senza accorgersene, era tornato davanti al palazzo. Ma vide qualcosa che lo fece avvicinare di soppiatto, cercando di capire i discorsi di una ragazza, che litigava con una donna.

-...Non mi interessa!- Urlò la ragazza- Non mi interessa niente di te! Manca poco al mio ventesimo compleanno! Poi tu sparirai!

-Oh, ma davvero? Non esserne così sicura, bambinetta.

-Smettila! Ti ho sempre odiato!

-Altrettanto.- Sibilò la donna, spostandosi una ciocca dei capelli albini dietro l'orecchio.

La ragazza, doveva avere almeno diciannove anni, se ne andò, con una valigia in mano e gli occhi lucidi. Successivamente, uscì fuori di casa, avviandosi molto probabilmente all'aereo porto. Lui la seguì per un po', cercando di capire perché stesse piangendo, e cosa c'entrasse compiere vent'anni per far sparire una persona. Sentì un pianoforte suonare, ma nonostante ciò, continuò a cercare la ragazza. La vide allontanarsi, e cercò di ritrovarla. Ma c'erano un sacco di persone. Guardò l'orologio: mezzo giorno e trenta. Era abbastanza tardi, i suoi genitori dovevano essere preoccupati per lui, almeno credeva. E poi aveva fame. Però non si preoccupò minimamente: doveva scoprire assolutamente cosa stava succedendo. Improvvisamente, sentì un colpo di pistola, che si andò a conficcare nel muro, a pochi centimetri da lui. Rimase paralizzato, mentre vedeva l'immenso aereo porto in subbuglio; con oltre cento persone che urlavano, chiamavano i figli, bambini che piangevano e anziani che pregavano. Cercò d'istinto un riparo per proteggersi, ma un colpo di pistola arrivò a sfiorargli i ciuffi ribelli. A quel punto il panico lo assalì, e non riusciva a capire più niente. E' sempre così, quando si ha paura. Tremando, cercò di trovare una stanza, un bagno... qualsiasi cosa che lo aiutasse a nascondersi. Finalmente vide una camera con su scritto

"Stazione di controllo"

Corse e si chiuse nella stanza. Chi aveva sparato? Perché? Sperava davvero che non ci fossero feriti, o peggio: morti. Lui non si era fatto niente, ma era alquanto strano che quei due proiettili avessero colpito nella sua stessa direzione, per ben due volte. Forse lo scopo non era quello di ucciderlo (perché poi, chi vorrebbe farlo?), ma di spostarlo o di isolarlo, oppure nessuno in particolare. Attese per almeno un'ora, senza nemmeno un rumore. Uscì lentamente, e non vide più nessuno: era rimasto solo. Sgattaiolò fuori, cercando di tornare al palazzo, fino a che non sentì due uomini dire:

-C'è chi ha detto che una ragazza e un bambino si aggiravano soli proprio sul luogo della sparatoria, li hai trovati?

-No, neppure tra i feriti.

Il piccolo non sapeva se erano poliziotti o cosa, ma corse via ugualmente. Uscendo da una porta, notò che non era la strada che aveva preso prima. Si era allontanato troppo. Si girò cercando di ritrovare un punto di rifermento: niente. Sentì una ragazza singhiozzare, e la riconobbe. La seguì, fino a che successe l'impensabile. Una figura in motocicletta, con una pistola, la colpì di spalle; e uno schizzò rosso macchiò la valigia. La ragazza cadde a terra, agonizzando, mentre un colpo partì e la colpì al fegato. La moto partì, e il bambino corse dalla povera vittima. Ora che la vedeva da vicino, notò che era molto bella, dai capelli quasi corvini sparsi in modo irregolare. Sotto di lei, il pavimento si colorò di rosso e anche la sua bocca, mentre usciva un rivolo di sangue. Sudava ed era cerea. Il suo vestito diventò,anche lui, rosso. Lei cercava di respirare, toccandosi una mano sul fegato.

-No...- Sussurrò il bambino.

A quel punto la ragazza si accorse di lui, cercò di fargli capire che doveva avvicinarsi. Non c'era ugualmente il bisogno, perché lui le si era già avvicinato. Lei sussurrò:

-Ma io...io ti conosco...tu...tu sei quel...bambino c...che gioca...co....con mia sorella...

Sua sorella? Lui non aveva ascoltato niente, era troppo occupato a vedere quegli occhi verde acqua così sofferenti, tanto che gli sembrò di vedere la bambina che amava li, morente, cresciuta con qualche strano incantesimo. Lei gli prese la mano.

-P...per favore...ascolta ciò...ciò che ti dico...

A quel punto il bambino sembrò reagire:

-Ti prometto che sarò un bravo detective, scoprirò chi ti ha fatto questo ma, ti prego, non morire!

La ragazza sorrise, mentre tante lacrime si mischiavano al sangue.

-Un detective...? B...bravo...Hai...alte...aspettative... Ma per me... non...non c'è più niente da fare...

-No!- Urlò il bambino con le lacrime agli occhi- No!

Era inutile, continuava a vedere la sua amata.

-Devi...devi farmi un favore... Resta...resta sempre vicino a mia sorella...sei tutto ciò che le rimane... Promettimelo... non... abbandonarla...

La mano della ragazza staccò di scatto la presa e cadde a terra. Il piccolo guardò tremante la ragazza, e vide quei dolci occhi verdi, privati della scintilla vitale che avevano, fissarlo senza poter vedere più niente. Lui continuava a guardare inerme il cadavere, poi, meccanicamente, la sua mano sporca di sangue. E infine, gli arrivò al cervello una notizia che non riuscì a cancellare: gli occhi della bambina che ami sono morti; è morta anche lei.

E le uniche cose che si cancellarono davvero erano il castello, la villa, la risata e il volto della bambina con cui giocava. L'unica cosa che il suo cervello ammetteva era che l'unica persona che aveva amato per davvero era misteriosamente cresciuta ed era morta davanti ai suoi occhi. E tutto ciò che gli aveva detto erano spettri e suoni che non riusciva a decifrare.

-Andiamo, tesoro.

Sentì la voce di sua madre e lei che lo prendeva per mano, ma lui non alzò lo sguardo. Si fece trascinare, mentre quei due uomini di prima esaminavano il corpo. Poi vide una donna vestita come una domestica, che forse aveva già visto, guardare tutto impassibile, mentre le lacrime le rigavano il volto. Appena tornati in un palazzo, che lui non rammentava, se ne tornò a casa con i genitori. Guardando fuori dal finestrino, sentì che era inutile provare a fare il detective e risolvere i misteri, questo non riportava in vita chi non c'era più. Inoltre, c'era qualcosa di brutale che stava affiorando dal profondo del suo cuore. Un lato approfittatore che si era creato da solo, e che presto avrebbe preso il sopravvento.

Il ragazzo si svegliò dal suo sogno, grondante di sudore. Guardò tutta la sua camera respirando a fatica, cercando di soffocare un urlo nel suo cuscino.

Spoiler:

Cercò di aprire la porta, inutilmente. Era in trappola, e l'annuncio del ballo era imminente...


Il diario della Cenerentola alla ciliegia (fanfiction ShinxShiho)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora