Capitolo XI

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Quella mattina non è la luce del sole a svegliare la giovane, bensì uno strano solletico al braccio. Apre lentamente gli occhi e scatta in piedi emettendo un grido soffocato. Un piccolo ratto si allontana in fretta fino ad infilarsi in un foro del muro. Victoria sente il cuore battere forte e un brivido percorrerle la schiena "È solo un topolino, non fare la principessina viziata" si ripete. Sa però che non potrà continuare così per molto. Non mangia a sufficenza e l'igiene non è proprio il massimo. Decide di uscire per andare a rinfrescarsi al fiume. Del giovane servo non vi è traccia -Jeck! Jeck!- prova a chiamarlo, ma nulla. Ad un tratto sente un rumore di zoccoli e qualcuno che impreca. Esce dalla casa correndo. Davanti a lei ci sono due soldati a cavallo che tengono legato il povero ragazzo.
-Lasciatelo subito andare.
-Voi chi siete per ordinarlo?! Questo ladro ha tentato di sottrarci del cibo, merita di essere punito.
Victoria pensa a quanto Jeck sia stato gentile con lei, tanto da rischiare la cattura pur di darle qualcosa da mangiare. Non lascerà che gli facciano del male.
-Io sono la con.. emm volevo dire, sono sua moglie. Perciò vi ordino di lasciarlo andare all'istante.
I due soldati la squadrano e poi si scambiano delle occhiate maliziose. La giovane rimane immobile, si è cacciata nei guai. I due lasciano cadere Jeck a terra, che viene subito soccorso da Victoria -Stai bene? Ti ringrazio di averlo fatto.. sei stato davvero gentile- gli sussurra. I due interrompono il loro momento -Lo lasciamo andare. Ad una condizione. La signorina viene con noi. Qualcuno dovrà garantire per il comportamento del ragazzo davanti al signore della contea. Abbiamo bisogno che ci dia una sicurezza sul fatto che non commetterà più furti. E chi meglio di sua moglie? Voi capirete ciò che intendo- si capisce benissimo che quella è soltanto una scusa, sono davvero viscidi. Lei rabbrividisce all'idea, ma sa che sarebbe contro la legge farle del male, quindi in un certo senso si sente tranquilla. E poi non può lasciare il ragazzino con loro, sarebbe in grave pericolo. Raccoglie tutto il suo coraggio e prende un respiro -Verrò con voi, ma voglio che mi assicuriate che non mi verrà fatto alcun male. Allora?-.
I due si scambiano un'altra occhiata e poi all'unisono accettano. Victoria finge di abbracciare Jeck e gli sussurra -Ti prego, va a cercare Drew, ho bisogno di lui..-. Il giovane annuisce e le mette un coltellino sotto al corsetto -Questo potrebbe servirvi- poi si allontana. La ragazza sale su un cavallo e guarda per l'ultima volta il suo amico, gridandogli con gli occhi di cercare aiuto. Poi i tre si allontanano. Dopo poco raggiungono una grande casa al centro del paese, circondata da un grande giardino. I soldati la fanno scendere dal cavallo e le prendono le braccia -Piacerai molto al nostro signore- ridono perfidamente. I tentativi della ragazza di divincolarsi sono inutili. È quasi una situazione ironica. Si ritrova di nuovo lontana dalle persone che ama, incerta su ciò che potrebbe accaderle. Esattamente come quando è stata rapita. Viene condotta in una grande sala decorata, alla fine della quale un uomo riccamente vestito guarda fuori dalla finestra.
-Signore vi abbiamo portato la moglie di quel ladro.
Dicono i due, prima di allontanarsi e sparire dietro il colonnato. L'uomo si volta verso di lei e la guarda disinteressato. È molto alto e slanciato, con i capelli corti e brizzolati. Ha due grandi occhi cerulei e un aria abbastanza elegante.
Si avvicina a lei lentamente -Permettetemi di presentarmi. Io sono Enrico Gandolfo Blomar, signore della contea. Sono certo di non avervi mai vista, ma penso di conoscervi. E non provate a mentire, so riconoscere i bugiardi. Voi siete la contessa Victoria, rapita poco tempo fa dalla vostra residenza per essere venduta in sposa. Dico bene?- la sua freddezza e il suo tono calcolatore le fanno gelare il sangue. Come sa tutte queste cose?
-Vi starete di certo chiedendo come faccio a sapere ciò. Beh, vedete, ho riconosciuto in voi i tratti di vostro padre, la vostra bellezza è narrata da molti. E poi, perché sono io che vi ho comprata. E vi porterò con me, lontano da qui -.
Quelle parole le bloccano il respiro. Non può essere vero.

L'ultimo bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora