Capitolo XIV

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Sulla radura comincia a scendere il buio, e la temperatura si abbassa. Victoria deve trovare un rifugio al più presto, o sarà costretta a dormire in mezzo all'erba fredda, alla mercé degli animali. Cammina da ore, da sola, in un luogo che non conosce. Nonostante la paura e la fame, che comincia a farsi sentire, l'unica cosa a cui riesce a pensare è Drew. Non riesce a credere che l'abbia abbandonata. Nella sua mente vaga l'idea che lui la stia cercando, deve riuscire a farsi trovare. È notte inoltrata, e una nobil donna vissuta sempre in mezzo al lusso, sa cavarsela molto poco in quelle condizioni. Raggiunge una piccola caverna coperta da cespugli. Di certo non sarà una reggia, ma è sicuramente meglio che restare senza un tetto sulla testa. Si accuccia appoggiata ad una parete ed esausta si addormenta. Il suo sonno dura solo poche ore, deve sfruttare tutto il periodo di luce per raggiungere un centro abitato. Finalmente dopo molta strada raggiunge una locanda. "Tre calici" questo è il nome della bettola. Entra cauta e si ferma sull'uscio ad osservare la sala. È poco luminosa, avvolta in un intenso odore di alcolici. Nonostante siano all'incirca le 10 del mattino già tutti li dentro sono ubriachi. Sente grida e risate risuonare da ogni dove, mentre "donnette allegre" passeggiano tra i clienti, a petto nudo. Prova un senso di scoraggiamento. Non ha soldi e non sa chi mai potrebbe aiutarla, in quel luogo dimenticato da dio, senza chiederle niente in cambio. Si avvicina al bancone e saluta cortesemente la donna che serve da bere. Ha dei lunghi capelli rossi e un fisico massiccio e prosperoso. I suoi modi di fare non sono di certo principeschi, ma non sembra affatto cattiva -Ei bellezza. Cosa posso offrirti?- dice guardandola distrattamente.
-Nulla signora... io non bevo-.
-Lo immaginavo. Troppo delicata per essere una assidua frequentatrice di questi postacci per ubriaconi. Allora dimmi, che ti serve?-.
-Ho bisogno di andare a Londra, devo cercare una persona. Ma sono sola e non ho un soldo... non sapevo dove andare. Per favore mi aiuti..-.
La donna sembra mossa da compassione, abbandona per un attimo la sua aria sfacciata e impertinente -Vieni con me-.
Victoria si fida di lei, la segue dietro una tenda. Entrano in una stanza sudicia e piccola, ma silenziosa.
-Dimmi il tuo nome ragazza-.
-Io mi chiamo Victoria..-.
-Molto bene Victoria, io mi chiamo Esmeralda. Non ti chiederò da chi fuggi, o cosa stai inseguendo. So come vanno queste cose.. Mi sembri una brava ragazza. L' unico modo che hai per guadagnare qualcosa e andartene, è cercarti un lavoro-.
Alla ragazza vengono in mente i lavori che una donna può fare in quei postacci, e rabbrividisce.
-Sta tranquilla, non mi riferisco alla prostituzione. Senti, una delle mie cameriere aspetta un bambino e non può lavorare. Potresti prendere il suo posto per il momento. Ti pagherò in anticipo, e tra qualche settimana potrai andare via, dove ti pare. Intesi?-. L'espressione bonaria di quella donna la rassicura enormemente.
-Vi sono grata signora.. non so come sdebitarmi.. Comincerò a lavorare subito-.
Esmeralda sorride e conduce la ragazza verso una stanzetta al piano superiore -Bene, prima di tutto datti una ripulita. Questa sarà la tua camera, li c'è dell'acqua e qualcosa da mettere. Mi raccomando però, non provare a prenderti gioco di me, o a fare la furba, mi sto fidando di te-. Sorride ed esce chiudendo la porta. Per Victoria quello sembra già un traguardo. Ha un lavoro ed un tetto sulla testa. Non avendo mai svolto lavori di nessun genere, si sente quasi gratificata da quella situazione. Al di là del pericolo e della paura, sta imparando tanto da questa esperienza. Toglie gli abiti sporchi e logori e si lava meticolosamente. Dopo aver mangiato qualcosa si stende sul lettino e cerca di addormentarsi, ma una voce familiare la fa sussultare.
-Posso avere una camera?-
-Certamente signore. Abbiamo le migliori donne della zona, e la nostra cuoca è una vera maestra. Vi troverete benissimo qui-.
Esmeralda al piano di sotto parla con un uomo. Una voce che riconosce. Deve solo collegare il volto e quel suono...
Poi un lampo le illumina lo sguardo, sussurra saltando in aria : "Tom".

L'ultimo bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora