AMORE DISAPPROVATO
Pensavo a Tracy, a quello che per lei era stato un assaggio di un primo giorno di scuola che non avrebbe mai dimenticato, nemmeno con una seduta di elettroshock; a come mi ero defilato per evitare quella pazza della madre che, pur di non smettere di guardarmi di traverso e con totale disprezzo, preferiva rischiare di scivolare, con i suoi tacchi, sulle lastre di ghiaccio e di farsi quasi investire da un camion che trasportava legna.
La mia nuova e unica vera amica aveva piazzata sulla faccia un'espressione assai abbattuta, mentre mi allontanavo da lei, tanto che le nuvole su di noi apparivano quasi più grigie, rispetto alle altre, per l'energia negativa che lei stessa sprigionava.
Immaginai subito che Tracy avesse timore di quella pazza che si era ritrovata per madre. Non riuscivo a capire come quel bravo uomo di Arthur Barlow (perché si vedeva che fosse un tipo a posto, anche se silenzioso) si fosse potuto far incastrare da un'arrivista come quella strega.
Eppure, il signor Barlow non dà l'idea di essere un superficiale che, visto un bel visetto, cade preda di un incantesimo.
Avrei voluto restare con Tracy, ma sua madre non avrebbe gradito la mia presenza ancora a lungo: la immaginavo in preda all'isteria che mi avrebbe rincorso per strada, con qualche arnese in mano, dando spettacolo di sé, trapanando i timpani di tutti gli abitanti di Snowy Mountain. Sapevo che lei mi riteneva responsabile della sospensione di sua figlia, della stessa Tracy che era stata sospesa solo per essermi amica.
Superai la vecchia villa dei Farlow in tutta fretta e invece di scendere giù, lungo la strada che mi avrebbe condotto a casa mia, ritornai indietro verso la scuola, prendendo un'altra deviazione.
Ritenendo che mio padre sarebbe stato costretto a lavorare alla catapecchia dei Barlow, e avendo io ricevuto in regalo tutto quel tempo libero, ne approfittai per avvantaggiarmi con gli altri lavori che avevamo lasciato in sospeso a causa di Zaya Barlow.
Alla vista del cancello dell'istituto scolastico, proseguii per un altro paio di minuti, lungo una via quasi deserta e circondata solo da pini, per poi scendere verso i quartieri ricchi della città. Un paio di auto mi sfrecciarono davanti e, se non fosse stato per il mio camminare sul marciapiede, sarei stato investito. Oltrepassando due grossi edifici sulla sinistra, e riflettendo sul come fosse stata costruita a caso quella città, con palazzi e casette a schiera messi alla rinfusa, mi avvicinai sempre di più a una grossa villa alla mia destra.
Aprii il cancello di ferro riverniciato, e mi diressi dritto verso il grande portone verde, attraversando il giardino curato e tutto imbiancato dalla neve di quella notte.
«Sì?» sentii qualcuno rispondere al citofono.
«Sono Drake Gorman, ci avevate chiamati, un paio di giorni fa, per un lavandino della cucina...» non conclusi la frase che qualcuno aprì la porta.
Mi aspettai di trovare la signora Hood, impeccabile come sempre, coi suoi capelli neri e lisci e le sue camicette eleganti, magari intenta a nascondere il signor Willows in bagno per non far sapere a nessuno di quella sua frequentazione, di cui tutti erano lo stesso a conoscenza, persino suo marito, ma ad aprirmi invece era stata una sua versione più giovane e, a mio parere, assai più bella: Malory.
«Che fai qui?» le chiesi, scandagliando l'interno lussuoso della casa, alla ricerca di un'altra presenza oltre la sua.
«Sono uscita prima», mi disse lei, facendomi cenno di entrare, «non mi sentivo bene.»
«Tua madre è qui?» le domandai, aspettando di vederla spuntare da dietro qualche parete. «Tuo padre?»
Mi rispose a voce bassa: «Sono sola».
Non persi tempo: avvolgendo un braccio dietro la sua schiena, la attirai a me e la baciai, le divorai con avidità quelle labbra deliziose che aveva.
Malory si ritrasse, spingendomi con delicatezza le mani contro il petto.
«Ti prego,» mi sussurrò lei a disagio, «non farmi fare questo. Ho un fidanzato! Dio non approverebbe!»
«Malory...» la lasciai subito, prendendole il volto tra le mani e guardandola fisso negli occhi col desiderio ardente di baciarla ancora. «Siamo entrambi maggiorenni e...» esitai un attimo, «non siamo nuovi a queste cose!»
«Ora è tutto diverso!» ribatté lei, spintonandomi per mettere distanza tra noi. «Non posso farlo. E poi c'è il mio fidanzato... Mick non... Sospetta qualcosa!»
«Hai il coraggio di chiamarlo fidanzato quello? Lascialo!» affermai, carezzandole le guance tiepide con dolcezza. «Malory, io ti amo!»
Il suo abbassare lo sguardo in quel momento, e il suo sospirare con mestizia, intuii essere il suo modo di dirmi che mi amava anche lei, ma che la situazione non era delle migliori.
«Drake,» cominciò a parlarmi lei; poggiò le sue mani sulle mie e, il suo tocco amorevole, mi fece venire ancora più voglia di baciarla, ma mi trattenni, «sai che non posso farlo. Mick...» si rabbuiò, sciogliendo il nostro tocco; mi diede le spalle e si diresse svelta verso il salotto. «Mick si vendicherebbe di me, ferendo te, e questo non lo sopporterei. Mia madre non vorrebbe mai che io lo lasciassi, lei non sa che lui... Ti prego, Drake, è tutto così difficile per me! Possibile che non capisci quanto mi fa male questa situazione?»
Come in tante altre case, in cui avevo lavorato con mio padre, quella stanza si presentava in maniera impeccabile: non un mobile fuori posto, non un granello di polvere visibile.
«Malory!» le corsi dietro e la feci voltare verso di me, poggiandole una mano sulla spalla. «Non ce la faccio più a vederti soffrire per un tipo del genere, per tua madre che si aspetta troppo da te...» stavo parlando senza riflettere, ma al tempo stesso sapevo che ciò che dicevo era dettato dal mio cuore. «Andiamocene da questa città! Tu e io!» le proposi all'improvviso, lasciandola di stucco. «Ricominciamo daccapo, in un altro luogo. Sono certo che ti farebbe bene allontanarti da questa gente, da questo ambiente...»
«Tu sei completamente pazzo, Drake... Non potrei mai fare una cosa così. Non posso!» mi rispose lei indignata, abbandonandosi però tra le mie braccia. «Non potrei mai! È impossibile», continuava a ripetermi, fuggendo i miei occhi che volevano solo restare incatenati ai suoi.
«Invece puoi!» ribattei io, sempre più convinto di realizzare il mio proposito. I suoi capelli sotto le mie mani risultavano così soffici che li avrei accarezzati in eterno. «Malory, io saprò amarti, saprò prendermi cura di te. Non ti farò mai mancare niente, ti amerò con tutto me stesso...»
«Ti prego,» si staccò da me, cercando di mostrarsi indifferente, eppure, da quello sguardo che conoscevo bene, sapevo che voleva che la baciassi ancora, «non insistere!»
Il rumore di una porta che si apriva, ci fece scattare sull'attenti.
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Avrei amato solo te
RomanceTracy Barlow sta per compiere diciotto anni, è una ragazza solitaria amante dei romanzi rosa e delle stelle. La madre, scontenta che la figlia non abbia alcun amico, decide di portare tutta la famiglia nella sua cittadina d'infanzia, Snowy Mountain...