IL MINORE DEI MALI
Mia madre si era riappropriata della mia camera e mi aveva spedita a dormire sul pavimento del salotto, senza neanche il "lusso" di usufruire del sacco a pelo che, prontamente, aveva gettato nel camino acceso, rischiando anche di incendiare tutta casa. Se non fosse stato per il mio tempestivo intervento, con tanto di secchiata d'acqua, il tappeto era pronto a dirci addio per sempre.
«Per terra, quello è il tuo posto, Tracy!» mi aveva detto mia madre, le braccia incrociate al petto e i suoi occhi fissi su di me; scuoteva la testa più indignata che mai, mentre emetteva versi di disgusto assoluto. «Finiresti col deformare il divano, con il peso extra che hai accumulato in quest'ultimo mese. Guardati: sei grassa! E pure stupida, visto come mi hai rovinato il tappeto... Piccolo mostro, come posso invitare le mie amiche qui, con questo tappeto bruciacchiato, me lo dici? Che ho fatto di male per meritarmi una figlia così cretina e... obesa? Ti porterò da un medico per farti ridurre lo stomaco. Oh, sì. La chirurgia è la tua unica salvezza a questo punto!»
«Ah, davvero?» avevo ribattuto io, ben consapevole che, non solo ero più intelligente di lei, ma che, più che ingrassare, avevo perso circa sette chili a causa dello stress dell'ultimo periodo. «Già che siamo lì, fatti impiantare un cuore e un cervello... L'umanità e l'intelligenza, di cui sei assai carente, sono la tua unica salvezza... a questo punto.»
Oltre all'avermi tirato i capelli, in reazione al mio insulto, mia madre si tolse la scarpa e mi colpì al fegato, facendomi così male, conficcandomi il tacco nella carne, che, toccandomi quel punto, a distanza di ore, avvertivo ancora un forte dolore.
Fregandomene del suo divieto, come avrebbe fatto Drake, mi addormentai sul divano che, di certo, non avrei deformato con il mio peso che ritenevo assolutamente normale per la mia persona.
Un assordante squillo, in un orario assai insolito e nel silenzio assoluto della notte, mi fece scattare in piedi col respiro accelerato e con una certa dose di paura incontrollata; mi fiondai verso il telefono e risposi alla chiamata prima che mia madre potesse svegliarsi e venire a controllare cosa fosse successo e, magari, rimproverarmi per averla disturbata.
«Pronto?» chiesi a voce bassa. «Chi è?»
Che importa dell'orario? Tanto dormivo male a prescindere... Troppi pensieri.
«Drake è... è lì?» mi chiese una voce impastata. Riconobbi subito Amery, ma non mi parve di sentire che stesse bene. «A-a casa n-non c'è. È uscito. S-sono p-preoccupato... N-non v-volevo disturbare.»
«Nessun problema, Amery. Ci penserò io a trovarlo. Lei... Lei torni a dormire», gli suggerii con tono pacato; il telefono che era stato riagganciato fu la conferma che l'uomo mi aveva ascoltata.
È ubriaco... Pensai, sentendo nel cuore un'agitazione crescente che mi pressava fortemente a mettermi in moto.
Mi cambiai in breve tempo, là, nel salotto, con i vestiti che mi ero portata giù, e mi coprii per bene, così da evitare che il gelo della notte potesse farmi tornare la febbre che avevo faticato tanto a farmi passare. Aprii con cautela la porta d'ingresso e la richiusi evitando di fare anche un minimo rumore.
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Avrei amato solo te
Roman d'amourTracy Barlow sta per compiere diciotto anni, è una ragazza solitaria amante dei romanzi rosa e delle stelle. La madre, scontenta che la figlia non abbia alcun amico, decide di portare tutta la famiglia nella sua cittadina d'infanzia, Snowy Mountain...